L’approvazione dello ius soli, negli scorsi giorni, è stata messa in stand-by dai capigruppo dei partiti, tanto da sparire dal calendario dei lavori del Senato. Il motivo? Come ha confermato Luigi Zanda, deputato del Pd, mancano i voti necessari all’approvazione e gli stessi che lo avevano votato alla Camera, non lo voteranno al Senato.
In poche parole, tanta incertezza e poca chiarezza intorno a uno dei temi politici più spinosi ma che serve da metro per misurare il progresso culturale e civile di un paese.
Nonostante la sua rilevanza, per la maggioranza è più importante tutelare la tenuta del Governo, come aggiungono alcuni senatori del Pd come Valeria Cardinali, “preservandolo dal rischio di tensioni e fratture nel momento in cui esso ha il compito fondamentale di mettere a frutto i segni incoraggianti della ripresa economica. Nessuna rinuncia quindi, ma solo la consapevolezza politica che serve un accordo solido, dopo il Def, per l’approvazione definitiva di una legge di civiltà”.
Se da un lato la componente democratica esprime amarezza per la mancata approvazione dello ius soli, dall’altro vi sono alcuni rappresentanti della destra che hanno accolto positivamente la scelta dei capigruppo. Come dimostra il tweet del segretario della Lega, Matteo Salvini: “Niente legge sullo Ius soli in Senato a settembre, una vittoria della Lega e del buon senso. La nostra battaglia va avanti, grazie Amici! La cittadinanza non si regala. #NoIusSoli #stopinvasione”.
Nonostante Maurizio Lupi, presidente dei deputati di Alternativa popolare, abbia elogiato la decisione presa da Gentiloni, ovvero di non legare il voto di fiducia allo ius soli, il presidente del Consiglio ha comunque voluto evidenziare che sul provvedimento “resta l’impegno del Governo”.
Una posizione ben più decisa è quella assunta dal presidente della Camera, Laura Boldrini, che sottolinea l’importanza del diritto alla cittadinanza anche per i bambini nati in Italia da genitori stranieri o arrivati nel nostro territorio sin da piccoli: “penso sia molto atteso da molti giovani che sono nati in Italia che sono a tutti gli effetti italiani. Soprattutto credo sia conveniente per tutti farne dei buoni cittadini. Sono giovani che vanno a scuola con i nostri figli e dei paesi dei loro genitori non conoscono neanche la lingua”.
Sicuramente si tratta di un tema che condivide un filo diretto con la paura. Timore e senso di estraneità verso qualcuno che, in realtà, è a tutti gli effetti italiano, visto che è cresciuto in una regione italiana, apprendendo appieno lingua, cultura e dialetti, così bene che a volte è necessario affidarsi ai lineamenti per comprenderne le origini.
E la politica è una delle dirette responsabili di questo clima pesante: dovrebbe essere il primo canale per diffondere e favorire l’integrazione, mettendosi in gioco prima persona per garantire il diritto alla cittadinanza a chi è a tutti gli effetti italiano.
Invece preferisce nascondersi dietro giochi di potere o il timore di prendere una posizione netta, forse poco popolare ma sicuramente a tutela della dignità di qualcuno che prima di tutto è “persona”.
Dorotea Di Grazia