Il Quarto Comitato dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato sette risoluzioni sulle pratiche israeliane nelle terre arabe occupate e sui rifugiati palestinesi. L’incontro, cui prendono parte i 193 paesi membri dell’ONU, esprime in questo modo una severa condanna contro Israele, designando il regime sionista come potenza occupante.
Israele potenza occupante
Il comitato speciale per la politica e la decolonizzazione ha denunciato le violazioni dei diritti umani che lo Stato ebraico continua a commettere nei Territori Palestinesi Occupati (OPT), compresa Gerusalemme Est, e il regime repressivo nel Golan Siriano Occupato.
Le tematiche cruciali trattate dal comitato riguardano l’assistenza ai rifugiati palestinesi e le operazioni dell’UNRWA. Si è discusso anche l’impatto degli insediamenti e delle pratiche della potenza occupante sui palestinesi nei Territori Occupati, inclusa Gerusalemme Est, e il Golan Siriano Occupato.
Le mozioni hanno trovato ampio consenso da parte degli stati membri, con pochi astenuti. Le uniche potenze che hanno sempre votato contro le risoluzioni sono, ovviamente, Israele e gli Stati Uniti. Non desta stupore la posizione USA, data la forte intesa tra Netanyahu e l’amministrazione Trump. Il presidente uscente, nel corso del suo mandato, ha sempre sostenuto Israele, riconoscendo la legittimità degli insediamenti israeliani nei territori occupati e Gerusalemme come capitale dello Stato ebraico.
Ma sono le Nazioni Unite a dettare la legge internazionale, non gli Stati Uniti, e ciò che emerge da questa settantacinquesima sessione del Quarto Comitato è la violazione sistematica da parte di Israele del diritto internazionale.
Israele non solo occupa illegalmente territori con insediamenti illegittimi, ma distrugge le case e le infrastrutture dei palestinesi e continua a mettere in atto un’aggressiva politica espansionistica.
L’indignazione di Israele
Dura la reazione dell’ambasciatore israeliano all’ONU, Gilad Erdan, che ha commentato con toni fortemente critici le risoluzioni del consesso. Secondo il diplomatico ebreo, l’aperta opposizione delle Nazioni Unite allo Stato di Israele ostacola il processo di pace: “Qual è il punto di queste risoluzioni?”, ha commentato, “State solo sprecando risorse dell’ONU e sabotando ogni possibilità di pace futura”. Già perché, secondo Israele aggredire militarmente, violare i diritti umani del popolo palestinese con azioni disumane, confiscare terre, costruire e ampliare insediamenti illegali spiana la strada verso la pace.
Una risoluzione in particolare ha suscitato l’indignazione di Erdan. Si tratta della bozza intitolata “Pratiche israeliane che incidono sui diritti umani del popolo palestinese nei Territori Palestinesi Occupati, compresa Gerusalemme Est”. Nel testo si fa riferimento al Monte del Tempio -sito sacro per l’islam, l’ebraismo e il cristianesimo- solo con il nome arabo Haram al-Sarif. Per l’ex ministro della pubblica sicurezza, “è un tentativo di riscrivere la storia”, una scelta linguistica che svilisce la cultura giudaica. A tal proposito ha precisato: “Nessuna risoluzione cambierà l’eterno legame tra il popolo ebraico e il luogo più sacro della nostra fede, Har Habayit”.
ONU e Israele, una storia che dura da 70 anni
La storia dell’ONU e delle risoluzioni contro Israele dura da oltre 70 anni. 70 anni in cui il “popolo eletto”, forse proprio perché si sente superiore al diritto internazionale in virtù di questa elezione divina, ha disatteso scrupolosamente centinaia di risoluzioni dettate dall’ONU, dalla Corte Internazionale dell’Aia, e da altri organi.
Se la comunità internazionale non decide di agire in modo concreto anche le risoluzioni approvate in questa sessione, come le precedenti, rimarranno solo parole. Israele continuerà indisturbata a violare le norme del diritto internazionale, espandendo i suoi insediamenti nei territori occupati con soprusi, violenze e abusi dei diritti umani.
Il ricatto morale dell’antisemitismo
Se non si trattasse di Israele, saremmo subito pronti a puntare il dito contro la potenza occupante, il nemico invasore. Ma quando si parla dello Stato ebraico l’accusa di antisemitismo è subito dietro l’angolo. La spada di Damocle dell’antiebraismo, un inaccettabile ricatto morale, pende sulla comunità internazionale che, invece di agire, guarda dall’altra parte.
In questo modo gli ebrei sionisti, disposti a tutto pur di mettere le mani sulla Terra Promessa, continuano a violare i diritti umani del popolo palestinese. Ma le deportazioni sono un fatto, l’occupazione illegale dei territori arabi è un fatto, le aggressioni militari sono un fatto. E i palestinesi che si oppongono non sono terroristi, come li descrive la propaganda ebraica, ma un popolo che legittimamente difende la sua terra.
Camilla Aldini