Da mesi il confine italo-francese è caldissimo. Non passa notte senza che qualche migrante provi ad attraversare la frontiera, in mezzo alla neve, solcando le piste da sci che di giorno sono affollate di turisti. Senza i vestiti giusti, senza cognizione. Ai piedi, scarpe da ginnastica mezze rotte, addosso, quando va bene, un sacco dell’immondizia che credono li ripari dal freddo. Almeno così hanno sentito dire da quelli delle associazioni che danno loro due dritte su cosa fare, e soprattutto non fare.
È un confine fortemente militarizzato sul lato francese, mentre è libero sul versante italiano, dove non c’è nessun punto di guardia. La Gendarmerie non di rado manda i suoi a pattugliare i boschi, dalla parte italiana, per scovare qualche migrante senza documenti che cerca di raggiungere la Francia. Anche quella di “scaricare” migranti in Italia, a Bardonecchia ma non solo, dopo che hanno tentato di passare il confine, è ormai una prassi consolidata.
Come hanno rilevato Amnesty International e Medici Senza Frontiere dopo una missione di osservazione realizzata il 12 e 13 ottobre scorsi nei pressi di Briançon, mancano le misure di protezione di base, nonostante il passaggio di queste persone sia esposto a diversi pericoli, tra cui il freddo intenso e la mancanza di cibo e acqua. Gli osservatori hanno raccolto testimonianze di violazioni in presenza di situazioni di palese vulnerabilità, e persino casi di minacce da parte della polizia: respingimento di migranti e minori, ostacoli alla registrazione delle domande di asilo, controlli discriminatori, inseguimenti sulle montagne, minacce e offese.
I controlli sono sempre più serrati. A farne le spese, oltre ai migranti che tentano una via di fuga verso un futuro che nella loro testa è migliore, sono anche i comuni cittadini. Come gli autisti dei Flixbus, i pullman low cost che attraversano l’Europa. L’ultimo caso dei due autisti genovesi bloccati dalla Gendarmerie sull’Escota, il tratto autostradale della Costa Azzurra appena passato il confine a Ventimiglia, è solo uno dei più eclatanti. I due hanno raccontato a Repubblica di essere stati fermati, ammanettati, perquisiti, spogliati e portati in carcere. Hanno trascorso un giorno in cella, senza cibo né acqua. Con un odore nauseabondo di urina che non li faceva quasi respirare. La loro “colpa” sarebbe stata quella di non essersi accorti che stavano trasportando dei migranti irregolari. Quattro persone, tutte pachistane, probabilmente della stessa famiglia.
Doveva essere solo una verifica di routine, dopo la quale generalmente le eventuali persone trovate con documenti non in regola o comunque sospette vengono fatte scendere e prese in consegna dalla polizia, mentre il bus prosegue il suo viaggio. Ma quel giorno le cose non sono andate così: i gendarmi «erano nervosi, uno in particolare urlava contro tutti» ha raccontato uno dei due autisti. Al momento i due dipendenti di Flixbus non sarebbero stati denunciati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, ma solo per questa volta, gli hanno fatto intendere i gendarmi. Un trattamento che il segretario della Filt Cgil di Genova ha bollato come «vergognoso e assurdo». Sia la Farnesina che il consolato italiano a Nizza sono stati immediatamente informati.
Ogni anno circa 5mila persone, soprattutto ragazzi tra i 18 e i 25 anni, ma anche uomini, donne e bambini, partono dal Piemonte, a piedi, e percorrono decine di chilometri per attraversare il confine, passando da Bardonecchia e dal Colle della Scala. Nel 2018 almeno tre sono morte lungo la traversata, per ipotermia, perché sono cadute in un crepaccio o si sono perse. Il 2019 è iniziato con un’altra vittima: la notte fra il 6 e il 7 febbraio, vicino al bordo della strada che collega Briançon all’Italia, è stato trovato il cadavere di un ragazzo di vent’anni, morto assiderato.
Secondo i dati forniti dal Viminale, nel 2017 sarebbero stati respinti dalla Francia verso l’Italia 30.911 migranti, di cui 10.407 in possesso di un titolo di soggiorno valido in Italia. Nel 2018, tra il primo gennaio e il 28 agosto, i respingimenti sarebbero stati 17.476: di questi, 6.561 migranti sarebbero stati in possesso di permesso di soggiorno. In totale, 48.387 migranti in circa venti mesi. I numeri diffusi dalle autorità francesi sono addirittura superiori: 54.442.
Agli africani ora si sono aggiunti pachistani, bengalesi, curdi, siriani, afgani, perfino cittadini delle ex repubbliche sovietiche. La differenza è che prima l’obiettivo di queste persone era raggiungere amici e parenti in Francia, Eldorado immaginario e potentissimo. Adesso vogliono solo scappare dall’Italia perché hanno paura di perdere la protezione umanitaria e diventare irregolari.
Da qualche settimana è anche partita una campagna di crowdfunding per regalare ai migranti degli scarponi. “Cartoline dalle Alpi – 50 mila passi per Amir” è un progetto dei Creative Fighters, collettivo di creativi che vogliono denunciare ciò che sta accadendo sul confine e sensibilizzare chi ancora non ne sa nulla, portando anche un aiuto concreto.
Sei cartoline, che iniziano così: «Mi chiamo Amir. Sono originario del Niger. Da due anni vivo in Italia e da tre giorni sono bloccato in una stanza fatta di materassi al confine con la Francia. Il telefono segna le otto ma fuori è già buio. Anche qui dentro la luce è fioca, è fredda: è la cosa che più mi manca. A casa mia, anche la mattina presto c’è una luce da non crederci. Un volontario mi ha dato dei sacchetti di plastica. Mi ha detto di infilarli nelle scarpe, sopra le calze, che aiutano, almeno per il primo chilometro. Sorrido. Ho passato gran parte della mia vita a camminare senza scarpe. Mi piaceva andare in giro a piedi nudi, sentire il terreno, sentire i granelli di sabbia tra le dita».
L’iniziativa segue quella dell’estate 2018 “Solo in Cartolina”, nata in seguito alle parole pronunciate dal ministro Matteo Salvini: “Le ONG che soccorrono i migranti in mare vedranno l’Italia solo in cartolina”. A luglio 2018 i Creative Fighters hanno chiesto ai creativi di tutta Italia di inviare i loro “saluti e baci” dalle località di mare preferite, sfondo dei tragici naufragi che tutti conosciamo. Il 3 ottobre 10mila di queste cartoline d’autore, firmate dai cittadini italiani, sono state recapitate a mano direttamente al ministero dell’Interno.
Piaccia o no, la Francia non agisce in violazione degli accordi bilaterali, come invece ha sostenuto Salvini. Bensì nel rispetto degli accordi di Chambery firmati tra Roma e Parigi nel 1997 tra l’allora premier Romano Prodi e il presidente Jacques Chirac. L’invio di più poliziotti al confine ha generato solo una conseguenza: un inasprimento dei rapporti, già tesi, tra due potenze che sulla carta sono alleate.
La Francia sta portando avanti la stessa politica anche sul confine con la Spagna, dove lo scorso anno l’espulsione degli immigrati entrati in territorio francese è aumentato del 60 per cento, come ha ammesso lo stesso ministro dell’Interno Christophe Castaner. Secondo quando rilevato da Msf Francia, la politica di Macron è quella di continuare a respingere i migranti. Una volta rimandati indietro, «vengono consegnati alla polizia spagnola che, dopo un’identificazione sommaria, li rilascia all’inizio del ponte che collega Irun a Hendaye, a pochi metri dal confine francese». Inizia così per loro, esattamente come sul lato italiano, un limbo di respingimenti da cui non riescono più ad uscire, rischiando di finire nelle mani delle tante mafie che trafficano uomini, e non solo.
Miriam Carraretto