Da oggi via libera al voto in senato sullo Ius Soli, sebbene i numeri siano risicati.
Traducibile dal latino come “diritto del suolo”: in buona sostanza significa che se nasci in Italia allora sei italiano, anche se i tuoi genitori sono stranieri.
Il DDL, rimasto bloccato in commissioni Affari Costituzionali per quasi due anni, estenderà la cittadinanza ai figli di immigrati nati o cresciuti in Italia e prevedrà due tipologie di diritto: lo ius soli temperato, che conferirà la cittadinanza ai figli nati in Italia da immigrati stranieri che possiedono un permesso di soggiorno Ue permanente o almeno di lungo periodo; e lo ius soli culturale, che riconoscerà la cittadinanza italiana ai figli nati all’estero da genitori stranieri ma entrati in Italia prima del compimento dei 12 anni di età e in possesso di un titolo di studio o di frequenza rilasciato da un istituto scolastico italiano.
Beppe Grillo, tuttavia, non ci sta schierandosi dietro l’indignazione: lamentandosi di un DDL scongelato proprio adesso per scopi propagandistici di Matteo Renzi, che vorrebbe avvicinare la sinistra perduta, ma utile anche alla parte contraria, per cavalcare il malcontento che ne seguirà per portare voti al proprio mulino. Il comico conclude affermando che la cittadinanza italiana è strettamente legata a quella Europea e che “l’Europa quando serve non c’è”.
E’ innegabilmente vero che questa riforma, così sentita e dai toni “caldi”, può essere sfruttata per scopi propagandistici ma è anche vero che qualsiasi riforma lo è, per evitare strumentalizzazioni l’unica strada è l’immobilismo: un atteggiamento che negli ultimi tempi pare essere caro al Movimento 5stelle, tra astensioni e franchi tiratori. A voler pensare male per forza, verrebbe da chiedersi se l’indignazione stessa di Beppe Grillo non sia propaganda malcelata a sua volta: una decisione storica sulla cittadinanza è chiaramente ascrivibile ad un’ ideologia, cosa scomoda per il burattinaio del Movimento “né di destra né di sinistra”; per altro su un tema come questo che già scosse in passato la stessa base stellata. La conclusione ammiccando alle mancanze dell’Europa, da sempre odiata, pare talmente confusa da sembrare forzata: le decisioni sulla cittadinanza spettano ai singoli Paesi solamente e lo Ius Soli è previsto già in molteplici Stati Europei con diverse forme e applicazioni personali.
Il Movimento 5stelle è per altro in buona compagnia: nella notte di ieri, nella città di Ancona, diversi militanti di Forza Nuova e AN hanno appeso cartelli e striscioni per la città per manifestare contro la riforma; paventando un aumento dell’immigrazione e quindi del terrorismo (come successo in Uk o in Francia, entrambi Paesi che prevedono lo Ius soli) ma soprattutto uno svilimento della “italianità” come valore acquistabile mediante mera burocrazia.
In questo senso è abbastanza fantasioso associare l’immigrazione, fenomeno che esiste da sempre, al terrorismo: non tutti gli immigrati sono terroristi e questo ben si sa; allo stesso modo pare forzato trovare la causa del terrorismo in un istituto giuridico, che di per sé favorisce l’integrazione ma non è risolutivo senza l’aiuto di dispositivi sociali e culturali; risulta quantomeno comodo tacere sulla povertà e l’isolamento che accomunava i terroristi negli ultimi tragici fatti in Europa. L’analisi parrebbe più complessa di come FN e AN vorrebbero raccontare.
L’Italia è un territorio dalle origini molto antiche ma gli italiani sono un popolo giovane, di appena 150 anni, e ci si chiede se non sia il caso quindi di interrogarsi sul concetto di “italianità” e di “identità nazionale”: è Italiano chi nasce da Italiani o, piuttosto, chi vuole essere italiano, per amore di questo Paese, contribuendo con i suoi sforzi al suo sviluppo economico e culturale? Lo Ius soli in questo senso potrebbe non solo aprire ad una nuova e fruttuosa strada per l’integrazione tra i popoli ma anche raccontare la cittadinanza per questo che è già in diverse parti del Mondo, come gli Usa: uno strumento logistico che permetta di regolamentare le faccende pratiche che riguardano le persone, sia in termini di diritti che di doveri e di rispetto delle leggi; e rimandare la ricerca dell’identità storica al territorio, al terra che abbiamo sotto i piedi e non al sangue che scorre nelle nostre vene.
Si calcola che questo DDL regolamenterà la posizione giuridica e la dignità di più di 800mila minori: nati in Italia, cresciuti in Italia; Paese di cui festeggiano le ricorrenze, ne parlano i dialetti e ne apprezzano i cibi; un popolo di giovani che non conosce il Paese di origine dei loro genitori e che hanno scelto di costruire qui la loro vita futura e che meritano che si prenda una decisione sull’identità cui sentono di appartenere, senza perdere tempo con vecchie ideologie ed immobilismo di comodo.
Alice Porta