Come Israele usa il sesso per vendere il Sionismo

Come Israele usa il sesso per vendere il Sionismo

Il Sionismo: una breve introduzione

Il Sionismo, nato come movimento nazionale ebraico alla fine del XIX secolo, aveva come obiettivo principale la creazione di una patria sicura per il popolo ebraico nella terra di Israele, considerata la loro terra ancestrale. Theodor Herzl, il fondatore del movimento, vide la fondazione di uno Stato ebraico come la soluzione all’antisemitismo dilagante e alle persecuzioni che gli ebrei avevano subito per secoli in Europa. Con la nascita dello Stato di Israele nel 1948, il sogno divenne realtà, ma fu solo l’inizio di nuove sfide.

Le tensioni con la popolazione palestinese autoctona, unite alle rivalità con i paesi arabi vicini, portarono a decenni di conflitti, guerre, e instabilità, mettendo a dura prova l’ambizione sionista di un paese sicuro e democratico. La realizzazione di questo sogno, pur rimanendo un simbolo di rinascita per molti, ha però lasciato irrisolte molte questioni legate ai diritti e alla convivenza con i popoli della regione.

Il nuovo ebreo: dalla debolezza alla forza

Alla fine dell’Ottocento, uno degli stereotipi più diffusi associati agli ebrei in Europa era quello della debolezza fisica e morale, rafforzato da secoli di persecuzione e ghettizzazione. Per combattere questa immagine, Max Nordau, co-fondatore del Congresso Sionista, ideò un nuovo archetipo: il “Nuovo ebreo”, un individuo forte, muscoloso e determinato a rivendicare la propria terra. Questo ideale si concretizzò nel Sabra, l’ebreo nato in Israele, simbolo di resilienza, che incarnava la robustezza fisica e l’orgoglio nazionale, simile al cactus spinoso da cui prende il nome, duro fuori ma con un cuore tenero.

L’uso del sesso per promuovere Israele

Negli anni 2000, il governo israeliano si rese conto di dover affrontare un problema d’immagine. Israele veniva sempre più associato a conflitti e violenza, rendendo il Paese meno attraente per i giovani, soprattutto americani. Per modificare questa percezione, nel 2007, fu lanciata una campagna di rebranding: su riviste come Maxim apparvero modelle israeliane in bikini, ritraendo Israele come una destinazione turistica sexy e moderna.

La strategia si è evoluta con l’avvento dei social media. Soldati israeliani, sia uomini che donne, hanno iniziato a pubblicare foto provocatorie su piattaforme come TikTok e Instagram, trasformando l’esercito israeliano in una forza attrattiva agli occhi del mondo. Il servizio militare non era più rappresentato come oppressione, ma come un’avventura vissuta da giovani belli, desiderabili e spensierati.

Birthright Israel: il ruolo del programma

Il programma Birthright Israel svolge un ruolo chiave nel rafforzare l’identità ebraica e mantenere una maggioranza demografica in Israele. Oltre a far conoscere ai giovani partecipanti la cultura e la storia del paese, il programma favorisce anche interazioni personali con soldati israeliani, alcuni dei quali vengono scelti per il loro fascino fisico. Questo crea un ambiente che incoraggia relazioni tra i partecipanti, con l’obiettivo di promuovere matrimoni tra ebrei. Tale strategia non solo rafforza i legami culturali ed emotivi, ma mira anche a consolidare la demografia ebraica in uno Stato che continua a espandersi sui territori palestinesi.

La realtà dietro la facciata

Nonostante l’efficacia di queste campagne, la realtà della situazione israeliana è molto più complessa. Dietro l’immagine di una nazione moderna e seducente si nascondono questioni irrisolte, tra cui l’occupazione della Palestina, la spoliazione dei diritti dei palestinesi e l’uso della forza militare per mantenere il controllo sulle terre occupate. La narrazione di una “Israele giovane e sexy” viene spesso utilizzata per distogliere l’attenzione internazionale dalle critiche verso la politica israeliana in Medio Oriente.

Tutto questo si tratta di un vero e proprio indottrinamento ideologico, atto a piegare l’Occidente alla visione bonaria del democratico Stato di Israele, oltre che un piano d’azione per estendere il dominio israeliano in tutto il Medio Oriente. È quindi necessario porre una lente d’ingrandimento sulle scelte degli Stati, dalle più rosee alle più grigie, per trasformare i fatti in chiavi di volta verso una maggiore consapevolezza del mondo.

Sergio Fanelli

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