La Corte europea dei Diritti Umani (Cedu) condanna l’Italia per trattamenti inumani e detenzione arbitraria dei migranti. Quella stessa corte è ora accusata dall’Onu di complicità nei crimini contro l’umanità perpetrati in Libia.
In questo contesto tragico l’unica a non aver dubbi è Amnesty International che lancia un messaggio chiaro: siamo di fronte ad un continuo deterioramento dei diritti fondamentali. Vale per l’Europa e per il resto del mondo. A farne le spese migliaia di innocenti con un unico desiderio: poter vivere nel rispetto dei propri diritti.
Italia sotto accusa
Il 30 Marzo 2023 la Corte europea dei Diritti Umani (Cedu) ha condannato all’unanimità l’Italia per detenzione illegale di migranti nell’hotspot di Lampedusa e per il loro successivo respingimento collettivo verso la Tunisia. Con queste azioni, infatti, l’Italia avrebbe violato sia l’articolo 3 della Convenzione europea per i Diritti Umani, il quale proibisce i trattamenti degradanti, sia l’articolo 4 che vieta il respingimento collettivo. Respingimento avvenuto dopo una lunga detenzione in condizioni di sovraffollamento, senza permettere agli stranieri di terminare la procedura per la richiesta di asilo.
Fatti che risalgono al 2017 e per i quali la condanna è recente.
Si attende di vedere quali effetti avrà sul sistema d’accoglienza dei migranti, ancora poco efficiente. A distanza di anni, l’hotspot di Lampedusa continua ad essere sovraffollato e teatro di sistematici respingimenti motivo per cui questa potrebbe non essere l’ultima volta che la Corte europea condanna l’Italia per violazione dei Diritti Umani.
A meno che non venga condannata prima la Corte stessa.
Unione europea sotto accusa
Quella stessa Unione Europea che condanna l’Italia per violazione dei diritti umani sembra essere complice di ripetuti crimini contro l’umanità perpetrati dalle autorità libiche in Nord-Africa. E’ l’Onu a lanciare l’accusa. Secondo il suo ultimo rapporto, l’Unione europea avrebbe fornito armi e mezzi al Direttorato per la lotta alla migrazione illegale libico poi utilizzate per l’intercettazione e detenzione dei migranti. E proprio il fuoco di queste armi è stato rivolto contro la nave Ocean Viking della Ong Sos Meditarraneè e un gommone di migranti lo scorso 25 Marzo.
“Le imbarcazioni donate hanno partecipato anche a operazioni di ricerca e salvataggio”
Ha affermato Peter Stano, portavoce del Servizio europeo di Azione Esterna
“la Libia è un paese in conflitto con cui non si hanno sempre rapporti ideali. La nostra collaborazione ha comunque dato i suoi frutti: 5.500 rifugiati evacuati dall’Unhcr e 60mila rimpatri volontari assistiti.”
Una giustificazione quasi imbarazzante se non priva di significato. Il sopracitato rapporto Onu infatti, mostra chiaramente come ci siano fondati motivi per ritenere che
“il personale di alto rango della Guardia costiera libica sia colluso con trafficanti e contrabbandieri”. nel contesto dell’intercettazione e della privazione della libertà dei migranti”.
Questo trasforma la strategia della “cooperazione con i paesi di origine e di transito” e della “prevenzione delle partenze” in una trappola mortale per quanti hanno un solo desiderio: vivere finalmente come degli aventi diritto.
L’Unione europea dovrebbe prendere atto di ciò e cessare ogni sostegno diretto o indiretto agli attori libici coinvolti in crimini contro l’umanità.
Italia e Europa contro i diritti umani
C’è da domandarsi se tra un’accusa all’Italia e l’altra l’Unione Europea troverà il tempo di ascoltare le accuse rivolte dall’Onu.
O se il Giappone, paese col tasso di accoglienza più basso tra i membri del G20, ritirerà quel disegno di legge che consente alle autorità del Sol Levante di trattenere i richiedenti asilo per un tempo indeterminato.
Atti che spingono Amnesty International a dichiarare uno stato di emergenza: siamo di fronte ad un deterioramento dei diritti fondamentali senza precedenti.
Più che di istituzioni che giocano alla patata bollente ci sarebbe bisogno di un’azione urgente e di una riscoperta dell’umanità.
Umanità che a molti, ad oggi, è negata.