Politica e calcio – le linee guida del Viminale non convincono. Allenatori compatti sul fermare le partite
Un effetto il nuovo corso lo ha già raggiunto: quello di mettere in accordo gli allenatori della Serie A che qualcosa va fatto per aumentare la sicurezza delle partite. Anche di drastico ed impopolare, come fermarle. Che è esattamente quello che non vorrebbe il Ministro dell’Interno Matteo Salvini.
Facciamo un passo indietro. Il 26 dicembre, a Milano si gioca Inter-Napoli. La cronaca sportiva interessa poco, visto che lascia spazio a quella nera: un tifoso perde la vita, investito da un SUV, durante degli scontri tra opposte tifoserie. Sotto indagine ci sono 8 persone riconosciute anche da un testimone oculare in un book di 24 foto segnaletiche.
Nella settimana successiva, il tavolo tecnico dell’Osservatorio delle Manifestazioni Sportive insieme al Ministero dell’Interno, ha tracciato le linee guida per una nuova prevenzione: trasferte controllate, sicurezza della pena per i colpevoli, controlli al di fuori degli impianti sportivi, spostamento delle partite a rischio in orario diurno.
Si cerca di prevenire ciò che potrebbe succedere fuori, anche se il problema dovrebbe essere spostato, nuovamente, all’interno. La situazione post gara era stata alimentata durante i 90 minuti, con un calciatore, Kalidou Koulibaly, oggetto dei cori razzisti dei tifosi nerazzurri. Situazione denunciata a fine partita da Carlo Ancelotti, allenatore del Napoli, con un monito importante: al ripetersi di episodi del genere, la sua squadra si fermerà.
Ancelotti ha trovato appoggio in Max Allegri a Marco Giampaolo ed in tutta la comunità calcistica, ma non nella politica. Salvini, infatti, aveva detto che “La sospensione delle gare sarebbe stata una sconfitta per tutti quanti”. Eppure un gesto eclatante deve essere fatto.
Quello che Salvini ignora, o forse dimentica, è che esiste una norma della UEFA, l’organismo sovrano del calcio europeo, che prevede la sospensione di una partita nel caso di comportamenti razzisti. Quindi il gesto non avrebbe nulla di sbagliato.
In tema di prevenzione quello che il Ministro dell’Interno nuovamente ha dimenticato, auspicando lo spostamento di Genoa-Milan alle 15, è che c’è una normativa della Regione Liguria post Ponte Morandi, in cui c’è il divieto di organizzare manifestazioni sportive di pomeriggio. Comprensibile la rabbia dei genovesi e delle istituzioni locali.
Le idee sono diverse, politica e sport non sempre vanno d’accordo, anche se sulla sicurezza delle partite dovrebbe essere così. Chiare le posizioni di Ancelotti e Salvini, cerca di farla unica il capo della Polizia Franco Gabrielli: “Se ognuno fa quel tratto di strada che gli è di competenza, insieme si può fare un lungo percorso”.
Simone Parisi