Un piano per il raddoppio dei coloni israeliani nel Golan occupato
Israele ha recentemente approvato un piano ambizioso per raddoppiare la popolazione dei coloni nelle Alture del Golan, un territorio strategico e storicamente occupato dallo Stato di Israele. La decisione, adottata all’unanimità dal governo israeliano, prevede un investimento di circa 40 milioni di shekel – equivalenti a 11 milioni di dollari. Questo piano è stato motivato dalla nuova situazione geopolitica nella regione, in particolare dalla caduta del regime di Bashar al-Assad in Siria e dalla necessità di adattarsi al “nuovo fronte in Siria”.
Le Alture del Golan, occupate da Israele nel 1967 durante la guerra dei Sei Giorni, furono ufficialmente annesse nel 1981. Nonostante questa presa sovradeterminante e illegittima, la comunità internazionale non ha mai riconosciuto questa annessione, con l’eccezione degli Stati Uniti, che hanno espresso sostegno alla sovranità israeliana sull’area.
Nonostante l’occupazione illegale, nel 2017 Donald Trump, allora Presidente degli USA, ha sottolineato il sacrosanto riconoscimento dei territori occupati come israeliani, riconoscendo ufficialmente, e nuovamente, la libera sovranità dello Stato di Israele sull’area.
Condanne internazionali e reazioni della Siria
La decisione di espandere, con un netto raddoppio, i coloni nelle Alture del Golan ha suscitato dure condanne da parte della Siria e di altri Paesi della regione. Il ministero degli Esteri siriano ha definito il piano una “escalation pericolosa e senza precedenti“, sottolineando come esso rappresenti una minaccia per la stabilità e la sicurezza nella regione. Anche l’Arabia Saudita si è unita alle critiche, accusando Israele di sabotare le opportunità di pace in Siria attraverso l’espansione degli insediamenti.
Queste reazioni sottolineano come il Golan rappresenti non solo una questione territoriale, ma anche un simbolo di resistenza e nazionalismo per i siriani, indipendentemente dalla loro affiliazione politica.
In queste ore, sono già circa 31.000 i coloni nelle Alture del Golan che vivono in decine di accampamenti e minacciano continuamente gli abitanti legittimi di quei territori, tra cui delle minoranze come quella dei drusi. “Rafforzare il Golan significa rafforzare lo Stato di Israele ed è particolarmente importante in questo momento” ha rivendicato Netanyahu, sottolineando quindi come l’intenzione sia quella di rimanere per sempre in quei territori.
La zona cuscinetto e le operazioni militari
Domenica scorsa, Israele ha annunciato l’occupazione di una parte della “zona cuscinetto”, una fascia di 400 chilometri quadrati istituita dall’ONU nel 1973 per separare le forze israeliane e siriane. Questo territorio, pattugliato dalla missione UNDOF – Forza di disimpegno degli osservatori delle Nazioni Unite -, ha avuto il compito di prevenire nuovi conflitti tra i due Paesi.
Nonostante Israele abbia dichiarato che l’occupazione della zona cuscinetto è una misura temporanea e difensiva, non è chiaro se il governo intenda rispettare gli accordi del 1973 ritirandosi in futuro. Nel frattempo, l’esercito israeliano ha condotto attacchi contro depositi di armi siriani per prevenire che queste risorse finiscano nelle mani di gruppi ostili come Hezbollah.
Netanyahu: nessun interesse allo scontro con la Siria
Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha cercato di minimizzare le tensioni circa i coloni nelle Alture del Golan, affermando che Israele non ha alcun interesse a scontrarsi direttamente con la Siria. In un recente intervento, Netanyahu ha sottolineato che le politiche israeliane saranno definite in base alla realtà sul terreno e ha descritto il Medio Oriente come una regione in trasformazione.
Il premier ha ribadito la determinazione di Israele a impedire che l’Iran e i suoi alleati, come Hezbollah, possano rappresentare una minaccia per lo Stato ebraico. Recenti attacchi aerei israeliani contro obiettivi in Siria sono stati motivati dalla necessità di bloccare le rotte di approvvigionamento di armi dirette ai gruppi armati filo-iraniani.
Netanyahu ha infatti dichiarato di aver discusso già con la diplomazia siriana, anche grazie all’interlocuzione di Trump, che ha avuto il ruolo di moderatore. Nonostante i continui attacchi di Israele, già da una settimana, contro determinate aree siriane, il Presidente israeliano ha dichiarato di non avere alcun interesse di conflitto con la Siria. Ha giustificato gli attacchi dicendo che era necessario “sventare le potenziali minacce provenienti dalla Siria e per prevenire l’insediamento di elementi terroristici vicino al nostro confine”.
Il valore Strategico delle alture del Golan
Le Alture del Golan, con i loro 1.800 chilometri quadrati di superficie, rappresentano un punto di osservazione strategico sia per Israele che per la Siria. Situate a circa 60 chilometri da Damasco, queste alture offrono un vantaggio tattico significativo, dominando le pianure circostanti. Per Israele, controllare il Golan significa garantire una maggiore sicurezza ai propri confini settentrionali, mentre per i siriani il territorio ha un profondo valore simbolico e patriottico.
Questa importanza strategica è accentuata dal fatto che il Golan è anche una risorsa idrica cruciale, con numerosi fiumi e sorgenti che alimentano la regione. Un’area importante per la Siria è infatti anche il Monte Hermon, a pochi chilometri dalla capitale siriana Damasco, occupata da Israele.
Una situazione in evoluzione
Nel contesto regionale, la caduta del regime di Assad ha creato un vuoto di potere che Israele sta cercando di gestire con cautela. Sebbene la fine del governo di Assad possa rappresentare un’opportunità per ridurre l’influenza iraniana in Siria, rimangono incertezze su quello che sarà il prossimo assetto del Paese e sull’atteggiamento dei gruppi armati che ora controllano parti significative del territorio siriano.
L’equilibrio di potere nella regione rimane delicato, e le mosse di Israele nel Golan continuano a essere oggetto di attenzione e controversie a livello internazionale.