Janis Joplin e i suoi cloni: fra tributo e imitazione, a 76 anni dalla sua nascita

Molti sono rimasti stupiti dal grande successo di programmi come Tale e Quale di Carlo Conti.

Se ti manca la tua dose quotidiana di Janis Joplin, Jim Morrison e Jimi Hendrix, perché non te li vai a vedere su YouTube? Che te ne fai di un’illusoria ricostruzione? 

I puristi poi storcono la bocca schifati di fronte agli artisti emergenti dei talent, li accusano di megalomania, di scimmiottare quelli famosi.

C’è anche chi teme faranno la fine di Icaro, che aveva osato volare troppo vicino al sole, pur avendo solo ali di cera. Sembrano quasi dei bambini che giocano a fare le rockstar davanti allo specchio.

Ovviamente è successo anche a Janis Joplin di essere imitata. Si può coglierne un’eco persino in front-men scatenati come Axl Rose dei Guns N’Roses e Sebastian Bach degli Skid Row. È stata l’idolo adolescenziale di Tom Keifer dei Cinderella.

Cantare come Janis Joplin è un’impresa impossibile? Bisognerebbe provare a chiederlo ai suoi cloni.

L’ultima copia di Janis Joplin

Courtney Hadwin, prodotto recente di American’s got talent, ha lunghi capelli castani lisci, viso struccato e grinta da vendere. Quando canta, tutta la sua timidezza sparisce. La voce potente ed espressiva, la sua disinvoltura sul palco, sono sorprendenti in una tredicenne.

L’incredibile padronanza vocale e la maturità musicale erano anche prerogative della giovane Janis Joplin. Courtney ha già raccolto molti consensi e milioni di visualizzazioni, ma sembra che ‘sfrutti’ il fatto che siamo orfani di Janis da troppo tempo.

Precedenti esperienze come bambina prodigio e nei talent, da the Voice a X Factor UK, sono state nascoste per creare l’effetto fenomeno. Per questo, il pubblico alla fine l’ha boicottata. Dovrà superare lo step delle cover e trovare ottimi autori, per non essere solo una meteora. Sono solo i primi passi rispetto a Janis, inserita invece nella Hall of Fame.

Poiché è previsto il ritorno del Festival di Woodstock 50 anni dopo, già soprannominato da alcuni “festival delle cover”, ci si può domandare se la fanciulla risponderà all’appello. I più scettici hanno avanzato l’ipotesi che sia stata addirittura un prodotto confezionato apposta per l’occasione.

Joplin vs Hadwin

Va detto che in occasione di Woodstock la performance di Janis Joplin non fu particolarmente brillante, lei stessa non ne fu soddisfatta.

Arrivata con l’elicottero al Festival di Woodstock,  rimase impressionata dalla moltitudine di gente presente, non vedeva l’ora di esibirsi. Carica di bracciali e di lunghe collanine, con i capelli castani sciolti e scarmigliati sul viso, senza trucco e via. Talentuosa, trascinante e libera come al solito. Purtroppo si consumò per ore nell’estenuante attesa del proprio turno, abusando di alcolici ed eroina, con voce rauca e ubriaca a seguire.

In ogni caso, dal vivo on stage, la Hadwin potrebbe reggere il confronto con la Joplin senza restare schiacciata dal mito?

Quest’ex bimba prodigio,  lanciata da un talent, per calcolo (suo o di altri) ripropone un modello vincente, cercando però di mantenere la propria identità. Certamente una ragazzina non potrebbe dire frasi come:

Sul palco, faccio l’amore con 25.000 persone, poi vado a casa sola.

Non sarebbe credibile neppure la Lolita di Nabokov!

La Hadwin prende spunto, con semplicità e grinta. Il risultato però lascia un po’ interdetti. Il paragone risulta impietoso per la più giovane e graziosa. Anzi, a dire il vero lascia proprio l’amaro in bocca. Fa pensare che sia stato tutto studiato a tavolino. Una rilettura in chiave moderna che possa incontrare il gusto del pubblico, colpendone la fantasia e l’emotività.

Ma la voce di Janis Joplin è soprattutto un veicolo per esprimere ciò che sente dentro, amplificandolo in modo da condividerlo generosamente con il pubblico, donandosi completamente, senza riserve. Non basta studiare le modulazioni e poi riproporle meccanicamente, mediante virtuosismi tecnici. Che fine fanno talento, personalità e carattere?

E del resto, come si potrebbe mai imitare una che ricercava la perfezione nell’improvvisazione?

Joplin made in Italy

Forse non tutti lo sanno, ma esiste anche un prodotto nostrano. Tara degl’Innocenti,fiorentina DOC, è considerata la migliore interprete italiana di Janis Joplin. Da diversi anni la imita nella voce, nel timbro, nel look. La cura per i dettagli, il sound, l’abbigliamento, servono a far rivivere lo spirito degli anni 60. L’impatto è davvero notevole!

La band che l’accompagna si chiama The Rose, proprio come il film sulla sfortunata icona americana. Una tribute band il cui valore è stato riconosciuto anche dai Big Brother & The Holding Company,  primo gruppo di Janis.

Questo caso è diverso dal primo: la perfezione sta nel riproporre perfettamente il modello “tale e quale”, con attenzione maniacale verso tutti gli elementi che fanno parte dell’esibizione. Il gesto e il dettaglio sono pennellate per rifinire il quadro. Ecco allora accessori d’epoca e atteggiamenti da figli dei fiori. L’illusione di realtà per funzionare implica una riproduzione perfetta. Tutto ciò che diverge dal modello, i segni specifici della personalità dell’emulatrice non verranno tollerati e subiranno aspri rimproveri da parte dei fan(atici).

Naturalmente, per un artista tutto ciò non è ammissibile, nemmeno quando ammira un altro e ne ripropone le cover: deve arrivare ad avere uno stile suo, una sua voce! Questo insegnano (con risultati più o meno felici) agli allievi di Amici o di X-Factor.

Eppure, a casa apprezzano le imitazioni perfette, lo show dei cloni. Forse perché, come afferma Loretta Goggi, sono meglio grandi del passato delle nuove proposte del presente.

Figli ideali di Janis Joplin

Al di là di tutto, le persone in genere si sentono attirate come una calamita da coloro che presentano somiglianze, pur nella loro diversità, con le icone senza tempo. Da quelli che riescono a far rivivere in chiave moderna il passato. Difficile comunque emulare non solo la voce e l’aspetto, ma i trascorsi di Janis Joplin, la sua inquieta fragilità. Forse solo Amy Winehouse riuscì a fare tutto questo.

Alcuni artisti hanno un modo di vivere e un modo di fare arte. Per me ne esiste uno solo.

Non si tratta solamente di imitare la sua voce, l’involucro esteriore e i suoi atteggiamenti. “Buried Alive In The Blues”, cioè sepolta viva nel blues. Janis, probabilmente la più grande interprete bianca di blues mai esistita, simpatizzava per i figli dei fiori, ammirava profondamente le cantanti blues di colore e, soprattutto, coltivava idee di uguaglianza tra bianchi e neri, rivoluzionarie per i tempi. Era apertamente bisessuale e ha avuto numerose avventure. Eccedeva con alcool e droga, infatti è morta a 27 anni per overdose. 

I ribelli di ogni generazione possono considerarsi i suoi figli ideali.

Giovanna Zurla 

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