Il premio Nobel, per la medicina, James Watson è stato privato dei suoi titoli onorari dal Cold Spring Harbor Laboratory.
La struttura di New York, dove ha lavorato per quasi quattro decenni, ha preso questa decisione a causa delle sue dichiarazioni sui discendenti africani.
Chi è James Watson
James Watson è un biochimico statunitense. Quando era un giovane dottorando a Cambridge, ha lavorato con il britannico Francis Crick per svelare la struttura della molecola del DNA. Watson, Crick e un altro scienziato britannico, Maurice Wilkins, vinsero nel 1962 il premio Nobel per la medicina proprio per la scoperta della struttura del DNA, la sua funzione e la sua capacità di contenere e trasmettere alle generazioni future le informazioni ereditarie. James Watson ha ricevuto anche la Medaglia nazionale per la scienza ed è autore del diffusissimo manuale La biologia molecolare del gene (1965), punto di riferimento degli studi di biologia molecolare a partire dalla metà degli anni Sessanta del 20° secolo.
Le dichiarazioni sulla razza africana di James Watson nel suo libro
Il Cold Spring Harbor Laboratory aveva già spinto al licenziamento lo scienziato nel 2007, dopo che Watson aveva dichiarato a un quotidiano britannico che, nonostante sperasse fossimo tutti uguali, le persone di discendenza africana tendono ad avere intelligenza inferiore:
Tutte le nostre politiche sociali si basano sul fatto che la loro intelligenza è la stessa della nostra – ma tutti i test dicono che non è proprio così…le persone che hanno a che fare con dipendenti neri trovano che questo non è vero.
Watson si era detto intrinsecamente triste quindi per l’Africa. Queste dichiarazioni gli avevano anche causato l’annullamento del tour pubblicitario del suo libro Evitare la gente noiosa: lezioni da una vita nella scienza in Gran Bretagna e l’annullamento di una sua conferenza stampa alla Rockefeller University. Proprio in quel libro si trova una frase altrettanto incriminata:
Non c’è alcun motivo di credere che le capacità intellettuali di popoli geograficamente separati nella loro evoluzione si siano evolute in modo identico. Il nostro desiderio di considerare una uguale forza della ragione come eredità comune a tutta l’umanità non basta per fare in modo che sia così.
Il figlio di Watson, Rufus, aveva respinto l’idea che suo padre fosse “bigotto e discriminatorio” in un’intervista telefonica con l’Associated Press (un’importante agenzia di stampa USA), sostenendo che la sua fosse solo un’interpretazione piuttosto ristretta del destino genetico.
La revoca delle onorificenze a James Watson
Recentemente, nel documentario della PBS: American Masters: Decoding Watson, l’intervistatore ha chiesto a Watson se avesse cambiato le sue opinioni sulla razza nel decennio successivo alla sua dipartita dal laboratorio. Ha detto che di non averlo fatto e ha dichiarato che i geni causano una differenza di intelligenza in media tra i bianchi e i neri nei test del QI.
Il laboratorio ha deciso anche in questo caso di condannare l’ex collaboratore:
Le dichiarazioni del Dr. Watson sono riprovevoli, non supportate dalla scienza e non rappresentano in alcun modo le opinioni del Cold Spring Harbor Laboratory, dei suoi amministratori fiduciari, docenti, studenti o del personale. Il Laboratorio condanna l’uso improprio della scienza per giustificare i pregiudizi. [Ciò] è completamente e assolutamente incompatibile con la nostra missione, i nostri valori e le nostre politiche e richiede di tagliare definitivamente i ponti con lui.
Il CSHL ha dichiarato di aver revocato tre titoli a Watson, tra cui quello di cancelliere emerito e di fiduciario onorario. Lo scienziato era stato anche direttore della struttura nel 1968, presidente nel 1994 e cancelliere nel 2004. La struttura ha comunque riconosciuto i meriti di Watson, apprezzandone il suo notevole patrimonio scientifico , incluso il suo ruolo come direttore fondatore del Progetto sul Genoma Umano e la sua leadership critica nello sviluppo della ricerca e dell’istruzione presso il laboratorio, durante il suo precedente incarico come direttore e presidente.
Diversi scienziati la pensano diversamente da Watson, affermando che i risultati dei test sul Q.I. sono influenzati non dai geni ma dall’ambiente. Sarebbero infatti la ricchezza dell’ambiente di provenienza, l’accesso al sistema educativo (negli U.S.A. il costo dell’università è spesso inaccessibile anche alla classe media) e la qualità dell’alimentazione a influenzare il Q.I.
Teresa Franco