Istat: vivere nelle grandi città costa 500 euro in più ogni mese rispetto alla provincia

Istat, città vs provincia

L’Istat, Istituto Nazionale di Statistica, come ogni fine anno pubblica un’annuario nel quale raccoglie tutti i dati inerenti al nostro Paese. I dati che raccoglie di anno in anno sono essenziali per tracciare un andamento dell’Italia, eppure ogni tanto emergono dei dati davvero interessanti, per esempio la differenza economica che vi è nel vivere in una grande città o in provincia. Vi siete mai chiesti a quanto ammonterebbe il confronto per le vostre tasche? Conviene vivere in città o in provincia?




Si parla di consumi, le famiglie italiane a seconda delle proprie possibilità spendono cifre differenti nelle grandi città rispetto alle piccole province, per quale motivo? Redditi più alti per i lavoratori delle grandi città? Individui maggiormente benestanti nei grandi centri urbani? Può darsi, tutti i valori vengono calcolati mediamente, utilizzando diversi parametri.

I dati Istat parlano chiaro, le famiglie residenti nei più grandi centri urbani italiani spendono mediante 2899,21 euro al mese, esattamente 491 euro in più rispetto alle famiglie residenti nelle province con massimo 50 mila abitanti.

Dati che testimoniano anche una piccola ripresa in termini di spese degli italiani; infatti dal 2011 non si vedevano questi valori.

Italiani più soddisfatti conferma Istat, eppure ci sono ancora molte famiglie in difficoltà

La ripresa in termini di soddisfazione degli italiani è iniziata già nel 2016, ricorda Istat, però la situazione economica per molte famiglie non si è ancora ripresa in positivo, anche se “continua a diminuire la quota di famiglie che la giudicano in peggioramento rispetto all’anno precedente”. Sensazioni contrastanti rispetto alla reale situazione economica.




Dati interessanti riportati riguardano anche la povertà. Scrive l’stat sull’annuario:

“Nel 2016, le famiglie in condizione di povertà assoluta sono 1,6 milioni, per un totale di 4,7 milioni di individui poveri (il 7,9% dell’intera popolazione). Le famiglie che vedono peggiorare le loro condizioni rispetto all’anno precedente sono quelle numerose, soprattutto coppie con 3 o più figli minori (da 18,3% del 2015 a 26,8% del 2016). L’incidenza di povertà assoluta è più elevata fra i minori (12,5%) e raggiunge il suo minimo fra le persone di 65 anni e più (3,8%)”.

Secondo Istat però le retribuzioni orarie contrattuali sono aumentate dello 0,6%, aumenta il lavoro ma con molta moderazione.

                                                                                                                                                Jacopo Pellini

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