Amore è la parola d’ordine per combattere l’odio e la disinformazione così imperanti sui social oggi.
Il gruppo chiuso Facebook #jagärhär(#iamhere) ha più di 74.000 membri, la maggior parte svedesi.
Il gruppo è nato per contrastare i diffusi messaggi e commenti di odio, offese, insulti che rendono i social il luogo in cui sfogare tutto l’odio per ciò che è diverso da noi, non ci piace e che si decide di offendere gratuitamente.
Il loro scopo è, invece, contrastare il fenomeno e diffondere una discussione positiva di confronto e una comunicazione diversa, basata su uno “sconosciuto” in rete: l’amore.
Qual è il metodo del gruppo per la difesa da odio e disinformazione in rete?
Il gruppo monitora le persone oggetto di odio e quotidianamente si mobilita per la difesa delle persone attaccate in rete soprattutto da troll e odiatori.
Il metodo consiste nell’invitare poi sul gruppo #jagärhär a riportare reazioni positive all’oggetto di offese per riequilibrare la discussione e spiazzare l’algoritmo di Facebook.
L’esempio di Linnéa Claeson
Un esempio di battaglia del gruppo #jagärhär contro odio e disinformazione è quello di Linnéa Claeson.
La giovane giocatrice di pallamano, editorialista del quotidiano svedese Aftonbladet e femminista, era stata attaccata per il colore arcobaleno dei capelli e per le idee femministe.
I commenti negativi sui capelli (!!) e sul femminismo (!!!) sono stati talmente contrastati da reazioni positive del gruppo #jagärhär che il quotidiano Aftonbladet ha moderato la sua pagina, eliminando tutti i commenti che incitavano all’odio.
Linnéa Claeson, sorpresa dalla volontà di contrastare i messaggi di odio, ha risposto:
“Grazie per tutto l’amore”.
Come nasce il gruppo #jagärhär?
Il gruppo nasce il 16 maggio del 2016, quando la fondatrice, la giornalista Mina Dennert spinta dall’aumento dei messaggi di odio di razzisti che vedeva sui social, in primis dei suoi amici, ha deciso di agire.
Ha invitato altri amici a formare una squadra on line per contrastare l’odio e la disinformazione. La strategia consisteva nel taggare i membri l’un l’altro e con reciproci mi piace i commenti passavano in cima alla discussione.
In questo modo, sempre più utenti sono invitati a partecipare e a diffondere opinioni diverse dall’odio o dagli insulti, così da dare uno specchio della società differente, meno odio e più amore e solidarietà verso chi è sotto attacco.
Quando le persone sotto attacco sentono di non essere sole cambia molto, non solo nella loro percezione ma anche in quella delle persone che non vorrebbero “esporsi”.
Sul gruppo #jagärhär si legge:
“È tempo di una nuova campagna.
Non possiamo permetterci che commenti razzisti e odiosi rimangano senza risposta, per questo motivo per rispondere non ricorriamo all’odio, agli abusi, agli insulti o ai commenti compiacenti”.
Prima il gruppo chiedeva a chi diffondeva false informazioni di riportare delle fonti.
Ma, successivamente, si è concentrato sul mobilitarsi per sostenere le persone molestate online.
Minacce di morte ma nuovi gruppi in Europa
Il primo anno il gruppo è stato molto sostenuto, ha ricevuto molti premi ma poi sono iniziate le minacce di morte che Dennert riceve regolarmente così come i proiettili ricevuti da suo padre.
La fondatrice e il marito sono oggetto di attacco dai troll, che hanno pubblicato anche dati sensibili della coppia.
Dopo gli attacchi, molte aziende che volevano collaborare con il gruppo, hanno deciso di non farlo.
Tutti i membri però insistono a diffondere un clima diverso e invitano sempre gli altri a fare altrettanto e difendere coloro che sono oggetti di attacchi d’odio online.
Fortunatamente, anche in altri Paesi si sta diffondendo un clima di difesa dagli attacchi d’odio e di disinformazione.
Ad esempio altri gruppi come quello #jagärhär si sono diffusi in altri Stati europei, come in Germania (con 45.000 membri) e in Slovacchia (con 6.000 membri).
Speriamo che il clima di amore e solidarietà verso le persone e la difesa dagli attacchi d’odio e di disinformazione diventi sempre più diffuso e capillare.
Elvira Lamanna