James Pallotta, la nuova Serie A e la totale assenza di ipocrisia

james pallotta

Fonte: Forzaroma.info

Il presidente della Roma, l’americano James Pallotta si sa, non è tipo da mandarle a dire. Eppure quanto da egli dichiarato quest’oggi sul Milan lascia a bocca aperta. L’impressione è che i nuovi proprietari stranieri abbiano introdotto un nuovo tipo di comunicazione in Serie A. Vediamo di cosa si tratta.

Il monito di Pallotta, riassumibile in “Il Milan ha perso la testa, non ha i solidi, è pieno di debiti” ci mostra come la musica sia cambiata. Con l’arrivo dei presidenti stranieri scompaiono bon ton e salotti buoni. Non è più come una volta quando a capo del Milan c’era un certo Berlusconi, della Roma Sensi, dell’Inter Moratti e così via. Essi rappresentavano nel bene e nel male un insieme di famiglie accomunate da interessi reciproci, sempre pronte a dividersi la torta dei proventi, spartirsi i posti di comando in Lega e cosi via. Ma riflettiamo. I Sensi avrebbero mai detto di un Berlusconi che non ha i soldi o che ha perso la testa? L’avrebbero mai dichiaro in Tv o a un giornale ? Sicuramente no e, anche se fosse stato vero, l’avrebbero al massimo pensato. Ma queste nuove proprietà straniere, americane o cinesi che siano, sono figlie di un’altra cultura, non ragionano all’italiana, se ne fregano altamente. Ecco perché l’intervista del Presidente della Roma a Serius XM, una radio americana, assume un importante significato, aprendo uno spartiacque profondo rispetto al passato.

Come riporta oggi il sito della Gazzetta dello Sport, James Palotta ha distrutto alle radici il nuovo Milan di Li YongHong, il quale sta facendo sfaceli sul mercato versando nelle casse di club italiani e stranieri cifre esorbitanti pur di far tornare il Milan ad essere competitivo in Italia e in Europa. Pallotta, forse anche perché nutre timori nei confronti di una nuova concorrente per un posto in Champions, nel suo monito di oggi non usa mezzi termini.



Non so cosa stia succedendo ma non ha senso. I rossoneri non hanno i soldi , nemmeno per acquistare la squadra, visto che hanno preso 300 milioni in prestito da persone che conosco a Londra a un interesse altissimo. Stanno spendendo facendo importanti anticipi ma prima o poi pagheranno le conseguenze. Loro affermano che è per qualificarsi alla Champions League, ma essa non basterà. Nel momento in cui gli stipendi saranno uguali ai ricavi, non so cosa diavolo succederà. Sono gli unici nel campionato italiano che hanno perso la testa. Forse loro hanno un grande piano che un giorno scopriremo, ma il resto delle squadre sono in qualche modo razionali. Se potete spiegarmi il Milan, perché io non lo capisco

Parole durissime ed affilate come le lame di un rasoio. Nel calcio italiano di qualche anni fa è come se Moratti avesse detto una cosa del genere in faccia a Berlusconi.




Ovviamente, le polemiche in Serie A non sono mai mancate, sono state spesso feroci ma hanno sempre riguardato, per lo più, episodi arbitrali. Rivalità storiche come quelle tra Fiorentina e Juve o tra Roma e Lazio, hanno alzato in moltissimi casi il livello della tensione. Tuttavia Sensi , Berlusconi, Moratti e via discorrendo quasi mai mettevano bocca nelle reciproche vicende societarie. E poi c’era sempre una riunione di Lega il giorno dopo, semmai, per farlo a porte chiuse. Così abbiamo assistito ad infinite diatribe arbitrali o di potere ma raramente un presidente ha osato proferire parola sulle finanze di un’altro club. Per una questione di rispetto e non solo. Anche perché un certo modo di pensare all’italiana dopotutto impone al massimo che i panni sporchi si lavano in casa.

La geografia del calcio italiano sta cambiando

Il punto è che il calcio italiano è divenuto terra di conquista per gruppi stranieri. Sempre più famiglie “storiche” hanno venduto e sempre più famiglie “storiche” venderanno. Casi come i De Laurentiis o i Lotito sono ormai l’eccezione che conferma la regola. Le offerte di ricchi cinesi o americani fanno gola. Ha iniziato la famiglia Sensi. Dopo la morte del patron, Franco, ha cominciato a tirare i remi in barca, cedendo prima a Unicredit e poi agli americani, gli attuali proprietari. Massimo Moratti, dopo la Champions del 2010 ha annaspato nei debiti per qualche anno e, con l’Inter sull’orlo del fallimento, ha venduto all’indonesiano Eric Tohir, il quale a sua volta, dopo aver rimesso i conti in regola, ha venuto al gruppo Suning, una società cinese operante nel settore della vendita al dettaglio di prodotti elettronici. L’ultima “grande” a non aver più voluto rimetterci di tasca propria è stata il Milan. E’ di pochi mesi fa la notizia della cessione di Berlusconi a Li YongHong. E si è trattato, come noto, della transizione più discussa della storia del calcio. La solidità finanziaria del Presidente Li YongHong è stata messa a dura prova dagli attacchi dei media italiani ed internazionali. James Pallotta sostiene che il Milan è in mano ad Elliott, che prestando ingenti somme a Li, ne detiene il controllo.




I top club della Serie A, insomma, non si rapportano più tra di loro come un tempo. I nuovi proprietari stranieri non interagiscono all’italiana, ovviamente hanno modi di fare e di pensare completamente diversi. E da un lato per fortuna. L”apertura del mercato ha scoperchiato il vaso di Pandora. Certe regole sono state infrante. Tuttavia bisogna ancora capire quanto i nuovi proprietari ci tengano e se siano qui non solo per speculazione o desiderio di profitto, ma per passione.

Salvatore Rizzo

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