Paura delle fake news, distacco dalla realtà e dipendenza dai social network sono i principali rischi legati all’uso della rete secondo gli italiani. Lo rileva un’indagine realizzata da Swg per Parole O_Stili, in occasione del Festival della comunicazione non ostile.
La paura delle fake news nel report di Swg
Parole O_Stili è una realtà che dal 2017 si impegna a contrastare il fenomeno della violenza delle parole online e offline, che è in costante crescita. In occasione del “Festival della comunicazione non ostile”, l’associazione ha affidato a Swg un’indagine per rilevare il rapporto che hanno gli italiani con la comunicazione sul web. I risultati parlano chiaro: su un campione di 1.200 soggetti maggiorenni, circa 8 italiani su 10 reputano come “normale” l’odio e la violenza nella comunicazione sul web, mentre 1 su 3 è preoccupato dalle fake news. Non solo, il 29% dei campionati teme che l’utilizzo di dispositivi tecnologici, come smartphone e tablet, posso causare un distacco dalla realtà e il 24% ha paura di sviluppare una dipendenza dai social network. Lo studio evidenzia una crescita nella percezione di questi tre fattori di rischio rispetto al 2017, quando invece i principali timori erano relativi prevalentemente al rischio di furto di dati personali e alle violazioni della privacy.
Altro tema di interesse affrontato dall’indagine Swg è quello dell’intelligenza artificiale (IA), ancora una sconosciuta per 1 italiano su 5: il 4% del campione dichiara addirittura di non averla mai sentita nominare a fronte di un 16% che, pur avendo sentito il nome, non saprebbe descrivere cosa sia. A fronte di questo aumenta anche il peso di chi la reputa pericolosa o addirittura da evitare assolutamente che, rispetto allo scorso anno passa dal 23% al 29%, con un incremento di 6 punti percentuali. In diminuzione quanti reputano l’intelligenza artificiale qualcosa di positivo, anche se da monitorare (- 1%).
L’indagine di Parole O_Stili identifica quindi un cambiamento rispetto al rapporto con la rete da parte degli italiani, da una paura derivata alla perdita di dati personali, quindi da furti o atti illegali commessi per lucro, ad un timore che è relativo al rapporto con le persone e la realtà. L’indagine evidenzia come la preoccupazione principale sia non che si venga derubati di qualcosa, ma che ci si alieni dalla realtà. Il cambiamento è significativo, ed è rappresentativo di come sono mutati la rete ed i social in particolare negli ultimi anni: da un internet usato con, forse troppa, cautela e diffidenza, ad un internet sempre più parte integrante delle nostre vite, che può potenzialmente risucchiarci come un buco nero.
Fake News e Violenza Verbale
La paura delle fake news è molto comune, questo soprattutto nella fascia di popolazione più avanti con gli anni, meno tecnologicamente istruita e più sensibile alle varie “trappole” che si annidano nel web. Ciò non significa che tutti gli altri siano salvi. Le fake news sono talvolta semplici da smascherare, basta un po’ di fact-checking, ma capita che, o perché ben fatte o perché riportate da qualche fonte autorevole, si diffondano comunque; ed una volta diffuse queste si espandono a macchia d’olio, venendo arginate con molta difficoltà.
Anche il crescente utilizzo dell’intelligenza artificiale può rappresentare una svolta nella crescita della disinformazione. L’ IA è capace di generare qualsivoglia immagine gli venga richiesta e questo può portare gli utenti meno esperti a cadere nella disinformazione. Agli inizi di maggio era diventata virale sul web una foto ritraente Papa Francesco con indosso un piumino griffato, come se stesse sfilando, ovviamente un’immagine fake generata da una IA; i commenti di stupore e di sdegno, spesso di persone più anziane, non si sono fatti attendere: tratte in inganno dal fake non hanno aspettato un attimo e subito è cominciato quel fenomeno della violenza verbale online, sia nei confronti del soggetto della foto che dei malcapitati che cercavano di spiegare come la foto fosse falsa. Sarebbe bastato un minimo di fact-checking, o forse solo di buon senso, per smascherare la notizia, ma non è stato così.
L’esempio ci dimostra quindi come, se non si è avvezzi alla tecnologia, sia facile cadere in queste “trappole” e soprattutto quanto sia normale la violenza verbale in rete. Nascosti dietro ad uno schermo è purtroppo molto facile insultare, tanto nella maggior parte dei casi non c’è nessuna conseguenza, se non quella di ferire impunemente chi riceve i commenti di odio. Se è questa la nuova normalità dei social, dove chiunque può diventare famoso in un attimo ma anche ricevere violenza verbale ed odio gratuito, bisogna educare ed insegnare, a tutti non solo ai più giovani, come rapportarsi a questo mondo in continua evoluzione.
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