Cosa cambia per le partite Iva con il jobs act per i lavoratori autonomi? Ecco punto per punto la riforma sul welfare degli autonomi
La riforma del Jobs act porta con sé nuove prospettive per le libere professioni, per i lavoratori occasionali e autonomi.
I soggetti interessati sono i lavoratori autonomi, come definiti dal codice civile, i lavoratori parasubordinati e occasionali.
Per la contrattazione, la legge prevede la nullità delle clausole abusive o quelle che prevedono uno stato di dipendenza economica di una delle parti rispetto all’altra. Verranno estese ai rapporti tra professionisti ed imprese, inoltre, le regole dei termini di pagamento dei compensi già in vigore per le transazioni commerciali.
In altre parole, dall’entrata in vigore della legge sono considerate nulle tutte le clausole contrattuali che consentono al committente di un lavoro, di pagare professionisti, artigiani e collaboratori coordinati in un tempo superiore ai 60 giorni dallo svolgimento della prestazione. Se il contratto non prevede una scadenza entro cui pagare, si considerano 30 giorni dall’emissione della fattura. La legge stabilisce, altresì, che il committente non può modificare unilateralmente il contratto e che i rimborsi spese, pagati dal committente, non concorrono più a formare il reddito imponibile del professionista.
Il provvedimento prevede la deducibilità integrale a livello fiscale, fino a diecimila euro, delle spese sostenute per partecipazione a convegni, congressi, corsi di aggiornamento professionale, incluse le relative spese di viaggio e soggiorno e per servizi personalizzati di certificazione delle competenze, orientamento, ricerca e sostegno all’ auto-imprenditorialità.
Previste, anche, specifiche misure per agevolare la partecipazione dei professionisti a bandi e appalti pubblici.
Saranno rafforzati tutti gli istituti di welfare per i lavoratori autonomi.
Le tutele per la maternità e il congedo parentale sono equiparate a quelle previste per i lavoratori dipendenti, senza tuttavia l’obbligo di astensione dal lavoro.
In particolare, le lavoratrici autonome, iscritte alla gestione separata dell’Inps, avranno diritto ad un congedo parentale che aumenta da tre a sei mesi nei quali potrà essere sostituita da un collega che avrà le sue stesse competenze professionali.
Le casse di previdenza private potranno erogare ulteriori prestazioni, oltre quelle previste dalle attuali leggi, ma per finanziare tali servizi potranno richiedere un contributo aggiuntivo ai propri associati.
Viene, anche, introdotta la possibilità di sospensione della prestazione in caso di infortunio o malattia tali da impedire un accurato svolgimento dell’attività lavorativa per oltre sessanta giorni. Si prevede la sospensione del versamento dei contributi previdenziali e dei premi assicurativi per un massimo di due anni.
L’ indennità di disoccupazione che ricevono collaboratori coordinati e continuativi, introdotta nel 2015, potrà essere ricevuta anche da dottorandi di ricerca e assegnisti, i quali in cambio dovranno versare lo 0,51 per cento in più di contributi.
La legge contribuisce a inquadrare il lavoro agile in una serie di regole generali, tra cui una delle prime è che può avvenire solo in seguito ad accordo scritto tra dipendente e datore di lavoro.
Nell’ accordo deve essere previsto il “diritto di disconnessione”, cioè la possibilità di avere momenti di pausa e di “disconnessione” dallo strumento tecnologico che permette il lavoro a distanza (in sostanza: il computer).
Lo “smart working” viene identificato non come un nuovo tipo di contratto di lavoro, ma come una “modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato”. La legge stabilisce che chi sfrutta questa modalità ha diritto a un trattamento economico e normativo identico a chi lavora all’ interno dell’azienda.
Infine, verrà istituto un centro per l’impiego per aiutare i professionisti a ricercare il lavoro.
Anna Rahinò