Jarvis vs X Factor: il marcio dei talent show

Domani sera su Sky andrà in onda la prima serata live della decima edizione di X Factor. Il talent show più famoso al mondo ha molto successo anche in Italia, nonostante la concorrenza spietata di Amici di Maria de Filippi. Questa edizione è iniziata però con il piede sbagliato a causa della polemica aperta attorno ai Jarvis.

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fonte: Adnkronos

Il caso Jarvis

I Jarvis sono una band musicale al maschile composta da quattro membri. Il gruppo ha superato tutti i provini di X Factor fino ad essere selezionato per la fase finale.

Peccato che, in seguito alla puntata andata in onda la settimana scorsa (ma registrata mesi prima), sia venuto fuori che i Jarvis non prenderanno parte ai Live per apparenti “motivi personali”.
La verità dei fatti è emersa, però, nei giorni seguenti: i Jarvis hanno deciso di non firmare il contratto che vincola alla Sony tutti i partecipanti alla fase finale del programma. Una decisione che sembrerebbe, a parere dei capoccia di Sony e Sky, assolutamente lecita, seppure atipica. In dieci anni nessuno aveva mai deciso di sua spontanea volontà di non partecipare alla parte più importante del programma dopo essere stato selezionato.

Eppure, a quanto pare, l’addio dei Jarvis al talent è stato tutt’altro che pacifico.

Contratti, diffide, risarcimenti

Secondo un articolo pubblicato da Michele Monina su Linkiesta, le clausole imposte dal contratto sarebbero pericolosamente vincolanti e svantaggiose.
Tutti i 12 partecipanti ai live sono infatti costretti a firmare un contratto senza possibilità di negoziazione né di consultazione legale. Attraverso tale contratto, la Sony possiederebbe tutti i diritti dei primi quattro album pubblicati dall’artista o dagli artisti, occupandosi interamente anche del management. I compensi previsti, inoltre, sarebbero sempre gli stessi, a prescindere dal successo eventualmente ottenuto dall’artista.
Gli artisti avrebbero, per concludere, il vincolo di riservatezza assoluta riguardo ogni aspetto di X Factor. Il risarcimento in caso contrario sarebbe di 40.000 euro.

I Jarvis, forse perché consigliati da un manager, non se la sono sentita di firmare il contratto e per questo hanno ricevuto una lettera di diffida che li minacciava di citazione in giudizio. Tutto ciò in virtù di un obbligo di sottoscrizione contenuto nei pre-contratti firmati ai tempi dei provini.
In pratica tutti gli artisti, fin dai loro primissimi passi all’interno del programma, sono indirizzati inevitabilmente verso la firma di contratti sfavorevoli e deficitari.

C’è del marcio nel talent show

Una premessa è necessaria: niente di tutto ciò è illegale. I grandi talent show televisivi fanno la voce grossa con gli artisti perché consapevoli di avere il coltello dalla parte del manico. Fanno leva sulle loro speranze e sui sogni di successo per ottenere i termini contrattuali più vantaggiosi e lucrare al massimo sul loro talento. E se in dieci anni nessuno si è mai opposto a questo meccanismo un motivo ci sarà.

Gli artisti non hanno voce in capitolo, sono costretti a firmare perché non hanno nessun potere contrattuale. Se dicono di no perdono la loro occasione, concedendo il loro posto a chi sta dietro di loro nella fila. Una fila così lunga che non se ne vede la fine. Una volta nel programma, entrano in ballo tutti i compromessi che fanno parte del medium televisivo. Il caso Danilo D’Ambrosio, il cantante a cui è stato manomesso il risultato del provino, ne è un esempio.

I Jarvis sono stati, dunque, coraggiosi o scellerati nella loro decisione? Nessuno può saperlo con precisione. Eppure hanno fatto emergere un problema rilevante. Non è certo una novità che i talent e le grandi case di produzione si arricchiscano alle spalle dei giovani artisti. Né che nessuno possa fare niente in proposito.
Ma puntare i riflettori sui lati oscuri di questi palcoscenici scintillanti non è mai un male. Anzi, è l’unico modo per sperare in un cambiamento del meccanismo marcio e corroso dell’industria discografica.

articolo di Carlo D’Acquisto

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