La notizia è che Israele oggi ha più acqua di quanta necessita grazie a risparmio e riciclo e agli impianti di desalinizzazione, la premessa è che non solo Israele è una delle terre più aride del mondo, ma che fino alla seconda metà del decennio precedente ha vissuto una decennale siccità, così devastante come non se ne erano mai registrate.
La cosiddetta mezzaluna fertile (l’area tra i quattro grandi fiumi Nilo, Giordano, Tigri ed Eufrate in cui è fiorita la civiltà) stava morendo, l’orlo della catastrofe si raggiunse nel 2008. Gli israeliani che in quanto ad inventiva e tenacia sono un popolo straordinario, da un lato lanciarono una grande campagna per il risparmio dell’acqua che li ha portati a un impressionante 86% dell’acqua potabile che va negli scarichi che viene riciclata depurata ed usata in agricoltura, dall’altro intensificarono gli sforzi presso l’istituto Zuckerberg per la ricerca sulle acque, il lavoro degli scienziati dell’istituto sopratutto grazie al contributo di un giovane ricercatore fresco di studi a Yale, Edo Bar-Zeev, ha portato a un rivoluzionario sviluppo tecnico negli impianti di desalinizzazione (o dissalazione). Molto si sta scrivendo dal punto di vista politico del fatto che mentre Israele ora ha acqua in abbondanza tutto il resto della regione muore, Bar-Zeev e gli altri scienziati da bravi ottimisti ed idealisti pensano che insegnare agli altri paesi a fare quello che loro hanno fatto potrebbe essere una svolta decisiva alla riduzione della conflittualità in Medio Oriente, tralasciamo questo aspetto non pertinente a un articolo di ricerca e sviluppo e concentriamoci sull’innovazione tecnica.
I problemi tecnici degli impianti di desalinizzazione.
Non è che la desalinizzazione si scopra oggi, ma perché finora è stata una strada poco percorsa? Enormi problemi tecnici e di costi, un impianto di desalinizzazione funziona pompando acqua attraverso una membrana porosa che lascia passare le molecole d’acqua ma trattiene quelle più grosse di sale, il problema è che l’acqua di mare è anche piena di microorganismi che ben presto colonizzano la membrana occludendo i pori, questo costringe a periodiche operazioni di ripulitura che sono costose e richiedono un grande impiego di sostanze chimiche, il che considerato che si sta parlando di acqua che deve diventare potabile non sembra molto desiderabile.
Che cosa hanno fatto Bar-Zeev e colleghi.
Bar-Zeev è un esperto di biofouling, cioè di incrostazioni, di come certi materiali vengono attaccati e colonizzati da certi organismi, insieme ai colleghi dell’Istituto Zuckerberg ha scoperto un sistema per tenere pulita la membrana e senza l’utilizzo di sostanze chimiche. L’acqua marina viene prima fatta passare per rocce laviche porose che trattengono la maggioranza dei microorganismi, questo è il più importante me non l’unico punto di svolta degli ultimi anni nella tecnologia delle membrane. Oggi Israele ottiene il 55% della sua acqua potabile dalla desalinizzazione, la siccità è superata e il Mare di Galilea (che in realtà è u lago di acqua dolce) che si stava pericolosamente abbassando, gode di ottima salute.
La desalinizzazione naturalmente non riguarda solo il Medio Oriente sulla Terra esistono altre aree molto aride che però hanno un mare ragionevolmente vicino, già oggi 300 milioni di persone dispongono di acqua grazie alla desalinizzazione. Per quel che riguarda Israele attualmente esistono tre impianti attivi Ashkelon, Hadera e Sorek che insieme forniscono 600 milioni di metri cubi d’acqua l’anno. Altri impianti sono in arrivo tra cui un faraonico progetto da 900 milioni di dollari per un impianto da realizzare sul mar Rosso in collaborazione con la Giordania che fornirebbe acqua ad israeliani, giordani e palestinesi.
Roberto Todini