Mentre proseguono le operazioni militari dell’ IDF nella striscia di Gaza e in particolare nella città di Rafah, dove negli ultimi giorni si sono concentrati i maggiori sforzi dell’esercito israeliano, a Tel Aviv tiene banco un sondaggio politico pubblicato dal quotidiano “Maariv” e condotto da Lazar Research secondo cui Binyamin Gantz, leader della coalizione “Bianco e Blu” e membro del gabinetto di guerra, sarebbe più gradito come primo ministro rispetto all’attuale premier Benjamin Netanyahu.
Il 45% degli intervistati, circa 550 persone, ritiene più adatto come primo ministro Gantz, mentre il leader di Likud è sostenuto dal 35% delle persone ascoltate. In particolare Netanyahu gode di ampio sostegno tra gli elettori del proprio partito (69%), ma è nettamente dietro Ganz nella popolarità tra chi invece vota il Partito di Unità Nazionale, al cui vertice c’è lo stesso e Gantz, e anche tra gli elettori di Yesh Atid, partito centrista e laico, dove raggiunge l’83% dei consensi. Tra gli elettori dei partiti arabi, circa due milioni di persone, Gantz ha il 50% dei consensi mentre Netanyahu si ferma al 4%.
Sebbene Gantz risulti in vantaggio il sondaggio politico evidenzia anche come il primo ministro abbia però guadagnato 2% percentuali rispetto al rivale e ad oggi Likud otterrebbe 19 seggi nello Knesset, due in più rispetto alla proiezione precedente, ma nettamente meno rispetto ai 32 ottenuti nelle ultime elezioni. L’argomento principe di questi ultimi mesi è chiaramente la gestione del conflitto esploso lo scorso ottobre e le difficoltà che il governo sta avendo nel riportare a casa gli ostaggi (132 le persone che si stima siano ancora nella striscia di Gaza e di cui al momento non si sanno neanche le condizioni).
Le difficolta di Netanyahu nella gestione del conflitto
Altro tema caldo è la gestione del «giorno dopo» la fine del conflitto in atto. A domanda specifica sull’argomento circa la metà delle persone (48%) è d’accordo con la posizione del ministro della Difesa Yoav Galant il quale non vorrebbe un governo israeliano per la striscia di Gaza.
Negli scorsi giorno il ministro, collega di partito di Netanyahu, ha anche chiesto pubblicamente al premier di esporsi sul tema «dichiarare che Israele non governerà la Striscia di Gaza con civili e che non ci sarà alcun governo militare». Solo il 34% delle persone giustifica le parole del primo ministro che invece ritiene inutile discutere della fine del conflitto senza non aver prima rovesciato il governo di Hamas.
«Eliminare Hamas per aprire la strada a governi alternativi»
La differenza di vedute tra due importanti membri del governo su un tema di cosi fondamentale importanza non è da sottovalutare e rischia nel lungo periodo di spaccare la coalizione di governo che oltre a Likud vede presenti partiti di estrema destra come l’«Otzma Yehudit» (Potere Ebraico) presieduto da Itamar Ben Gvir attuale ministro per la Sicurezza Nazionale e di posizioni estremamente radicali soprattutto sul tema Palestina.
Importante all’interno di questo sondaggio politico anche la quota di persone che non hanno saputo dare una preferenza (19%) e tale fetta di popolazione potrebbe risultare decisiva nelle prossime elezioni, previste entro il 2026, ma al momento inevitabilmente condizionate dalla guerra in atto.
La tragedia del 7 ottobre e il conflitto che ne è scaturito hanno profondamente colpito il paese che sembra adesso sempre più politicamente spaccato. Il governo di Netanyahu oltre alla gestione del conflitto deve anche fare i conti con le evidenti responsabilità riguardo l’accaduto e se i vertici militari hanno fatto mea culpa, il primo ministro non si è invece troppo esposto. Ciò ha irritato molti ed in particolare i familiari degli ostaggi che chiedono il ritorno dei propri cari tramite immediate e rapide trattative con Hamas, tale dissenso è cresciuto col tempo e si sta radicando anche tra gli elettori di centro destra da sempre base elettorale di Likud.
Andrea Mercurio