Si chiama The Room Where it Happened: A White House Memoir e non è certo l’unica testimonianza sulle ambiguità del Presidente USA; ma il fatto che il dipartimento di Giustizia USA stia cercando – per la seconda volta – di bloccare l’uscita del libro, firmato John Bolton, è piuttosto emblematico.
Di rimando, non è un caso che l’amministrazione Trump abbia fatto causa a Bolton, sostenendo che l’ex advisor divulgherebbe informazioni classificate – dunque illegalmente.
Una breve premessa per il lettore: cosa s’intende con “informazione classificata“? Parliamo di un documento – nero su bianco, digitale, audio o video – al quale solo un numero ristretto di persone può accedervi.
Cosa accade, però, quando tali informazioni minano la sicurezza di un Paese o gli equilibri internazionali?
I temi trattati nel libro sono di vario genere, ma vorrei sottoporre al lettore alcuni dei più spinosi sotto forma di breve elenco:
- Brevi opinioni sui giornalisti
Partiamo con una retorica un po’ generica, un classico stereotipo rappresentato dal binomio politico/giornalista. Lo stesso John Bolton si è ritrovato coinvolto in un breve dialogo con Trump, il quale condivise un’ambizione decisamente opinabile: a detta del Presidente, i giornalisti andrebbero condannati a morte o sbattuti in carcere, affinché si conoscano le fonti a cui attingerebbero.
Forse una metodologia fin troppo schietta e qualche parola di troppo. - Un CD per Kim Jong-un
Trump dimostra la propria affezione nei momenti più disparati, ma credo che il dittatore coreano Kim Jong-un occupi un posto speciale nel suo cuore; secondo Bolton, era intenzione del Presidente regalare al suddetto un CD autografato di Elton John.
Un retroscena da far venire i brividi, se si pensa alle cariche politiche in gioco. - L’invasione del Venezuela
John Bolton ha “decantato” la spropositata ignoranza di Trump e anche qui penso ci sia poco da obiettare; si dà il caso che il Presidente avrebbe espresso il “desiderio goliardico” – che tale è rimasto – di invadere il Venezuela, definendo l’impresa piuttosto “cool”. Plausibilmente, la parte peggiore di questa breve storia è il fatto che Trump ritenesse il Paese parte degli USA. - I rapporti con Xi Jinping
E qui termina la parte comica.
A quanto sembra, il Presidente Trump avrebbe chiesto aiuto al Presidente cinese Xi Jinping per poter vincere le elezioni 2020; parliamo di un breve colloquio avvenuto durante il G20 del giugno 2019.
Un buon patto, tuttavia, prevede uno scambio di favori; difatti, durante quell’incontro, Xi avrebbe esposto a Trump le proprie motivazioni giustificanti l’uso dei campi di concentramento per gli uiguri.
Inutile sottolineare il completo appoggio concettuale del Presidente USA.
Consiglio al lettore di prenotare il libro di John Bolton.
Oltre a quanto elencato, non mancano altrettanti “spunti di riflessione”; casomai qualcuno avesse ancora qualche dubbio sulla condotta nel nostro Presidente ossigenato.
Eugenio Bianco