Di Clara Campi
Prima di Pennywise c’era lui: John Wayne Gacy, “the original killer clown”.
John Wayne Gacy nasce nel 1942 (anno pieno di nascite di serial killer) a Chicago (città natale di un sacco di serial killer).
Il padre è un veterano della prima guerra mondiale, alcolista e violento con moglie e figlie ma soprattutto con John, l’unico figlio maschio colpevole di non essere “maschio” abbastanza.
Ossessionato da una presunta omosessualità del figlio, lo chiama “femminuccia” e lo picchia selvaggiamente ad ogni occasione.
Quando John ha soltanto otto anni, viene ripetutamente molestato da un collega del padre, ma non lo rivela a nessuno, temendo che il padre possa addossargli la colpa, come probabilmente avrebbe fatto.
Dopo un’infanzia e un’adolescenza di abusi costanti da parte del genitore, nel 1962 John decide di trasferirsi a Las Vegas, dove trova lavoro in un’agenzia di pompe funebri. I proprietari gli permettono anche di vivere lì e di dormire in una brandina in un ripostiglio.
Una notte si avvicina ad una bara con all’interno il cadavere di un giovane ragazzo e sente l’impulso di entrarci anche lui per accarezzare e coccolare il morto, cosa che fa, finché viene colto da un attacco di panico e telefona ai genitori chiedendo di poter tornare a Chicago. Partirà la notte stessa.
Dopo questo inquietante episodio, John sembra riuscire ad intraprendere una vita “normale”: sposa Marilyn Myers, con cui ha due figli, si trasferisce in Iowa per gestire tre Kentucky Fried Chicken di proprietà del suocero e diventa molto attivo all’interno del partito democratico.
Durante una festa, il padre gli dice di essere orgoglioso di lui e si scusa per essersi sbagliato sulla sua omosessualità. John definirà questo “il momento più felice della sua vita”.
Tuttavia, sotto questa parvenza di normalità, John inizia a frequentare prostituti e a fare avances ai suoi dipendenti più giovani, fingendo sempre di stare scherzando quando le rifiutavano.
Presto però le avances si tramutano in molestie e aggressioni sessuali.
Un quindicenne suo dipendente di nome Donald decide di denunciarlo, al che Gacy ribatte sostenendo di essere vittima di un complotto e chiedendo di essere sottoposto al test della macchina della verità. Fallendolo.
Assume allora un altro suo dipendente adolescente, per aggredire e minacciare Donald e fargli ritirare la denuncia.
Donald denuncerà anche questa aggressione, che ottiene soltanto di aumentare la condanna di Gacy.
Subito dopo la sentenza che lo condanna a dieci anni di prigione, Marilyn chiede e ottiene il divorzio. Alcuni mesi dopo, arriva a John la notizia della morte del padre, a cui reagisce buttandosi a terra e piangendo disperato per giorni.
In carcere, John si rivela un prigioniero modello e viene quindi rilasciato dopo soltanto 18 mesi, a condizione che torni a vivere in Illinois con la madre e che rispetti il coprifuoco alle 22.00.
Si risposa e avvia una compagnia di ristrutturazione d’interni in cui assume soltanto giovani ragazzi.
Dal 1971 in poi verrà denunciato più volte per molestie sessuali dai suoi dipendenti ma, dato che nessuna delle denunce arriva in tribunale, il dipartimento dell’Illinois non notifica quello dell’Iowa, per cui Gacy non viene nuovamente arrestato nonostante le lampanti violazioni della condizionale.
Ed è a questo punto che John entra a far parte del “Jolly Joker Clown Club”, un’associazione di clown volontari che animava feste di beneficenza e i reparti di pediatria degli ospedali, diventando il suo alter ego Pogo the clown.
Nel 1972, avendo la casa libera per il weekend, John porta a casa un sedicenne rimorchiato alla stazione degli autobus.
Stando al suo resoconto, John si sveglia la mattina dopo con davanti il ragazzo che brandisce un coltello. Riesce a disarmarlo e inizia a colpirlo, inizialmente per autodifesa, ma ha un orgasmo mentre lo accoltella e realizza che uccidere è la cosa più eccitante che abbia mai fatto.
Dopo aver finito il ragazzo, va in cucina e nota che sul tavolo era pronta la colazione per due: il ragazzo probabilmente non aveva nessuna intenzione di fargli del male, era solo entrato in stanza con ancora il coltello in mano.
John porta il cadavere in un’intercapedine sotto la casa e lo ricopre di cemento.
Questo sarà il primo dei suoi 33 omicidi (certificati) ed il primo dei 26 cadaveri nascosti nella casa.
I successivi sei anni saranno caratterizzati da sparizioni di adolescenti nei dintorni di Chicago, sparizioni che vengono in genere liquidate dalla polizia come runaway, scappati di casa.
Diversi di loro erano stati dipendenti di John Wayne Gacy e alcune famiglie iniziano a sospettare di lui, ma restano inascoltate dalla polizia, almeno fino alla sparizione di Robert Piest, un quindicenne cui John aveva offerto un lavoro davanti a dei testimoni.
A questo punto, John viene messo sotto sorveglianza e gli agenti sono sorpresi di vederlo sempre amichevole e scherzoso, al punto da invitarli più volte in casa per la colazione, far vedere loro piccoli trucchi e giochi di prestigio e di uscirsene con frasi come:
“I clown riescono a farla sempre franca, anche quando uccidono”.
Un giorno, un agente usa il bagno e avverte uno strano odore proveniente dalla ventola. Un odore di cadavere, che fa scattare un mandato di perquisizione.
Prima che la perquisizione avvenga, però, Gacy va nello studio dei suoi avvocati e passa la notte a confessare loro tutto, sbalordendoli, fino a crollare per il sonno.
Al mattino, si comporta come se non ricordasse di aver confessato e se ne va rifiutando la perizia psichiatrica organizzata dagli avvocati.
Visita alcuni amici per dire addio, includendo anche due sopravvissuti ai suoi attacchi, e infine si reca alla tomba del padre.
Arrestato, si dichiara non colpevole per ragioni di infermità mentale ma riceve ben dodici condanne a morte.
Nel braccio della morte, rilascia diverse interviste dichiarandosi innocente o sostenendo di aver soltanto aiutato il vero killer (di cui non fa il nome) e inizia a dipingere, riuscendo a vendere i suoi quadri per decine di migliaia di dollari.
I soggetti preferiti di Gacy sono, ovviamente, dei clown, i sette nani Disney, Elvis Presley e sé stesso.
Il 9 maggio 1994 John consuma il suo ultimo pasto, a base di Kentucky Fried Chicken, riabbraccia la sorella Karen e viene poi portato nella sala d’esecuzione, dove muore per iniezione letale.
Le sue ultime parole sono state: “Kiss my ass”.