Istituto Superiore di Sanità: “L’acqua del rubinetto è sicura”

Ecco il report del CeNSiA

acqua del rubinetto

È estate e fa caldo, cosa c’è di meglio di un bel bicchiere d’acqua per rinfrescarsi? Tanto più se abbiamo il via libera dell’Istituto superiore di sanità che ci dice, con un report dettagliato, che l’acqua del rubinetto è sicura in più del 99% dei casi. E allora perché un terzo degli italiani ancora non si fida e continua a consumare acqua in bottiglia?

CeNSiA: il report sull’acqua del rubinetto

L’acqua potabile nelle case italiane è sostenibile e sicura, con i controlli effettuati da cui risulta negli ultimi tre anni conforme ai parametri indicati dalla legge in quasi il 100% dei casi”.

Lo afferma l’Istituto Superiore di Sanità sulla base del primo rapporto pubblicato dal CeNSiA: il Centro Nazionale per la Sicurezza delle Acque. Il report, basato a sua volta su oltre due milioni e mezzo di analisi chimiche, chimico-fisiche e microbiologiche, ha un risultato chiaro: il 99,1% dell’acqua del rubinetto italiana è conforme ai parametri sanitari microbiologici e chimici.

Secondo il report, la regione con la migliore qualità dell’acqua del rubinetto è l’Emilia Romagna, al fondo della classifica invece, sono le Province Autonome di Trento e Bolzano dove comunque, la percentuale di sicurezza dell’acqua è superiore al 90% e, precisa lo studio:

“Le oscillazioni del tasso di conformità sono minimali dal punto di vista della prevenzione sanitaria, che in ogni caso è stata adeguatamente assicurata”.

Il report individua 2 categorie di analisi principali:

  1. Parametri sanitari microbiologici e chimici stabiliti;
  2. Parametri indicatori.

Di questi parametri, quelli che contano veramente sono i primi, poiché hanno conseguenze sulla nostra salute. Il report ci dice che la percentuale di conformità di questi in tutta la penisola è del 99,1%. I secondi, invece, sono quelli che influenzano l’odore, il colore, la durezza (concentrazione di calcare) ma che non hanno particolari conseguenze sulla salute. In questo secondo caso, la percentuale media nazionale di conformità si abbassa leggermente ma si attesta comunque su un rispettabile 98,4%.

“Dai dati che abbiamo raccolto emerge che l’acqua potabile è sicura e controllata capillarmente nel tempo in tutto il Paese, conforme quasi nel 100% dei casi ai parametri di legge e con una gestione sicura delle non conformità. È importante che si ribadisca questo concetto, visto che secondo l’Istat quasi un terzo degli italiani non si fida dell’acqua dei propri rubinetti”.

Rocco Bellantone, presidente Istituto Superiore di Sanità.

Più acqua del rubinetto, meno acqua in bottiglia

Il report del CeNSiA mira a rassicurare la popolazione italiana sulla sicurezza dell’acqua del rubinetto per, dall’altro lato, ridurre la dipendenza da bottiglie di plastica e il conseguente impatto ambientale. Per questo è stato attivato un sito che approfondisce e chiarisce numerosi aspetti dell’acqua e del suo impatto sull’organismo e fornice indicazioni su come utilizzare l’acqua del rubinetto in sicurezza (facendo manutenzione degli impianti, lasciandola scorrere qualche istante nei casi di impianto fermo da un periodo prolungato, pulire periodicamente borracce/bottiglie/caraffe).

Si aggiungono poi consigli pratici sulla prevenzione dalla disidratazione. La risposta è semplice: portare con sé una borraccia di acqua da bere prima che intervenga lo stimolo della sete e da riempire di acqua fresca a ogni fontanella disponibile. Nel caso in cui vi steste chiedendo come mantenere sicurezza, igiene e qualità dell’acqua in borraccia, niente panico, l’Istituto Superiore di Sanità ha pensato anche a questo:

  1. Cambiare l’acqua ogni 4-5 ore;
  2. Pulire quotidianamente la borraccia con normale detersivo per i piatti. Ancora meglio se la si lava in lavastoviglie;
  3. Per togliere gli eventuali odori sgradevoli è sufficiente versare nella borraccia acqua calda e un cucchiaino di bicarbonato. Chiudere, agitare, lasciare riposare alcune ore, sciacquare bene.

I 5 falsi miti sul consumo di acqua del rubinetto



Ecco quelli più comuni, smentiti uno per uno dall’ISS:

  1. Non si può usare l’acqua del rubinetto in gravidanza e durante l’allattamento: falso.
  2. Non si può usare l’acqua del rubinetto per le pappe e i biberon dei bambini: falso.
  3. È meglio evitare di chiedere acqua del rubinetto al ristorante: falso.

Non c’è ragione per non farlo, se non quella di una scelta personale. Anzi. Il decreto legislativo n. 18 del 23 febbraio 2023 chiede alle regioni e alle provincie di promuovere l’uso dell’acque di rubinetto, anche incoraggiando o incentivando la messa a disposizione di acqua potabile a titolo gratuito ai clienti di ristoranti, mense e servizi di ristorazione”.

  1. Per rendere sicura l’acqua del rubinetto è necessario installare un apparecchio di trattamento: falso.

“L’acqua della rete idrica nazionale è sicura. Gli apparecchi di purificazione servono solo a modificare le proprietà organolettiche dell’acqua (odore e sapore). Se, invece, fosse necessaria l’installazione di apparecchi i cittadini devono essere tempestivamente informati”.

  1. L’acqua del rubinetto fa venire i calcoli renali: falso.

“Che bere l’acqua del rubinetto (potabile) provochi o favorisca la formazione di calcoli renali è una convinzione diffusa ma falsa. E questo vale anche per le acque ricche di sali di calcio e magnesio.  Il consiglio di utilizzare acque leggere o oligominerali al posto dell’acqua del rubinetto per evitare la calcolosi renale non è giustificato da evidenze scientifiche. La formazione dei calcoli dipende in molti casi da una predisposizione individuale oppure familiare. Il calcio è essenziale per la nostra salute e ne va ridotta l’assunzione se è un medico a prescriverlo”.

I benefici del consumo di acqua del rubinetto per l’ambiente

Il consumo di acqua in bottiglia in Italia ha proporzioni spropositate: con un giro d’affari da 10 miliardi di euro, 140 stabilimenti, più di 260 marchi, un consumo di 206 litri all’anno a testa, il nostro Paese si colloca ai vertici mondiali della classifica dei peggiori. Come se non bastasse, siamo i secondi esportatori europei di acqua minerale, preceduti dalla sola Francia.

In Italia, il 90-95% dell’acqua viene imbottigliata in plastica e solo il 5-10% in vetro, vengono utilizzate più di 8 miliardi di bottiglie di plastica all’anno di cui la maggior parte non deriva da un circuito di riciclo ma, purtroppo, da materie prime fossili vergini. Se si considera, inoltre, che l’acqua imbottigliata viene trasportata principalmente su gomma e arriva a centinaia di chilometri di distanza da dove viene imbottigliata, e che tappi e bottiglie di plastica rappresentano il 20% dei rifiuti rinvenuti sulle spiagge, ne consegue che abbiamo degli ottimi motivi per limitarne il consumo e privilegiare, di contro, l’acqua del rubinetto che ha senz’altro costi economici e ambientali decisamente minori.

Arianna Ferioli

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