Jimmy Carter, 39° presidente degli Stati Uniti e Premio Nobel per la pace, ha lasciato un segno indelebile nella storia americana e mondiale. La sua vita, dedicata alla diplomazia, ai diritti umani e alla filantropia, è stata un esempio di fede e integrità. Con il lutto nazionale del 9 gennaio, l’America e il mondo intero lo ricordano come un mediatore di pace e un uomo di coraggio. All’ex Presidente, che portò avanti gli accordi del 1978 tra Egitto e Israele, ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace nel 2002. Questa mattina è morto all’età di 100 anni nella sua casa in Georgia.
Un lutto nazionale per il 39esimo leader americano
Gli Stati Uniti si preparano a rendere omaggio a Jimmy Carter, 39° presidente americano, con una giornata di lutto nazionale il 9 gennaio. La Casa Bianca ha annunciato l’iniziativa, invitando il popolo americano e la comunità internazionale a unirsi nel ricordo di un uomo che ha incarnato valori fondamentali come fede, dignità e impegno per il bene comune.
“Con la sua compassione e la sua chiarezza morale, ha lavorato per sradicare le malattie, forgiare la pace, promuovere i diritti civili e i diritti umani, promuovere elezioni libere ed eque, ospitare i senzatetto e difendere sempre gli ultimi tra noi.
Ha salvato, sollevato e cambiato la vita di persone in tutto il mondo.”
Queste sono state le parole di Joe Biden per Jimmy Carter, ricordando che oggi l’America ha perso un uomo straordinario, che vivrà sempre nel cuore degli Stati Uniti.
“Ho avuto il privilegio di conoscere il Presidente Carter per anni. Ricorderò sempre la sua gentilezza, la sua saggezza e la sua profonda grazia. La sua vita e la sua eredità continuano a ispirarmi – e ispireranno le generazioni a venire.”
Così invece è intervenuta la Vice Presidente degli Stati Uniti d’America Kamala Harris, nel ricordo del grande statista.
Un uomo tra fede e politica
Nato nel 1924 a Plains, in Georgia, Jimmy Carter crebbe tra i campi di arachidi della sua famiglia, imparando il valore del lavoro e il rispetto per l’uguaglianza. Fu il primo della sua famiglia a completare il liceo, vivendo un’infanzia nel profondo Sud, dove segregazione e disuguaglianza erano parte della quotidianità.
Negli anni, Jimmy Carter si distinse per il suo approccio umile ma deciso, arrivando alla Casa Bianca per la durata di un solo mandato con l’intento di promuovere la pace e i diritti umani. Proprio la Casa Bianca è stata la residenza del politico democratico che ha convissuto con le influenze potenti e pressanti dei repubblicani Ford e Reagan.
Camp David e il premio Nobel per la pace
La presidenza di Jimmy Carter, che si colloca dal 1977 al 1981, è ricordata soprattutto per il ruolo di mediatore negli accordi di Camp David, che portarono alla pace tra Egitto e Israele. Si ricorda anche per la firma che pose sui trattati del Canale di Panama e, sul finire del suo mandato, la gestione della crisi in Iran e le tensioni in Afghanistan, dopo l’invasione dell’URSS.
Il più grande evento per il quale Jimmy Carter è ricordato è la firma degli accordi di Camp David nel 1978 tra il Primo ministro israeliano, Menachem Begin, e il presidente egiziano, Anwar Sadat. Camp David viene riconosciuta, da un punto di vista diplomatico, come una vittoria a seguito di una serie di difficoltà che più volte hanno minacciato l’annullamento dei negoziati. L’intesa concordata riguardava il riconoscimento di un autogoverno in Cisgiordania e a Gaza, la smilitarizzazione della penisola del Sinai e una libera circolazione per le navi israeliane nel Canale di Suez.
Fu negli stessi anni dell’invasione sovietica dell’Afghanistan che Jimmy Carter ordinò agli atleti connazionali anche di boicottare le Olimpiadi estive del 1980. L’allora Presidente, che voleva limitare in tutti i modi la solidarietà con l’Unione Sovietica – dove si sarebbero tenuti i giochi olimpici -, riuscì a coinvolgere gran parte del blocco occidentale, compreso il Giappone.
Nonostante i suoi successi, il mandato di Jimmy Carter fu segnato da crisi interne ed estere, come l’emergenza energetica e il fallimento dell’operazione Eagle Claw per liberare gli ostaggi americani in Iran. Decenni dopo, Carter ricevette il premio Nobel per la pace nel 2002 per il suo impegno post-presidenziale nella diplomazia e nella filantropia.
Ombre e critiche durante il mandato
Se da un lato Carter si distinse per i suoi principi morali, dall’altro il suo stile di leadership fu spesso criticato. La crisi degli ostaggi in Iran e l’incidente nucleare di Three Mile Island misero a dura prova la sua presidenza, mentre il “discorso del malessere” del 1979, pur affrontando con sincerità la crisi di fiducia della nazione, fu percepito come un segno di debolezza. La sua sconfitta elettorale nel 1980 contro Ronald Reagan segnò la fine di un periodo di difficoltà per un’America in cerca di nuovi leader.
Facendo un altro piccolo passo indietro, l’ultimo anno della sua Presidenza, il 1979, si ricorderà come anno di crisi per la sua stabilità politica. Jimmy Carter dovette affrontare la crisi degli ostaggi in Iran: durante la rivoluzione infatti, molti ribelli sequestrarono una cinquantina di connazionali che lavoravano nell’ambasciata statunitense a Teheran, la capitale che allora era posta sotto assedio.
Un lascito di pace e filantropia
Dopo aver lasciato la Casa Bianca, Jimmy Carter si dedicò alla promozione della democrazia e alla lotta per i diritti umani attraverso il Carter Center, fondato con la moglie Rosalynn. Il suo impegno spaziava dalla costruzione di abitazioni per i meno abbienti al monitoraggio delle elezioni nei paesi in via di sviluppo. Fino agli ultimi giorni, Carter rimase fedele alla sua missione, offrendo un esempio di dedizione al bene comune.
Un simbolo di speranza e integrità
I leader di tutto il mondo hanno ricordato Jimmy Carter come un uomo di pace. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz lo ha definito “un mediatore per la pace in Medio Oriente”, mentre il presidente israeliano Benjamin Netanyahu ha sottolineato il suo contributo agli accordi arabo-israeliani.
Barack Obama ha elogiato la sua visione del cambiamento climatico, mentre Bill e Hillary Clinton hanno descritto Carter come “un esempio di fede e servizio”.
L’addio di un’intera nazione
Jimmy Carter si è spento all’età di 100 anni nella sua amata Plains, circondato dai ricordi di una vita dedicata al servizio degli altri. La sua visione idealista, benché talvolta criticata, ha lasciato un’impronta indelebile nella storia americana e mondiale. Con il lutto nazionale, gli Stati Uniti rendono omaggio ad un ex presidente e ad un uomo che ha incarnato speranza, compassione e l’utopia di un mondo migliore, sebbene in quella che si può dire essere un’eterna contraddizione statunitense.