Italia-Turchia arbitrata da una donna: è la proposta della Fondazione Gariwo alla Uefa per la partita inaugurale degli europei del 2021. Un segnale alla Turchia e uno al mondo del calcio.
Lo sport e la politica
La prima partita degli europei di calcio del 2021 tra Italia e Turchia sarà disputata l’11 giugno allo stadio Olimpico di Roma.
Politica e calcio come sempre comunicano e dialogano, e la nuova proposta dell’associazione Gariwo lavora in questo senso. Un’occasione per non restare indifferenti davanti alle ingiustizie operate nei confronti delle donne nel paese di Erdoğan.
La fondazione Gariwo ha proposto alla Uefa che “la partita inaugurale degli Europei venga arbitrata da una donna, possibilmente assistita da una terna tutta femminile”. Proposta che in un mondo ideale non troverebbe motivo di esistere, ma che nell’ambiente calcistico assume un significato particolare. Una donna che dirige una partita di calcio è vista infatti ancora come un’eccezione, nonostante negli ultimi anni qualcosa si sia mosso.
Per la direzione del match si è parlato di Stéphanie Frappart, che ha già arbitrato partite di Champions ed Europa League e potrebbe rappresentare la figura ideale per gestire una partita complicata.
Lo sport
Una risposta è arrivata dall’attuale designatore degli arbitri della Serie A, nonché uno dei migliori arbitri italiani di sempre, Nicola Rizzoli. Su Vanity Fair, l’ex arbitro si è detto “certamente favorevole”, sottolineando però polemicamente come il fatto di rendere una direzione femminile un evento non renderebbe giustizia al merito dell’eventuale arbitro. Le parole di Rizzoli sottolineano come un certo tipo di stampa porti come trofeo questi “avvenimenti”, sottoponendoli all’opinione pubblica come un fatto da ricordare. “Raggiungere la vera parità di genere” per Rizzoli vuol dire smettere di sottolineare e gridare il fatto che una partita sia diretta da una donna.
La proposta di Gariwo tuttavia rivolge la sua attenzione soprattutto alla squadra in campo contro l’Italia, facendone un discorso non semplicemente relegato al mondo del calcio.
La politica
Italia-Turchia arbitrata da una donna, secondo la fondazione, “sarebbe un gesto simbolico, dall’impatto molto forte”. Ad Ankara, infatti, il rapporto con i diritti delle donne è diventato quantomeno ambiguo. Indicativo l’episodio che ha coinvolto la presidente della Commissione Europea Von der Leyen, che in un incontro con il premier turco è stata fatta accomodare in secondo piano rispetto allo stesso Erdoğan e al presidente del Consiglio Europeo Michel. La Von der Leyen ha detto di essere stata trattata così in quanto donna.
Ha fatto discutere anche il recente ritiro della Turchia dalla Convenzione del Consiglio d’Europa sulla lotta alla violenza sulle donne. Il trattato, firmato nel 2012, aveva visto la Turchia come primo paese a ratificare la convenzione. Il passo indietro di Erdoğan è un chiaro segnale dell’impronta che il governo vuole dare al paese in termini di diritti delle donne.
Quello con il calcio non è un collegamento casuale. Molti dei giocatori, anche in campo, hanno effettivamente dimostrato di stare dalla parte del presidente Erdoğan, recentemente definito “dittatore” dal premier Italiano Mario Draghi. In tante occasioni, ricorda la fondazione Gariwo, gli atleti si sono schierati a favore delle politiche militari della Turchia, anche con gesti inequivocabili davanti a milioni di spettatori.
Per la fondazione “lo sport può essere al centro del dibattito politico anche come dissenso e denuncia”.
Rimane difficile capire quanto la soluzione proposta possa rivelarsi effettivamente un segnale efficace, punto di partenza per il cambiamento di una cultura ben radicata.
Emanuele Di Casola