Il romanzo dal titolo “Il ladro di voci“, edizioni Clichy, è l’esordio letterario del musicista, comico e sceneggiatore Jacob Rubin. Una storia estremamente originale, bizzarra e divertente. Nella quale si nasconde una riflessione profonda sulla costruzione dell’identità personale e sulla ricerca della collocazione sociale, messe a repentaglio dall’effimera società dello spettacolo.
Il ladro di voci: la trama
Giovanni Bernini è cresciuto senza padre, che ha preferito fuggire via e non affrontare gli oneri della paternità. Giovanni è stato cresciuto da una madre affettuosa, iperprotettiva. Il ragazzo ha un dono straordinario. Riesce ad imitare alla perfezione chiunque gli capiti a tiro, compagni di classe, professori, parenti. Gli basta poco per riconoscere nelle persone quel filo sporgente che una volta tirato ne rivela l’essenza da riproporre con stupefacente precisione. Sua madre, che stravede per lui, vede in questa abilità una via per la realizzazione ricca di successi e gloria. Gli altri vedono nel dono di Giovanni qualcosa di sinistro e lo emarginano. Da qui la difficoltà del protagonista nel relazionarsi e nel costruire in modo sano la propria soggettività. Ma un giorno incontra l’impresario Maximilian Horatio, un tipo spregiudicato, che regalerà al ragazzo la possibilità di mostrare al mondo ciò che è capace di fare.
Arrivano successo e denaro. E frequentando il mondo dello spettacolo il ragazzo conosce una persona speciale, la soubrette Lucy Starlight. Lei è la prima persona della sua vita senza un filo da tirare che la metta a nudo. Giovanni se ne innamorerà perdutamente, e per amore sarà chiamato a fare i conti con se stesso.
Il ladro di voci: i temi
L’imitazione è un’arte profondamente visiva. Ma Jacob Rubin è così bravo nel restituire a parole il talento di Giovanni, da farci percepire la straordinaria verosimiglianza delle sue imitazioni. La scrittura di Rubin possiede una precisione chirurgica. Con essa descrive il blocco interiore che impedisce al protagonista d’essere se stesso, pur riuscendo ad impersonare decine di persone. L’imitazione è la porta di entrata per un discorso più complesso sulla costruzione dell’indentità personale e sulla ricerca della collocazione sociale. Rese difficili dalla superficialità e dall’insensibilità del mondo esterno in cui si muove Giovanni e contro il quale reagisce nascondendosi dietro gli altri. Vive le loro emozioni e non esterna mai le proprie. Il suo dono ne modella i rapporti interpersonali, li caratterizza, li rompe o li rende forti.
Ma l’amore, altro tema del romanzo, si rivela l’unica forza capace di mettere in crisi questo suo contorto meccanismo interiore. Non riesce ad imitare Lucy perché ne è attratto. I sentimenti verso la ragazza lo bloccano, gli tolgono quel lucido distacco necessario per osservarla senza farsi influenzare. Per conquistarla dovrà portare fuori quello che ha sempre nascosto. Dovrà cominciare l’opera mai iniziata della costruzione del sé, ragionando sul significato dell’amare e dell’essere amati. E soprattutto, dovrà ascoltare la sua voce di dentro.
Michele Lamonaca