Ius Soli o Ius Culturae?
Il tema del diritto di cittadinanza ai cittadini extracomunitari, nati sul territorio italiano, torna ad alimentare il dibattito politico e sociale quotidiano.
La politica ha chiesto realmente ai “nuovi italiani” cosa è davvero importante per loro?
Un diritto acquisito per legge o uno che permetta loro di non essere considerate “persone” di secondo grado?
E’ probabile che la classe politica in toto, presa dal proprio bisogno delirante di onnipresenza, continui a ignorare il fatto che a molti extracomunitari, specie i ragazzi nati qui e iscritti nelle stesse scuole dei ragazzi italiani, non abbiano tutti gli stessi diritti alla formazione e all’inserimento sociale della società che li accoglie. A questo e altri temi s’ispira la marcia dei figli di migranti, prevista a Roma il prossimo 9 maggio, il cui scopo è rilanciare il tema dello Ius Soli, la cui vicenda parlamentare ha acceso diversi animi, durante la scorsa legislatura. Nell’ottica di un’analisi più strutturata riguardo un tema così delicato, la marcia ha valore simbolico molto importante, perché vuole rilanciare il dibattito su un tema che guarda oltre lo Ius Soli: lo Ius Culturae.
Ius Soli e Ius Culturae; affinità e divergenze
Allo stato attuale, vi è circa un milione di italiani ai quali viene negato il diritto a una formazione scolastica completa. Questo perché la norma presentata nella passata legislatura, garantisce il diritto alla cittadinanza veniva concesso a chi possiede almeno un genitore in possesso del permesso di soggiorno da 5 anni. In questo modo, pur non restringendo il campo delle possibilità per lo Ius Soli, non viene garantita la piena attuazione della norma di legge, portando all’attuazione di uno Ius Soli più temperato. Ciò che prevede lo Ius Culturae è, invece, l’opportunità di ottenere la cittadinanza a chi ha compiuto un ciclo scolastico di almeno 5 anni.
“Vogliamo affrontare la questione della cittadinanza, senza farci più influenzare dai partiti politici”, dice il presidente dell’associazione Neri Italiani Amin Nour. Il nero, unito a tutte le altre minoranze, forma un insieme di esseri umani che subiscono sostanzialmente sempre la stessa discriminazione: non essere considerati pienamente umani“.
Una prova di consapevolezza del fatto che il rispetto e la dignità umana dipendono anche dal diritto a conoscere e porre le basi della propria coscienza culturale e critica. Tutto ciò vale molto di più del diritto all’appartenenza a un “suolo” e alle leggi che lo regolamentano. Come si fa a pretendere il rispetto delle leggi, se non si da questi ragazzi la formazione adeguata per conoscerle, comprenderle e rispettarle? Tra i vari testimonial della manifestazione, Mario Balotelli e anche Rami e Adam; eroi istintivi del fallito attentato al bus di San Donato milanese, vittime inconsapevoli di quella consueta kermesse mediatica, politica e ideologica, al limite della parodia, che ha rispolverato il tema dello Ius Soli. La richiesta della cittadinanza da parte dei due ragazzi, la passerella televisiva che li ha sfruttati a uso e consumo del politicamente corretto e il consueto “exploit mediatico” del ministro dell’interno, se da una lato ha messo tristemente in luce l’enorme ipocrisia di una politica, che rimane sorda ai cambiamenti sociali fino a quando gli stessi siano funzionali alla propria campagna elettorale, dall’altro ha il merito di aver rivelato quali sono le considerazioni generali dell’opinione pubblica.
Secondo i recenti sondaggi, infatti, la maggioranza degli italiani sarebbe favorevole allo Ius Soli.
Il valore simbolico della marcia nella Fu Caput Mundi è racchiuso anche nel giorno in cui si terrà; quel 9 maggio che pose fine alla seconda guerra mondiale in Europa e che causalmente corrisponde alla proclamazione dell’impero, anni prima da parte di Mussolini, oltre che alla festa dell’Europa. Prioritario o no, lo Ius Soli potrà concretizzarsi solo quando saranno i giovani nuovi italiani, e qualora lo vorranno, a ottenere la dignità di essere ascoltati e considerati cittadini completi, con pari diritti e pari doveri, ma anche pari rispetto alle loro scelte e alle loro priorità.
Fausto Bisantis