Con l’inizio del Ramadan si sono inasprite le tensioni tra palestinesi e israeliani. Scontri tra manifestanti musulmani e forze dell’ordine di Israele hanno incendiato le notti della Gerusalemme Est occupata e la Striscia di Gaza è tornata a tremare sotto i bombardamenti israeliani.
Scontri violenti nella Gerusalemme Est occupata
Il mese sacro musulmano ha messo a nudo la drammatica precarietà della tregua che da qualche mese viveva la città al centro del conflitto israeliano-palestinese. La polizia israeliana aveva bloccato l’accesso alla passeggiata intorno alle mura della Città Vecchia, impedendo i consueti raduni del Ramadan fuori dalla Porta di Damasco dopo le preghiere serali presso la moschea di Al-Aqsa. Questa decisione era stata giustificata come una misura preventiva anti COVID, ma ciò non è bastato a chetare i malumori dei palestinesi. Davanti alle barricate innalzate dalla polizia, Mohammad Abu al-Homus, residente a Gerusalemme, osserva: “I palestinesi amano rilassarsi in questa zona dopo le preghiere serali […] ma all’occupazione non piace. Èuna questione di sovranità”.
L’indignazione e la frustrazione di un popolo costretto a subire l’occupazione di un paese fascista sono esplose lo scorso giovedì 22 aprile in un grido di rabbia quando una marcia dell’estrema destra israeliana, la Lehava, ha attraversato le strade della Città Santa fino al New Gate al ritmo dello slogan razzista “morte agli arabi, morte ai terroristi”. Migliaia di palestinesi sono scesi in strada, mentre poliziotti a cavallo e in assetto antisommossa cercavano di creare un cuscinetto tra i due fronti per evitare lo scontro diretto, disperdendo la folla con cannoni ad acqua che sparano un liquido maleodorante (skunk) e con granate stordenti. La Mezzaluna Rossa palestinese ha dichiarato di aver soccorso almeno 105 persone rimaste ferite durante le manifestazioni di protesta. Di queste 20 sono state ricoverate.
La protesta si riaccende e infiamma l’intera regione
La violenza è tornata a esplodere venerdì sera, dopo che nelle ore diurne la situazione sembrava essersi ristabilita. Al termine delle preghiere serali i fedeli che si riversavano fuori della moschea di Al-Aqsa si sono trovati di fronte decine di poliziotti armati. Al lancio di pietre e bottiglie da parte dei dimostranti palestinesi le forze dell’ordine hanno risposto con una dura repressione, nel tentativo di costringere i “rivoltosi” verso la zona di Gerusalemme Est. I testimoni raccontano che sembrava di essere in guerra.
Sempre nella giornata di venerdì, gruppi di palestinesi hanno protestato in tutta la regione, dando così il loro appoggio ai manifestanti della Città Vecchia.
Anche le Brigate Ezzedine al-Qassam, il braccio armato di Hamas, hanno espresso il loro sostegno ai palestinesi di Gerusalemme. Il gruppo che controlla la Striscia di Gaza ha avvertito lo Stato di Israele “di non mettere alla prova la sua pazienza”. “Siamo giunti alla conclusione che senza armi non possiamo liberare la nostra terra”, ha commentato Mahmoud Zaher, alto funzionario di Hamas.
L’escalation violenta sulla Striscia di Gaza
Gli scontri a Gerusalemme hanno portato a una violenta escalation sulla Striscia di Gaza. Fonti palestinesi hanno raccontato all’agenzia AFP che, nella giornata di venerdì, carri armati israeliani hanno attaccato la Striscia di Gaza, colpendo infrastrutture sotterranee e lanciarazzi di Hamas. L’esercito israeliano sostiene che l’intervento sia stato una risposta al lancio di missili dalla Striscia di Gaza verso il sud di Israele.
Esplosioni e missili hanno fatto tremare la Striscia di Gaza anche nella giornata di sabato. Sebbene solo l’organizzazione militare del Fronte Popolare di Sinistra per la Liberazione della Palestina abbia rivendicato la responsabilità per il lancio di alcuni dei razzi, il governo di Israele ritiene che Hamas sia responsabile di tutto il fuoco proveniente dalla zona assediata.
La condanna delle violenze e l’invito alla moderazione è stato unanime a livello internazionale. Alcuni paesi, come la Giordania, hanno fortemente criticato gli “attacchi razzisti contro i palestinesi”. Gli Stati Uniti si dicono “molto preoccupati” per l’escalation violenta delle proteste.
Lunedì 26, dopo giorni di scontri, centinaia di feriti e decine di arresti, la polizia ha finalmente levato le barricate presso la Porta di Damasco. I fedeli musulmani possono ora riunirsi dopo la preghiera serale. Tuttavia resta alta la tensione sulla Striscia di Gaza. Hamas ha interpretato la rimozione delle barriere come la dimostrazione della capacità del popolo palestinese di “sfidare, resistere e imporre la sua volontà sulla potenza occupante”. Netanyahu ha avvisato i suoi ufficiali di “essere pronti a tutto”.
“Una soglia varcata: autorità israeliane e crimini di apartheid e persecuzione”
Intanto in un rapporto pubblicato oggi, Human Rights Watch condanna duramente le politiche abusive di Israele ai danni dei palestinesi. Secondo l’ONG lo Stato ebraico si macchia indisturbato di crimini contro l’umanità e porta avanti il suo progetto di apartheid reprimendo metodologicamente i palestinesi con abusi, occupazioni illegali, aggressioni militari, deportazioni. Dallo studio emerge come la discriminazione e la persecuzione dei palestinesi siano ormai istituzionalizzate. HRW invita la comunità internazionale a intervenire con un approccio incentrato “sui diritti umani e la responsabilità piuttosto che esclusivamente sul processo di pace” .
Camilla Aldini