Nella Sala Petrassi dell’Auditorium di Roma è andato in scena Freschibuffi e altre trasmigrazioni dell’anima, spettacolo che è riduttivo definire comico, di e con Ivan Talarico e Claudio Morici.
Uno spettacolo in cui le canzoni del primo si intrecciano ai monologhi del secondo in un’intelligente mescolanza di ironia e denuncia sociale.
Talarico e Morici sono speculari.
Si incontrano sul terreno comune della comicità paradossale, dei giochi di parole rivelatori, di un umorismo che sottolinea gli aspetti più surreali della quotidianità: Talarico ha un’ironia garbata, una costruzione raffinata di rovesciamento logico, nasconde l’esplosione comica in una serie di variazione poetiche; Morici, al contrario, rivela la profondità poetica dietro un approccio comico apparentemente più popolare, ti strappa la risata per poi farti pensare.
Talarico è compassato, Morici sanguigno; Talarico è cerebrale, Morici istintivo: Talarico è malinconico, Morici furioso.
Ma, se si ascolta con attenzione, i ruoli si invertono.
Il risultato è ottimo: i due dialogano a meraviglia (ormai sono al sesto anno di collaborazione) e lo spettacolo è molto equilibrato tra risata e riflessione.
La cornice dello spettacolo è la trafila di mail (“12 Giga! Ho dovuto comprare un hard disk esterno!”) mandate al Direttore dell’Auditorium per proporre lo spettacolo, senza (nella finzione comica) ricevere alcuna risposta.
Da qui la simulazione di uno spettacolo mentale, in cui il pubblico è più volte coinvolto in siparietti improvvisati.
Oltre ai brani ormai noti di Talarico (notevole anche dal punto di vista della performance, pensiamo alla rappresentazione della schizofrenia in musica ovvero Il mio occhio destro ha un aspetto sinistro), una delle vette dello spettacolo è stata la variazione di Morici sul noto pezzo di Remo Remotti, Mamma Roma, Addio, tutto incentrato sul Quartiere S.Lorenzo: al di là della perfetta osservazione sociale (chi ha scritto ci ha vissuto e conferma tutto), è interessante il legame con l’attualità giornalistica.
Nel brano praticamente si citano (o forse si affrontano indipendentemente) due battaglie giornalistiche dell’intellettuale Christian Raimo (presente in sala): le paradossali multe alla preziosa libreria Giufà per cavilli burocratici a pochi passi dallo spaccio palese e indisturbato in una piazza divenuta proverbiale per quel motivo; lo scandalo ecologico del Tmb Salario.
In sala anche molti attori del cast di Boris, il capolavoro dell’osservazione sociale italiana.
Vi invitiamo a seguire con interesse questi artisti, baluardi viventi dell’ironia intelligente in questo momento di devastante decadenza delle coscienze.