IT (2017) è un film che divide il pubblico a metà, c’è chi lo ama e chi lo odia infatti, a seconda di gusti cinematografici e trascorsi letterari. In particolare il lettore medio del romanzo lo critica maggiormente, causa una memoria ancora troppo vivida di ricordi legati al passato, relativi alla trama così come narrataci nel vecchio libro, scritto dal leggendario ed indiscusso maestro dell’horror Stephen King nel lontanissimo 1986 e considerato uno dei più grandi best seller della storia. Racchiudere circa 700 pagine (che costituiscono solo una metà del romanzo vero e proprio) in un film di appena 2 ore era un’impresa tanto affascinante quanto ardua, gli sceneggiatori Chase Palmer, Cary Fukunaga, Gary Dauberman hanno provato, seppur con le opportune modifiche, ad adattare la storia del libro ai canoni narrativi del grande schermo e a nostro giudizio ce l’hanno fatta. La regia di IT è di un regista non molto noto al grande pubblico, l’argentino Andrés Muschietti, giunto qui alla sua seconda uscita in sala dopo il successo nel 2016 del film La Madre, altra pellicola fantasy/horror, prodottagli in quel caso dal grande Guillermo Del Toro.
Ad aiutare Muschietti nell’impresa di rendere vivo il romanzo un giovanissimo cast, a sua volta sorretto dal celebre Finn Wolfhard (uno dei ragazzini protagonisti della fortunata serie Netflix Stranger Things). Il gruppetto di attori in erba va a comporre in maniera a dir poco perfetta il gruppo noto nel romanzo come Il club dei perdenti: se Finn interpreta “Richie” Tozier altrimenti noto come “boccaccia”, menzione particolare per gli esordienti Sophia Lillis, veramente convincente e sensuale nel ruolo di Beverly, e Jeremy Rey, praticamente perfetto nell’interpretazione di Ben Hascom, il “nuovo arrivato”, goffo, impiacciato e perennemente in balia del bullo della scuola Henry Bowers, interpretato di Nicholas Hamilton, già nel cast de La Torre Nera, altra pellicola ispirata a un romanzo di Stephen King, uscita quest’estate ma considerata di basso livello perché poco fedele al romanzo.
La storia di IT è nota, a Derry, nel Maine, vari bambini cominciano a venire perseguitati da quello che sembra essere a tutti gli effetti un clown. Uno di loro in particolare, Bill, ancora ossessionato dalla scomparasa del fratellino, il piccolo Georgie, decidere di indagare; a lui si uniranno pian piano gli altri ragazzini, tutti accomunati da problemi familiari e dal bullismo, vera e propria tematica del romanzo, a testimonianza di quanto lo scritto di Stephen King sia a distanza di decenni ancora parecchio attuale. La pellicola ci mostra la cittadina di Derry, esattamente come intuibile dalle pagine del romanzo, una provincia americana media, parecchio cupa e grigia. Troppo elevato ad esempio il tasso di omicidi rispetto al resto degli Stati Uniti, inoltre la storia della fondazione stessa della cittadina nonché del suo sviluppo commerciale è macchiata nel corso dei decenni (in particolar modo ogni 27 anni) da omicidi e sparizioni di massa, tutti casi naturalmente rimasti irrisolti, almeno sino all’incipit della vicenda…Nel romanzo e nella pellicola di Muschietti è proprio il rapporto fra Derry ed i suoi giovani abitanti ad emergere con chiarezza, mentre gli adulti, invece, sembrano quasi del tutto estranei a ciò che accade in città e al male profondo che vi si annida.
Venendo al vero protagonista del film, Pennywise, si può dire che se il clown negli anni 90 attraverso la Miniseria Televisiva aveva perseguitato milioni di giovani spettatori col volto di un indimenticabile Tim Curry, ora, nel film del 2017, assume le sembianze del giovane Bill Skarsgård, attore svedese e fratello di Gustaf Skarsgard, alla ribalta grazie a un ruolo da protagonista in Vikins.
Quando nel corso del 2016 il regista Muschietti lo aveva scelto nel ruolo del leggendario clown disse di Bill
Il personaggio ha un comportamento infantile e dolce, ma c’è qualcosa di molto perverso in lui. Bill ha questo equilibrio. Può essere dolce e carino, ma sa anche essere abbastanza inquietante
Tutto ciò emerge con chiarezza sin dai primi momenti in cui Pennywise/Skarsgard appare nel film, e, di sicuro, il modo in cui ci viene presentato riesce a rispecchiare fedelemente l’opera originale. Il riferiemento è alla famosa scena della barchetta, che fa da preludio, sia nel romanzo che nel film, all’intera vicenda. Musica, ambientazione, scelta delle inquadrature, tutto fila liscio come l’olio nella pellicola diretta dal giovane Muschietti. Si assiste persino ad uno dei migliori prologhi per pellicole horror che si siano mai girati, con una scena d’apertura a dir poco suggestiva grazie a un montaggio maestosoda. Dopo che appare in sovraimpressione la scritta IT, con un’estetica perfetamente anni 80, si assiste a una prima parte più lenta, in cui i protagonisti fanno conoscenza di IT in maniera personale. Qui il montaggio è un pochino ripetitivo, a causa di una serie di situazioni un po’ simili fra loro, anche se tutte ben curate registicamente e con un’ottima effettistica. Nella seconda parte il film ingrana la quinta, i “perdenti” si uniscono per contrastare la cratura altrimenti nota come Pennywise e si assiste a una marea di scene horror dal suggestivo impatto.
Il doppiaggio italiano è curato abbastanza bene, anche se alcune problemitiche legate all’adattamento sussistono, si pensi ad esempio allo stesso uso del termine IT che, se in inglese ha senso per riferrsi a “quella cosa”, in Italiano procude uno strano effetto. In ogni caso, messe da parte queste piccolezze, la voce di Pennywise è stata affidata a Emiliano Coltorti, il doppiatore della voce narrante in The Hateful Eight e gli adattamenti dei ragazzini a giovani doppiatori di tutto rispetto, che non sfiorano né l’eccellenza né la bocciatura, fermo restando che sarà preferibili assistere alla pellicola in lingua inglese quando uscirà in DVD.
Dunque, il nuovo IT funziona ma allora, perché divide ? Forse perché semplicemente è un film tratto da un’opera letteraria con una diffusione da guinness dei primati; di conseguenza, con tanti lettori accorsi al cinema, era evidente che ci fosse il rischio che molti non si ritrovassero nelle nuove linee narrative, essendo pieno di differenze rispetto al romanzo. Ma nel suo complesso la pellicola è davvero apprezzabile da un punto di vista cinematografico ed è questo in fin dei conti l’aspetto conta. Bill Skarsgård era il protagonista più atteso e non delude le aspettative: con espressioni continuamente a metà fra il serio e il faceto e le sue classiche gag domina dall’inizio alla fine sul resto dei personaggi. Perché se c’è un particolare del protagonista di IT rispetto ad altre icone horror è il suo essere così profondamente bizzarro e sarcastico, non a caso si presenta agli occhi dei bambini sotto le sembianze di un tipico pagliaccio da circo, simbolo di divertimento e spensieratezza. Il romanzo sa essere anche molto profondo poiché capace di indagare a fondo le paure umane, in particolar modo quelle adolescenziali. C’è sempre un prima e un dopo, una svolta che consente finalmente di affrontale e sconfiggerle, metafora molto cara a Stephen King, che l’ha riebolata nel corso della sua carriera in un numero elevato di racconti ed in svariate forme. Il film ora in sala è in ogni caso soltanto la prima parte di IT, il secondo capitolo, quello finale, è previsto per il 2019.
Salvatore Rizzo