La legge 91 del 1992 prevede un brevissimo periodo per fare richiesta di cittadinanza. Gli stranieri che sono nati o che hanno studiato in Italiano hanno 12 mesi dal compimento dei 18 anni per fare richiesta. Ma questa cosa non tutti la sanno e per fare tutto l’iter la burocrazia è infinita. Il 13 ottobre del 2015 la Camera dei deputati ha approvato il disegno di legge per la modifica di questa legge. La modifica prevede uno ius soli temperato, una miscela tra ius soli e ius culturae. In pratica si acquista la cittadinanza in automatico se sei un minore nato in Italia, a patto che almeno uno dei genitori sia in possesso del permesso di soggiorno Ue per lunghi periodi o permanete. Possono diventare cittadini Italiani anche coloro che hanno i genitori che non hanno questi permessi basta essere nati qui o essere arrivati entro i 12 anni di età e dimostrare di aver fatto uno o più cicli scolastici. Anche per coloro che hanno i requisiti per lo ius culturae possono richiedere la cittadinanza. Ormai è più di un anno che questo disegno di legge è fermo in Senato.
Il 28 febbraio gli stranieri italiani che avrebbero tutti i requisiti per essere considerati a tutti gli effetti cittadini Italiani hanno manifestato a piazza del Pantheon per chiedere dei diritti che gli spettano. Chiedono appunto che quel disegno di legge fermo ad ammuffirsi sia ufficializzato. Solo questo. Perché se una bambina di origine bengalese alla domanda di dove sei risponde “ Sò romana, anzi no italiana” non vedo il perché non riconoscere quello che di fatto è già: Italiana anzi no romana. Come molto spesso accade chi governa non risponde alle richieste della società, e questo è uno di quei casi. Per colpa delle opposizioni di esponenti politici, come la Lega, queste modifiche non vengono attuate come sarebbe giusto in un paese civile.
“Insieme alla legge è sospesa la speranza per un milione di bambine e bambini, ragazze e ragazzi che crescono in Italia senza esserne cittadini. Oggi in Italia, bambini e ragazzi che crescono, giocano, sognano e studiano insieme- frequentando gli stessi luoghi e avendo gli stessi insegnanti- hanno uno status diverso a seconda delle origini dei genitori- in risposta al principio dello ius sanguinis, crescono stranieri in Italia e, nei fatti, finiscono per essere stranieri anche nella patria dei loro genitori”. Queste sono le parole dell’Autorità garante dell’infanzia che meglio riassumono l’importanza di avere una legge adeguata sullo ius soli, e quanto questa mancanza abbia risconti negativi per il futuro di migliaia di bambini senza diritti. La legge è una priorità del governo Gentiloni. Questo disegno di legge deve passare e se ci dovesse essere ancora dell’ostruzionismo da parte di qualcuno ci sarà la fiducia. Ma è mai possibile che per avere dei diritti sacro santi bisogna arrivare alle minacce? Mettere la fiducia su una decisione significa dire o passa o qui casca tutto, è necessario arrivare a tanto per concedere lo ius soli? Una formalità visto che queste persone (perché si anche se “stranieri” brutti sporchi e cattivi ,come tanti li disegnano, sono Persone) sono Italiane e hanno bisogno solo di formalizzare una cosa ovvia. Perché è ovvio che nascere e crescere in Italia ti rende italiano, forse anche un italiano migliore di tanti.
Claudio D’Adamo