la decisione del governo del Territorio del Nord di non rinnovare la concessione mineraria per il giacimento di uranio di Jabiluka ha segnato un momento cruciale nella storia della protezione del patrimonio culturale e ambientale in Australia. La Energy Resources of Australia Limited (ERA) ha espresso profonda delusione per la decisione, ma per la comunità dei Mirarr, i proprietari tradizionali della terra, e per i loro sostenitori, questa decisione rappresenta la vittoria di una battaglia decennale per la preservazione di uno dei siti più significativi e sacri del continente.
La campagna portata avanti con tenacia dai Mirarr ha visto negli anni l’adesione di migliaia di persone preoccupate per il progetto di estrazione dell’uranio nel cuore del Kakadu National Park. Dopo decenni di resistenza, il governo federale e quello del Territorio del Nord hanno finalmente deciso di non rinnovare la concessione mineraria, che l’ERA deteneva da oltre 40 anni. La Wilderness Society, insieme all’Environment Centre NT, all’Australian Foundation e a Friends of the Earth, ha avuto un ruolo decisivo nel fermare i numerosi tentativi di aprire una grande miniera di uranio all’interno del parco.
Il giacimento di uranio di Jabiluka, scoperto nei primi anni ’70, è uno dei più grandi al mondo, con risorse stimate di oltre 130.000 tonnellate di U3O8 (ossido di uranio). Tuttavia, la sua importanza non si limita alle sue ricchezze minerarie. Jabiluka è anche un sito di enorme valore culturale, contenente gallerie di arte rupestre di importanza mondiale e siti archeologici che testimoniano la presenza umana più antica in Australia. Questo intreccio tra risorse naturali e patrimonio culturale ha reso Jabiluka un punto focale di contesa tra interessi economici e la salvaguardia dei diritti indigeni e del patrimonio culturale.
Nel 1982 fu concessa una prima concessione mineraria, ma il progetto incontrò subito resistenze, in particolare da parte della comunità Mirarr. Nel 1991, la ERA, una sussidiaria del gigante minerario Rio Tinto, acquistò la concessione da Pancontinental e avviò i lavori di sviluppo. Tuttavia, nel 2005, in seguito a intense pressioni e negoziati, la ERA concordò formalmente che qualsiasi attività mineraria a Jabiluka potesse procedere solo con il consenso scritto dei proprietari tradizionali Mirarr. Questo accordo fu un primo riconoscimento del ruolo centrale dei Mirarr nella gestione delle loro terre ancestrali.
La lotta per la protezione di Jabiluka
Nonostante l’accordo del 2005, la minaccia di attività minerarie a Jabiluka non è mai stata completamente rimossa. Nel marzo 2024, l’ERA ha presentato una richiesta per un rinnovo decennale della concessione, affermando di non avere piani immediati per sviluppare il giacimento, ma sostenendo che il rinnovo della concessione fosse necessario per preservare il veto minerario e il patrimonio culturale del sito. Questa mossa è stata vista da molti come un tentativo di mantenere aperta la possibilità di sfruttare le risorse in futuro, un’eventualità che la comunità Mirarr e i loro sostenitori hanno fortemente contrastato.
La Gundjeihmi Aboriginal Corporation, che rappresenta i Mirarr, ha ribadito con forza la sua opposizione sia al rinnovo che a qualsiasi futuro sviluppo del giacimento. La resistenza dei Mirarr non era solo una questione di protezione del territorio, ma una lotta per la conservazione di un luogo sacro che ha un profondo significato spirituale e culturale per il loro popolo e per l’intera Australia.
La decisione del governo del Territorio del Nord di non rinnovare la concessione mineraria di Jabiluka è stata accolta con grande entusiasmo dalla comunità Mirarr e dai sostenitori della protezione ambientale e culturale. Mark Monaghan, Ministro per le attività minerarie del Territorio del Nord, ha dichiarato che la concessione non verrà rinnovata, sottolineando che la decisione è stata presa in base a rigorosi requisiti di regolarità e consultazioni tra il governo del Territorio del Nord e il governo federale.
Una parte fondamentale della decisione del governo è stata l’annuncio, fatto a maggio 2024, che un’area di Reserved Land (terra riservata) verrà istituita per impedire qualsiasi futura richiesta di concessione mineraria su Jabiluka una volta scaduta la locazione attuale. Questa misura, in vigore dall’11 agosto 2024, garantisce che finché l’area sarà protetta come Reserved Land, non potranno essere fatte richieste per nuovi titoli minerari, offrendo così una protezione a lungo termine al sito.
L’ERA ha espresso la sua delusione per la decisione e ha affermato di essere in fase di valutazione delle opzioni disponibili. Tuttavia, per la comunità Mirarr e i loro sostenitori, questa decisione rappresenta una vittoria storica. Thalia van den Boogaard, CEO della Gundjeihmi Aboriginal Corporation, ha dichiarato che “Jabiluka non verrà mai estratta e il valore naturale e culturale di importanza internazionale del sito viene finalmente riconosciuto e ora sarà protetto“.
Il futuro delle relazioni tra industria e comunità indigene
La vicenda di Jabiluka offre uno spunto di riflessione più ampio sul futuro delle relazioni tra l’industria mineraria e le comunità indigene in Australia. Se da un lato il paese dispone di vasti giacimenti minerari, dall’altro è evidente che il modello di sviluppo economico adottato finora ha spesso trascurato le esigenze e i diritti delle popolazioni locali. La crescente consapevolezza dell’importanza di un approccio più rispettoso e inclusivo sta portando a una revisione delle politiche e delle pratiche in molti settori.
Il caso di Jabiluka potrebbe quindi rappresentare un punto di svolta, spingendo sia il governo che l’industria a rivedere le proprie strategie. La necessità di trovare un equilibrio tra sviluppo economico e rispetto dei diritti umani e ambientali è più urgente che mai, e l’esperienza del sito dimostra che è possibile ottenere risultati significativi attraverso la determinazione e la collaborazione tra le comunità locali e i loro sostenitori.
La decisione di non rinnovare la concessione mineraria di Jabiluka non solo mette fine a decenni di incertezza, ma apre anche la strada a nuove iniziative per proteggere e valorizzare ulteriormente il sito. La Gundjeihmi Aboriginal Corporation ha indicato che i prossimi passi includeranno la richiesta di inserimento del sito nel patrimonio dell’umanità dell’UNESCO. Un riconoscimento che confermerebbe l’importanza globale del sito.
Inoltre, si lavorerà per integrare Jabiluka nel circostante Kakadu National Park, uno dei siti naturali e culturali più importanti d’Australia. Questo passo non solo rafforzerebbe la protezione del sito, ma contribuirebbe anche a una gestione integrata e sostenibile dell’area, che rispetti i valori ambientali e culturali del luogo.
La protezione del sito è vista come una vittoria non solo per i Mirarr, ma per tutti gli australiani e per la comunità internazionale che riconosce l’importanza di preservare i siti di rilevanza culturale e ambientale. “È un giorno estremamente significativo per i Mirarr e per tutti gli australiani“, ha affermato van den Boogaard. “Ora inizia il lavoro di prendersi cura di Jabiluka come patrimonio di tutti gli australiani”.
Tuttavia, la questione dei diritti territoriali degli aborigeni e della protezione dei siti culturali resta un tema centrale nel dibattito politico in Australia. La vittoria a Jabiluka offre speranza, ma anche un chiaro avvertimento: la lotta per il rispetto e la protezione delle terre indigene è tutt’altro che finita.
In un contesto globale in cui lo sviluppo economico e la conservazione culturale spesso entrano in conflitto, la storia di Jabiluka rappresenta un esempio potente di come le comunità indigene possano far valere i propri diritti, proteggendo la loro eredità e il loro futuro. La comunità aborigena ha dimostrato che, attraverso la determinazione e la resilienza, è possibile ottenere giustizia e proteggere ciò che è sacro.