Un ragazzo di soli 27 anni è stato assassinato assieme alla sua ragazza. Stiamo parlando di Jan Kuciak e Martina Kusnirova, lui era un giornalista investigativo. Il duplice omicidio sarebbe avvenuto tra il 22 ed il 25 febbraio, nella loro abitazione di Velka Macva, a 65 chilometri di distanza dalla capitale Bratislava. Lui ha ricevuto un colpo al petto e lei uno alla testa, accanto ai loro corpi sono stati trovati dei proiettili, una sorta di “firma” lasciata dai loro assassini. Il caso del reporter slovacco ucciso ha creato molto scalpore nel Paese, ma anche a livello europeo, al momento indagano la polizia, l’intelligence e la magistratura.
Cosa faceva Jan Kuciak
Pur essendo molto giovane, Jan Kuciak aveva già esperienza di investigazioni ed indagini, lavorava per la testata giornalistica Aktuality.sk, edita dal colosso tedesco Springer, da cui è giunta una dura condanna del “crudele assassinio”. Nell’ultimo periodo, il ragazo si stava occupando di irregolarità fiscali e frodi da parte di aziende in qualche modo collegate a Marian Kocner, imprenditore edilizio, che dal 2017 è finito sotto inchiesta. Le indagini provocarono uno scandalo così grave da portare alle dimissioni del ministro delle attività immobiliari Ladislav Bastrenak, anch’esso indagato per frodi fiscali. E infatti questo potrebbe essere il movente dietro la morte di Jan Kuciak e della sua compagna, proprio le indagini giornalistiche che stava svolgendo su questi temi.
La risposta del governo
Non si è fatta attendere la replica del governo, sospettato in qualche modo di essere il mandante o il complice della morte dei due giovani. Il premier Robert Fico ha annunciato che
“se sará provato che Kuciak è stato assassinato per la sua attività di giornalista investigativo, saremo di fronte a un grave attacco alla libertà di stampa e informazione in Slovacchia, grave attacco cui il mio governo risponderà duramente, con ogni mezzo, in nome della democrazia e dello Stato di diritto. Tutto cio’ che puo’ contribuire a catturare il colpevole o l’assassino sara’ molto prezioso“.
Il governo ha offerto un compenso di 1 milione di euro a chi fornirà informazioni utili al risolvimento del caso.
Inoltre il capo dello Stato, Andrej Kiska ha fatto sapere: “Dobbiamo agire d’urgenza per punire i responsabili e garantire nel nostro Stato di diritto che tutti i giornalisti lavorino in condizioni di assoluta sicurezza“, ha dichiarato il capo dello Stato.
La morte di Jan Kuciak è un duro colpo alla democrazia e alla libertà d’espressione e aspre critiche sono arrivate anche dall’Unione Europea, che, attraverso il presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani, ha precisato: «L’Ue non può accettare che un giornalista venga ucciso per aver fatto il suo lavoro. Chiedo alle autorità slovacche di avviare un’indagine approfondita con il supporto internazionale, se necessario».
L’ombra della ‘ndrangheta
Al momento ci sono diverse ipotesi dietro la morte del giornalista e della sua ragazza, una delle possibili piste investigative sembrerebbe condurre alla ‘ndrangheta. Un suo collega inglese, Tim Nichols, ha parlato di una delle inchieste svolte assieme a Jan Kusiak così: «L’ultima, l’avevamo condotta sulla probabile presenza della mafia italiana nella Slovacchia orientale. Il sospetto era che quei tizi avessero rubato fondi europei per spedirli in Italia. Poi il capo aveva scritto sulla sua pagina Facebook i nomi di tre candidati, gente dello Smer. Credo che l’abbia fatto perché quel partito si era rivelato utile». Ma Nichols ha specificato che: “Il crimine slovacco non ha mai ucciso i giornalisti. Jan stava preparando un’inchiesta sul pagamento fraudolento di fondi UE a cittadini italiani residenti in Slovacchia che avevano presunti legami con la ‘ndrangheta calabrese”.
Jan Kuciak stava investigando anche su Maria Troskova, assistente del premier slovacco Robert Fico. Questa donna ha creato una società commerciale, la Gia Management, assieme ad un imprenditore calabrese sospettato di collegamenti con la ‘ndrangheta, Antonino Vadalà. La Gia Management sarebbe poi passata nelle mani di un altro imprenditore italiano, Pietro Catroppa, a sua volta proprietario della Prodest, società già indagata dei serivizi segreti slovacchi. Tra i soci di Catroppa vi era anche Viliam Jasan: un ex deputato di Smer, il partito del primo ministro Fico.
Difatti, il premier Fico ha espressamente chiesto all’opposizione di non strumentalizzare l’assassinio del giovane reporter per screditare il suo governo.
Nel frattempo, in Slovacchia si è svolta la veglia funebre per i due giovani fidanzati con centinaia di candele accese accanto alle loro foto e sul web si levano le proteste indignate per la morte di due ragazzi. Morte provocata da quacuno che non accetta la libertà di stampa e d’informazione e si è sentito minacciato dal lavoro di reportage svolto da Jan Kuciak.
Aggiornamento
Ieri mattina c’è stata una svolta nelle indagini sulla morte del reporter investigativo, tre italiani sono stati arrestati: si tratta di Antonino Vadalà, suo fratello Bruno e il cugino Pietro Catroppa. A diffondere la notizia è stato il giornale Korzar.
Jan Kuciak aveva citato i loro nomi nella sua ultima inchiesta rimasta incompiuta. Antonino Vadalà è nato nel 1975, è originario di Melito Porto Salvo. In Italia era stato condannato a un anno e sei mesi per aver favorito un boss della ‘ndrangheta, Domenico Ventura, nella sua latitanza. Si era poi trasferito in Slovacchia, dove si era dato da fare nell’ambito dell’energia e dell’agricoltura, appropriandosi di fondi europei. Ha lanciato un progetto volto alla produzione di energia da biomasse per 70 milioni e si è messo in affari con Maria Troskova.
La polizia slovacca è entrata negli appartamenti dell’imprenditore Vadalà, situati a Michalovce e a Trebisov, nella zona est del Paese. Dei tre arrestati e delle loro relazioni con la ‘ndrangheta si era occupato Kuciak nel suo ultimo reportage, pubblicato postumo dal suo giornale. Ieri sera sono finiti agli arresti anche Sebastiano Vadalà, Diego Roda, Antonio Roda e Pietro Catroppa.
Intanto il governo naviga in brutte acque: il ministro della Cultura Marek Madaric si è dimesso con questa dichiarazione
“Il ministero della Cultura è il dicastero più vicino ai media. Dopo quello che è successo, non riesco ad immaginare di rimanere a fare il ministro. La mia decisione è connessa con l’assassinio del giornalista”.
E anche Maria Troskova, assistente del premier, e il segretario del consiglio di sicurezza Vilian Jasan hanno fatto sapere:
“Collegare i nostri nomi con un atto deprecabile (l’assassinio del giornalista) come fanno alcuni politici e media è assurdo. Di fronte alla strumentalizzazione dei nostri nomi, nella lotta politica contro il premier Fico, abbiamo deciso di lasciare i nostri incarichi all’Ufficio del governo fino alla conclusione delle indagini“.
Dopo questi abbandoni, cosa ne sarà del governo slovacco? Si dimetterà anche il premier Fico?
Ieri notte sono stati rilasciati sei degli italiani arrestati e questa mattina anche l’ultimo è tornato in libertà. Erano stati fermati giovedì per presunti legami con la morte di Jan Kuciak. Ma Tibor Gaspar, capo della polizia polacca, ha reso noto che le indagini sono ora rivolte ad un’altra pista. Nel frattempo, l’Osce per la libertà di stampa ha chiesto tramite il suo rappresentante Harlem Desir,di svolgere una indagine “esaustiva e trasparente” sulla morte del giornalista Jan Kuciak: “L’impunita’ sarebbe un secondo crimine contro la libertà di stampa, i responsabili devono essere portati davanti alla giustizia“.
Il commento di Saviano
Roberto Saviano, noto per le sue inchieste e i suoi volumi dedicati proprio alle organizzazioni criminali, ha così commentato su Facebook la morte del reporter e della sua ragazza:
La Slovacchia si accorge delle mafie solo dopo la morte del giovane giornalista Ján Kuciak e della sua compagna Martina Kusnirova. Da anni ‘ndrangheta, camorra e Cosa nostra investono e si nascondo in Slovacchia. Ugo De Lucia, il killer del clan Di Lauro che uccise Gelsomina Verde, vittima innocente di 22 anni, fu arrestato a Poprad nel febbraio 2005. Il clan Sarno è presente con i suoi affari a Bratislava, come denunciato dalla DNA.
Ján Kuciak è stato ucciso perché era da solo a investigare sul ruolo delle mafie nel suo Paese. Chiediamoci come mai i giornalisti siano ancora – da Giancarlo Siani ad Anna Politkovskaja, da Antonio Russo a Daphne Caruana Galizia – tanto vulnerabili da essere considerati sacrificabili sull’altare degli affari.
Il sangue innocente di Ján Kuciak e di Martina Kusnirova si aggiunge alla lista lunga e inaccettabile di giornalisti che hanno provato a portare alla luce verità che dovevano restare nell’ombra, talvolta collegamenti tra organizzazioni criminali e politica. Il silenzio su questi affari vale oro, vale più di ogni indignazione, più di ogni manifestazione di solidarietà, vale più di una singola carriera politica. Il silenzio vale oro perché parlarne significa gettare luce su una prassi che deve restare ignota perché possa sopravvivere alle persone e diventare “sistema”.
Carmen Morello