Gli episodi di sessismo e discriminazione verso le donne sono ancora all’ordine del giorno. L’Italia rimane un Paese sessista, dove il rispetto e le pari opportunità non sono ancora garantiti. A dimostrarlo ci sono le gaffe dei rappresentati dei media e delle istituzioni.
Lo Stato negli ultimi anni si è certamente dimostrato più attento al tema della violenza nei confronti delle donne, tuttavia il suo intervento contro il fenomeno del sessismo si è limitato ad un aumento della criminalizzazione delle condotte scorrette. La legge n. 134 del 2021 (legge delega per la riforma del processo penale) ha integrato nuove disposizioni riguardo la tutela tutela delle vittime di violenza domestica e di genere, ampliandone la portata applicativa anche alle vittime dei tentativi di lesione e di omicidio.
Se è vero che nel procedimento penale ci sono stati dei lievi passi avanti, è altrettanto vero che in ambito civile le tutele sono scarse. Oltre tutto, appaiono presenti svariate problematiche che interessano nello specifico le migranti e le donne con disabilità vittime di violenza. La situazione italiana richiede non solo un intervento legislativo, ma anche un impegno socio-culturale che punti a istituire e progettare interventi politicamente schierati volti alla prevenzione e alla protezione.
In un territorio in cui gli incontri per abbattere i pregiudizi e gli stereotipi che alimentano una sottocultura intrisa di misoginia e sessismo rivolti alle scuole ed ai dipendenti degli enti pubblici sono inesistenti, o quasi, cosa dovrebbe spingere le donne italiane a sentirsi protette e sostenute dallo Stato?
Il seme della discriminazione nasce anche nei luoghi deputati all’istruzione
A palesare questa drammatica situazione interviene un professore della Scuola Superiore della magistratura di Scandicci a Firenze. Il docente Daniele Domenicucci, per via della mancata cessazione della condivisione dello schermo durante una lezione, ha mostrato all’intera classe degli “elegantissimi” commenti scambiati via mail con un altro egregio collega:
“Sono dei maleducati. Detto questo, ci sono almeno un paio di belle fiche”
Se neppure nelle sedi istituzionali c’è rispetto della figura femminile, come può questa essere rispettata nella società? Questa domanda attanaglia tutte le donne nella propria quotidianità.
Il comitato direttivo della Scuola Superiore di Magistratura ha provveduto celermente ad allontanare la figura, dichiarando che il protagonista dell’accaduto non avrà modo di collaborare nuovamente in attività di formazione della Scuola. Per quanto la punizione possa apparire “sufficiente”, l’accaduto non fa altro che nutrire la palese manifestazione di un problema sociale insito nel sistema Italia.
Il sessismo sui media
L’episodio in questione si è tristemente verificato a solo un paio di giorni di distanza dalla gaffe in diretta di due commentatori della Formula 1. Davide Valsecchi e Matteo Bobbi, ex piloti e parte del team di opinionisti di Sky, si sono scambiati battute sessiste in diretta. Le protagoniste di questi scherzi di cattivo gusto sono state due ragazze presenti in quel momento nell’area delle corse visibili in diretta TV alle spalle di Federica Masolin (conduttrice del programma). I due commentatori hanno paragonato le ragazze a dei “pacchetti di aggiornamento” che purtroppo “non è possibile testare”. La chiara mercificazione delle giovani donne non può che lasciare allibiti gli spettatori.
Vicende di questo tipo nei media italiani sono all’ordine del giorno. I termini usati dai media e il modo in cui essi presentano le situazioni e le persone appaiono spesso ambigui. Ne è un esempio la colpevolizzazione più o meno evidente della vittima di un crimine passionale o sessuale, l’eccessivo uso del nudo e la rappresentazione sessualizzata della donna in TV.
Il Global Gender Gap Report 2022 dimostra che i media italiani sono tra i più maschilisti dell’Unione Europea, caratterizzati dalla sessualizzazione femminile negli spot pubblicitari e nei format televisivi, che mettono in luce il modello della donna oggetto. Secondo tale relazione l’Italia sarebbe ferma alla 63° posizione su un totale di 146 Paesi monitorati e in 25° posizione considerando solo gli stati membri. Il dato non sorprende, quindi perché il problema non viene percepito in tutta la sua gravità?
Un nuovo tipo di discriminazione contro le donne
Mentre in passato il sessismo veniva manifestato in forma diretta, dopo la seconda ondata del movimento femminista degli anni ’60 e la terza degli anni ’90 questa forma di discriminazione sociale è stata riconosciuta come un problema ed è diventata oggetto di ricerca. L’interesse accademico ha portato al bisogno di occultare il sessismo, quantomeno nelle forme più ostili, al fine di mantenere le apparenze e la possibilità di una pacifica interazione tra i sessi.
Malgrado ciò, il fenomeno non è scomparso si è solamente evoluto, trovando nuove vie d’espressione progressivamente più sofisticate, sottili e spesso ambivalenti. Esso si nasconde nell’ombra di una società apparentemente paritaria indebolendo la lotta femminista. D’altronde, i dati statistici dimostrano come l’accettazione, almeno formale, di un certo livello di parità non sia sufficiente.
I rapporti tra i sessi e le dinamiche relazionali ad essi correlate sono questioni di ordine legale, ma ancor prima socio-culturale che non posso essere risolte se non partendo dall’educazione civica e dalla sensibilizzazione dei cittadini. I diritti sono sempre figli di un cambio di rotta culturale. La prima risorsa che lo Stato dovrebbe attivare in questa direzione passa attraverso l’istruzione e la comunicazione pubblica.
Cosa aspetta l’Italia a progredire sia in campo legislativo che comunicativo e divulgativo?
Francesca Calzà