John Kiriakou è uno scrittore, un giornalista e un ex-agente della CIA.
Unico agente ad aver scontato una pena in un caso di torture. Non per averle praticate, ma per averle denunciate.
John Kiriakou: chi è il whistleblower della CIA
John Kiriakou lavora per la Central Internazional Agency nel 1999 al 2004, inizialmente come analista e poi come consulente antiterrorismo .
Nel 2001, in seguito agli attacchi alle Torri Gemelle, Kiriakou viene nominato capo di alcune operazioni antiterroristiche in Pakistan, ma rifiuta di essere addestrato alle “tecniche di interrogatorio avanzate“.
Queste “tecniche” sono in realtà torture, e Kiriakou non ha intenzione di essere addestrato a queste pratiche.
Nel 2004 abbandona la CIA e comincia a lavorare come investigatore per il Comitato delle relazioni estere del Senato statunitense.
Nel 2007, in un’intervista con ABC News, Kiriakou dichiara pubblicamente che la CIA pratica tortura durante gli interrogatori.
Da quel momento, nei suoi confronti inizia una severa persecuzione, e diventa uno dei protagonisti della “guerra ai whistleblower“.
Alla Cia la missione principale è proteggere l’agenzia stessa. E lo si deve fare a ogni costo. Io non l’ho fatto. Ho detto tre cose in quella intervista del 2007: che la Cia torturava i suoi prigionieri, che la tortura era una policy ufficiale del governo, e che il Presidente Bush aveva approvato di persona il programma di tortura.
Kiriakou viene condannato a 45 anni di carcere (che, in seguito a un patteggiamento, si tramutano in 30 mesi) e paga una multa di 1 milione di dollari.
Oggi, John Kiriakou risulta l’unico agente della CIA ad aver denunciato pubblicamente l’utilizzo di torture. E anche l’unico ad averne pagato le conseguenze.
Waterboarding, tecnica di interrogatorio avanzata
Un episodio che segna profondamente l’agente è l’arresto di Abu Zubaydah, considerato uno dei maggiori esponenti di Al-Qaeda.
Kiriakou, anni dopo, ha raccontato di aver passato molto tempo di fianco al suo letto per sorvegliarlo e far sì che non gli succedesse nulla di terribile.
Nonostante ciò, la CIA afferma di aver praticato il waterboarding durante gli interrogatori.
Secondo le loro dichiarazioni, ci sarebbe stato un solo episodio verso Zubaydah.
Ma, successivamente, si scoprì che la tortura si era ripetuta ben 83 volte, finchè Zubaydah aveva deciso di arrendersi.
Anche conosciuto come “annegamento simulato“, il waterboarding consiste nell’immobilizzare un individuo in modo che i piedi siano sollevati rispetto alla testa, per poi versargli dell’acqua sulla faccia. A seconda della modalità, il volto può essere coperto con un telo o con del cellophane.
L’individuo sottoposto al waterboarding sperimenta una vera e propria sensazione di annegamento, e la mente è portata a credere di stare per morire.
Se ripetuta, questa forma di tortura può portare a:
- Morte per soffocamento
- Danni polmonari
- Danni fisici dovuti al tentativo di liberarsi
- Danni cerebrali dovuti alla mancanza di ossigeno
- Danni psicologici permanenti
I video degli interrogatori denunciati da Kiriakou vengono distrutti, nonostante un giudice avesse formalmente richiesto di conservarli.
A detta della CIA, era necessario proteggere gli agenti mostrati nel video.
La reazione della CIA all’intervista di John Kiriakou
Poco dopo l’intervista-denuncia dell’ex-agente, la CIA invia un rapporto al Dipartimento di Giustizia (DOJ). Si tratta di un’azione che segue generalmente il rilascio di informazioni classificate, con la funzione di allertare le autorità della fuga di notizie.
Il DOJ, tuttavia, rifiuta di perseguitare Kiriakou.
Negli anni successivi, la CIA invia altri sei rapporti al DOJ.
Nel 2008, Kiriakou confessa il nome di un agente coinvolto nelle pratiche di tortura a un uomo che sosteneva di essere un giornalista d’inchiesta.
Il nome, però, finisce nelle mani del Dipartimento di Giustizia che accusa Kiriakou di aver violato la legge svelando il nome (il quale, oltretutto, era già conosciuto in materia di diritti umani).
In seguito a questo episodio, il team legale dell’ex-agente parla di “rapporti criminali tra giornalisti e risorse del governo”
Pochi anni dopo, nel 2012, l’FBI si rivolge a Kiriakou per un aiuto nella risoluzione di un caso. Lui, avendo lavorato con l’FBI per molti anni, accetta con fiducia.
Si rende conto solo in un secondo momento di essere al centro dell’indagine.
A quel punto, è la stessa FBI a comunicargli che è in corso un sequestro in casa sua, e che tutti i suoi documenti e i suoi devices stanno venendo prelevati.
La guerra ai whistleblowers
John Kiriakou è uno degli 8 whistleblowers americani (insieme a Chelsea Manning ed Edward Snowden), ad essere coinvolto nella “guerra ai whistleblowers“.
Si tratta di una campagna lanciata dall’amministrazione Obama, che prevedeva la persecuzione degli informatori statunitensi sulla base dell’Espionage Act del 1917.
Quella di Obama è stata definita la più feroce campagna della Storia americana verso i whistleblowers. Solo durante la sua presidenza, infatti, sono stati arrestati più informatori che in tutte le amministrazioni precedenti messe insieme (i casi precedenti sono solamente 3, tra cui i celebri Pentagon Papers).
L’amministrazione Obama, inoltre, ha classificato un impressionante numero di documenti: ben 92 milioni. Persino alcuni funzionari di governo considerarono che il governo stesse classificando un numero troppo elevato di informazioni.
John Kiriakou viene accusato di 5 capi d’imputazione:
- 3 ai sensi dell’Espionage Act
- Ai sensi dell’IIPA (Intelligence Identifies Protection Act, legge del 1932 che persegue coloro che identificano e espongono agenti segreti)
- False dichiarazioni
Inizialmente, Kiriakou si dichiara innocente per tutti i capi d’accusa.
In seguito però, per evitare di scontare 45 anni di carcere lontano dalla moglie e dai cinque figli, sceglie di patteggiare dichiarandosi colpevole ai sensi dell’IIPA.
Il 25 gennaio 2013, John Kiriakou viene arrestato. Uscirà di prigione 30 mesi dopo.
John Kiriakou, la sua vita oggi
L’ex-agente della CIA oggi lavora come scrittore e come ospite in scuole e università.
La sua vita, però, non è facile.
Finanziariamente è molto dura. Non mentirò: è estremamente difficile ottenere un lavoro.
Inoltre, ho perso il diritto di voto per il resto della mia vita.Ho anche perso la mia pensione federale e dovrò lavorare finché sarò in vita.
Sono soggetto a restrizioni per i miei viaggi, e sono bannato per il resto della mia vita dal Regno Unito, Australia, Canada, Nuova Zelanda.
E non potrò mai più lavorare per il governo
Nonostante le difficoltà, Kiriakou è ancora convinto di aver fatto la scelta giusta.
Sono convinto di essere dalla parte giusta della Storia in questa questione e che il mio governo, invece, sia da quella sbagliata.
Sento che ci guarderemo indietro fra 50 anni e non crederemo che eravamo soliti torturare le persone: è un crimine di guerra, un crimine contro l’umanità
In ogni caso, Kiriakou non nutre rancore nei confronti dell’agenzia in quanto tale. Sostiene, anzi, che sia molto importante.
Il problema, secondo lui, sta ai vertici del sistema.
Ho amato l’agenzia e la amo ancora. Penso che la sua funzione sia molto importante. Penso che ci siano migliaia e migliaia di persone davvero fantastiche, intelligenti e laboriose.
Ai vertici, tuttavia, penso che l’agenzia sia generalmente gestita da pazzi e criminali. Lo penso davvero. È gestita da persone che si adeguano a un’agenda politica, perché questo è il modo per fare carriera
Nel novembre del 2013, il Peace and Justice Centre di Sonoma County, California, ha nominato John Kiriakou “Pacificatore dell’anno“.
L’associazione GAP (Gaming for Peace) ha, inoltre, aperto un fondo per sostenere economicamente la famiglia.
GAP ha poi lanciato un programma di “Sicurezza Nazionale e Diritti Umani” che sostenga i whistleblowers d’intelligence, impegnati nel mostrare al mondo cosa viene fatto in nome della “sicurezza nazionale”.