L’aeroporto Schiphol di Amsterdam mette al bando i jet privati: una misura contro l’inquinamento ambientale che potrebbe davvero cambiare le cose

jet privati all'aeroporto Schiphol di Amsterdam

Niente più jet privati all’aeroporto Schiphol di Amsterdam: il principale aeroporto olandese si impegna a bandire i velivoli dei super ricchi entro la fine del 2025. La decisione, comunicata a inizio mese in una dichiarazione ufficiale apparsa sul sito dell’aeroporto, potrebbe rappresentare un vero punto di svolta nella regolamentazione e limitazione degli spostamenti a bordo di jet privati, che emettono in media 10 tonnellate di anidride carbonica in sole cinque ore di volo.

L’annuncio da parte dell’aeroporto Schiphol di Amsterdam, arrivato lo scorso 4 aprile, sembra non lasciare spazio ad alcun dubbio: entro la fine del 2025 il principale aeroporto olandese implementerà il divieto di transito a tutti i jet privati, mentre ridurrà al minimo indispensabile gli arrivi e le partenze degli aerei durante le ore della notte. La decisione, per molti aspetti pioneristica, è stata presa nell’ottica di rendere l’aeroporto di  Schiphol “più silenzioso, meno inquinante e migliore”, in modo che non soltanto vi sia una convivenza pacifica con coloro che abitano nei pressi della struttura, ma anche in risposta alla grave crisi ambientale che sta vivendo il nostro pianeta, che richiede soluzioni urgenti ed efficaci che possano essere messe in atto già nell’immediato. E se è vero che la scelta di vietare i jet privati all’aeroporto Schiphol di Amsterdam non rappresenta in sé una misura sufficiente nemmeno a scalfire  la superficie di quella che è la questione ambientale, non si può non sottolineare quello che è il peso simbolico della decisione, che rappresenta un precedente virtuoso e un segnale inequivocabile del desiderio da parte del governo olandese –  proprietario di maggioranza della struttura – di intraprendere azioni concrete per la salvaguardia del pianeta.

La decisione di bandire i jet privati all’aeroporto Schipol di  Amsterdam e le altre misure per ridurre l’inquinamento acustico e le emissioni di CO2

Già lo scorso novembre era stata resa nota la volontà da parte del Royal Schiphol Group di intervenire per limitare l’impatto acustico e ambientale dell’aeroporto di Amsterdam, da anni oggetto di forti lamentale da parte delle comunità che abitano nelle sue vicinanze. Pur non avendo ancora dichiarato esattamente quali sarebbero state le misure intraprese, l’idea di bandire i jet privati dall’aeroporto Schiphol di Amsterdam e quella ridurre drasticamente i voli notturni sia in arrivo che in partenza  avevano contribuito a creare un certo allarmismo tra le principali compagnie aeree che operano in Olanda, prima fra tutte la KLM. Dopo l’annuncio ufficiale da parte dell’aeroporto il 4 aprile, la stessa KLM non ha per altro esitato a dichiararsi sconvolta dalla decisione presa da Schiphol e ha espresso la propria volontà di proporre soluzioni alternative a quella ritenuta altamente limitante di bandire i voli notturni, nonché di ridurre le tratte internazionali per ridimensionare le emissioni di anidride carbonica da parte dell’Olanda, come annunciato dal governo del paese già lo scorso gennaio.

Nel complesso, le azioni annunciate in aprile dovrebbero portare a una diminuzione del numero di voli annui di circa 10.000 unità, concentrate quasi esclusivamente nella fascia oraria che va da mezzanotte alle cinque del mattino. Inoltre, l’aeroporto non si espanderà ulteriormente con una nuova pista come precedentemente progettato e, almeno a parole, si impegna a destinare 10 milioni di euro l’anno a un fondo per l’ambiente che opera nell’area circostante alla struttura.

Quella di bandire i jet privati all’aeroporto Schiphol di Amsterdam è la misura destinata a incontrare meno resistenza tra quelle proposte dal Royal Schiphol Group e dal governo olandese, non soltanto perché di fatto farebbe gli interessi delle compagnie aeree commerciali, ma anche perché ha implicazioni soltanto per un numero limitato di super ricchi, che potranno comunque utilizzare i numerosi voli di linea che collegano Amsterdam a località quali Cannes, Innsbruck e Ibiza, che secondo le stime dello stesso Royal Schiphol Group sarebbero le destinazioni di una percentuale tra il 30% e il 50% dei jet privati in partenza dalla struttura. La decisione, come dichiarato dall’amministratore delegato del Royal Schiphol Group Ruud Sondag, arriva dopo lunghe riflessioni e discussioni che hanno tenuto in conto gli interessi di tutte le parti coinvolte, evidenziando soprattutto l’urgenza di intraprendere misure concrete nella lotta all’inquinamento ambientale, troppo a lungo ignorata perché contro gli interessi economici di alcuni degli attori più potenti sul palcoscenico internazionale. Sondag ha infatti voluto affermare che:

“Schiphol collega i Paesi Bassi con il resto del mondo. Vogliamo continuare a farlo, ma dobbiamo farlo meglio. L’unico modo per andare avanti è diventare più silenziosi e puliti più rapidamente. Per troppo tempo abbiamo pensato solo alla crescita, ma troppo poco al suo impatto. Dobbiamo essere sostenibili per i nostri dipendenti, per  l’ambiente locale e per il mondo. Mi rendo conto che le nostre scelte potrebbero avere implicazioni significative per quanto riguarda l’industria aeronautica, ma sono scelte necessarie. Questo dimostra che facciamo sul serio. È l’unico modo, basato su misure concrete, per riconquistare la fiducia di dipendenti, passeggeri, vicini, politica e società.”

Perché la lotta contro i jet privati è così centrale nel dibattito sul cambiamento climatico

Le reazioni alla decisione di bandire i jet privati all’aeroporto Schiphol di Amsterdam non si sono fatte attendere e, sebbene per il momento siano limitate a quelle di attivisti e ricercatori impegnati della lotta all’inquinamento ambientale e al cambiamento climatico, dimostrano come l’accoglienza di questa misura da parte della popolazione potrebbe essere in larga parte positiva. Infatti, come sottolineato anche da Scientist Rebellion Netherlands in risposta proprio alla scelta di Schiphol, quella di vietare il transito ai jet privati è una misura che ha come obiettivo quello di muoversi verso il raggiungimento dell’uguaglianza a livello di emissioni pro capite. Non si può infatti ignorare come le profonde disuguaglianze economiche e sociali che caratterizzano il nostro pianeta abbiano conseguenze profonde anche per quanto riguarda l’impronta ambientale degli individui nel mondo, con la fascia più ricca della popolazione che inquina in misura maggiore quella che invece dovrebbe essere una risorsa appartenente in ugual modo a chiunque.

Vietare i jet privati significa riconoscere come vi sia una classe sociale, quella dei super ricchi, che spesso incurante del resto della popolazione mondiale è disposta a scambiare qualche comodità in più con l’emissione di tonnellate di anidride carbonica nell’atmosfera, con conseguenze potenzialmente terrificanti per miliardi di persone. Secondo le stime risalenti al 2021 di Transport & Environment, i voli su aerei privati sono circa 14 volte più inquinanti dei voli commerciali e addirittura 50 volte di più rispetto alla stessa tratta percorsa in treno e, sebbene ovviamente vi siano diversi modelli e fattori da considerare, indicativamente un jet privato produrrebbe circa due tonnellate di CO2 in un’ora. Se si considera un volo privato di circa cinque ore, la quantità totale di anidride carbonica emessa corrisponderebbe più o meno a quella che normalmente viene prodotta da quattro persone per spostarsi in un intero anno, una stima che lascia poco spazio a ogni dubbio sul reale impatto inquinante che questi velivoli hanno e che rende ancora più evidente la necessità di implementare misure che ne limitino urgentemente la circolazione.

Una misura pioneristica e necessaria, ma non sufficiente

Nonostante il bando dei jet privati all’aeroporto Schiphol di Amsterdam sia un passo avanti importante della lotta alla inquinamento ambientale e nel riconoscimento del ruolo delle disuguaglianze economiche nel definire cause e conseguenze del cambiamento climatico, occorre riconoscere quanto l’impatto di questa decisione sia comunque limitato. Infatti, se anche tutti gli altri aeroporti del mondo intraprendessero un percorso simile e venisse abolita la circolazione di aerei privati, quello che ne conseguirebbe sarebbe una riduzione inferiore all’1% delle emissioni di anidride carbonica, perché per quanto l’impatto pro capite di un volo privato sia di molto superiore a quello di un volo di linea, quelli operati dagli aerei privati sono comunque una piccola minoranza sul totale dei voli a livello mondiale. Dunque, sebbene non si debba sottovalutare l’importanza di questa misura voluta di fatto dal governo olandese, è necessario pensare e implementare anche altre misure che abbiano come obiettivo quello di ridurre drasticamente il livello di emissioni di CO2 prodotte dal settore dei trasporti. Oggi più che mai occorre infatti investire sulla ricerca di soluzioni sostenibili come combustibili meno inquinanti, che possano avere un impatto importante sull’industria dei trasporti nel suo complesso, perché al di là delle responsabilità individuali quello che bisogna accettare è come soltanto un movimento globale potrà realmente arginare le conseguenze della devastante crisi ambientale che il pianeta si trova oggi ad affrontare.

Chiara Bresciani

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