Dopo qualche (eccellente) tentativo passato, la svolta storica è arrivata: il prossimo Dottore sarà una donna. Finalmente, oseremmo dire.
Stiamo parlando non di un dottore qualunque del Dottore per eccellenza: il Doctor Who, della celebre serie televisiva di fantascienza, messa in onda per la prima volta nel 1963, e che per ben sei decadi è stato interpretato da attori uomini. Nulla in contrario, sia chiaro, ma è interessate ed emozionante vivere un passaggio storico e di trama di questa portata, soprattutto in una serie tv che ancora oggi, dopo 54 anni, riesce a mantenere intatti l’attenzione e l’amore dei suoi fan.
La serie, andata in onda dal 1963 al 1989 e poi ricominciata nel 2005, gode di una vera e propria capacità rigenerativa (parola non a caso) proprio grazie al personaggio del Dottore, che nel tempo cambia di forma e di carattere, innovando, nei fatti, completamente la serie. Ognuno dei 12 dottori passati ha reso le stagioni di cui era protagonista completamente diverse dalle altre, tranne che per il filo conduttore generale: il Dottore è sempre intelligente, curioso, un po’ arrogante e capace, in fondo, di profonda umanità (pur essendo un alieno).
Per coloro che leggono e non sanno di cosa stiamo parlando, la trama è molto semplice: il Dottore è un Signore del Tempo (Time Lord,ndr) proveniente dal pianeta Gallifrey, patria dei Signori del Tempo; e lo conosciamo come l’ultimo della sua specie, dato che qualcosa di grave è successo durante l’Ultima Grande Guerra del Tempo, che ha visto contrapposti gli abitanti Gallifrey e i Dalek, acerrimi nemici dei Signori del Tempo. E non vi diciamo altro, sennò vi roviniamo la trama.
Il Dottore viaggia quindi attraverso il tempo, lo spazio, gli universi e le dimensioni, grazie ad un TARDIS, portentosa macchina da viaggio che assomiglia ad una piccola cabina del telefono della polizia londinese ma che dentro è una vera e propria nave spaziale; e aiutandosi con un cacciavite sonico, miracoloso utensile factotum. Nei suoi viaggi, egli osserva ed apprende continuamente e si trova a risolvere una quantità di problemi ed imprevisti: aggiustando, riequilibrando, intervenendo sui mondi e sulle ere unicamente dove può, perché anche egli, così potente, ha dei limiti e delle regole da seguire. Il Dottore sceglie sempre un compagno, talvolta due, per i suoi viaggi perché fondamentalmente ama gli umani. E così impariamo dal Dottore e ci affezioniamo a lui fino a quando non è l’ora del commiato: per poter restare in vita, i Signori del Tempo subiscono un processo di rigenerazione totale ed irreversibile, che trasforma completamente il loro aspetto e carattere. Sarà questo processo che ci porterà al Tredicesimo Dottore.
Peter Capaldi, che interpreta il Dottore uscente, dirà addio alla serie con la puntata speciale del prossimo Natale; la notizia è stata data in diretta tv dopo la finale maschile di Winbledon appena passata. La serie darà quindi il benvenuto a Jodie Whittaker, Tredicesimo Dottore e prima donna a ricoprire questo ruolo.
Spetterà a Jodie condurre i fan attraverso questa svolta epocale e sicuramente avrà non poche difficoltà: la notizia è stata accolta non senza qualche reticenza e minaccia di abbondonare la serie. Sui social impazzano le prese in giro, il malcontento e le accuse di voler snaturare e andare contro le stesse regole imposte dalla storia e dalla “scienza” proprie della serie tv stessa.
Ma è proprio così? Davvero un Signore del Tempo non può essere donna? Fermo restando che una serie tv è un prodotto di fantasia e come tale è soggetta alla creatività pura dei suoi ideatori (è proprio la creatività senza troppe regole a tenere in vita un racconto senza farlo diventare una noiosa ripetizione di sé stesso) e anche vero, questo è innegabile, che lo sviluppo di una trama, soprattutto di fanta-scienza, crea per forza di cose dei punti fissi, delle regole per così dire, che non si possono ignorare senza incappare nel ridicolo e nella confusione. Detto questo, però, occorre ammettere che mai è stato detto che un Signore del Tempo non possa essere donna: il pianete Gallifry è popolato da entrambi i sessi ed è stato governato anche da donne; il processo di revisione cellulare modifica il DNA quindi un doppio X è probabile quanto un XY (proprio come è in natura) e se è vero che si è sempre parlato di “signore” del tempo (lord, ndr) è anche vero che è sempre stato interpretato da uomini, non si poteva fare altrimenti. Questione di grammatica, non di biologia.
Alcuni fan hanno sostenuto che “il Dottore è sempre stato uomo. A quando quindi un James Bond donna oppure una Wonder Woman di sesso maschile?”: provocazioni, queste, prive di contenuto. Entrambi i personaggi di fantasia citati sono altamente sessualizzati, talvolta stereotipati in maniera esagerata, sia nel carattere, che nell’aspetto, che nell’orientamento sessuale; con il Dottore questo non è mai successo. Il Doctor Who è innanzitutto un prodotto per i giovani e per la famiglie, tra la fantascienza e la commedia, e come tale non è mai stato sessualizzato: privo di scene erotiche e sbiadito nelle scene amorose, il Dottore è praticamente asessuato, puro ingegno ed curiosità, valori positivi e senza genere.
Ci sono anche delle madri che hanno reclamato il bisogno di figure maschili positive per i loro figli: su un’affermazione di questo tipo stendiamo un velo di silenzio e ci limitiamo a dire che i giovani hanno bisogno di figure positive e basta, senza genere di appartenenza, e soprattutto ne hanno bisogno nella vita vera e non assorbiti dagli schermi televisivi; inoltre che un’affermazione simili arrivi proprio dalle donne ci rattrista, essendo ben conscie di quante poche siano le eroine (non principesse) nelle opere di fantasia e di quanto, invece, ne abbiamo bisogno.
Sicuramente alla base di questa reticenza sta una forma mentis di duplice valenza: da un lato l’incapacità di innovare e di vivere l’innovazione come una cosa positiva innanzitutto, soprattutto nell’arte e nella letteratura (anche televisiva), in quanto capace di scuotere la nostra mente dagli schemi mentali consolatori che ci creiamo, anche quando si tratta di puro intrattenimento. In secondo luogo la presenza di un sottile sessismo di base, inconscio, che ci impedisce di immaginare con naturalezza una donna in un ruolo storicamente maschile; purtroppo una difficoltà trasversale che appartiene sia agli uomini che alle donne. Per fortuna non a tutti.
E’ vero: si tratta solo di una serie tv ma se nemmeno nelle piccole, piacevoli ma futili cose riusciamo ad aprire la mente, a renderci malleabili, come potremmo farlo nelle cose importanti come la politica, la produzione industriale o la scienza?
Il Doctor Who è sicuramente un personaggio dai valori positivi: mostra allo spettatore che si si è curiosi e si ha voglia di apprendere allora non si troveranno ostacoli imbattibili; trasmette l’amore per il viaggio e la conoscenza di altre culture, anche lontanissime dalle nostre, ed infine mostra che per quanto si possa essere potenti esistono dei limiti e delle regole che valgono per tutti e che dobbiamo accettare per il bene collettivo. La domanda è: alla luce di tutto questo, che sia uomo o donna è così importante?
Alice Porta
Non sono d’accordo sul target d’età. La serie è nata per bambini o per famiglie, ma erano gli anni Sessanta, ovvero in casa se c’era, c’era una sola tv e non è che ci fossero canali a bizzeffe e ore su ore di trasmissione. Tutti guardavano un po’ di tutto, e non esistevano tanti prodotti esplicitamente per under 12 o per 18+. Con la serie nuova, i temi sono adulti, e anche ci sono riferimenti alla vita amorosa. Non è scialba solo perché non si vede sesso esplicito. E’ una storia di fantascienza e avventura, ogni puntata dura meno di un’ora e di conseguenza sesso e amoreggiamenti hanno poco spazio. Restano fuoriscena, non vuol dire che non ci sono. I temi trattati sono a volte inadatti a bambini, non perché si vedano cose davvero esplicite. Siamo su una violenza tipo Harry Potter, non troppo esplicita ma rappresentata perché i personaggi vivono avventure e qualcosa di notevole ha pure da capitare, sennò mettiamo il 12 all’Esselunga a sbirciare i prodotti per rimorchiare tardone che cederanno le loro grazie dopo aver letto del colesterolo sull’etichetta, 11 a fare serate in un locale da lindy hop: non è possibile, quindi accadono anche momenti tragici. il 12 poi va sul filosofico: cosa direbbe a un ragazzino? Magari se la fa in mano col Velo, però le riflessioni non arrivano e il clima è cupissimo.