Il governo israeliano ha approvato un collegamento aereo per permettere a 2000 etiopi di discendenza ebraica di entrare nel Paese nei prossimi mesi.
Nel 1991 il governo israeliano aveva già fatto entrare nel Paese i membri della comunità ebrea etiope attraverso la nota Operazione Salomone. Utilizzando oltre 40 voli in poco più di 36 ore avevano trasferito oltre 14.000 ebrei etiopi. A differenza dell’Operazione Salomone, il piano moderno è molto più ridotto e non ha rallegrato molte persone.
Il #25maggio 1991 si concludeva con successo l’operazione Salomone, con cui #Israele trasferì 14.325 ebrei dall’#Etiopia allo Stato ebraico, utilizzando 34 aerei.#AccaddeOggi 🇮🇱←🇪🇹 pic.twitter.com/cV84H39xtJ
— Osservatorio Geostorico (@geo_storia) May 24, 2019
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La comunità ebraica d’Etiopia
In Etiopia, nella regione Amara, a nord del Paese, vive una comunità di discendenti ebrei che furono costretti a convertirsi al Cristianesimo dai missionari europei. In seguito, queste persone hanno fatto ritorno alla loro religione originaria. La comunità è nota con il nome di Falasha Mura ed è composta da circa 8.000 membri.
Al momento ci sono oltre 150.000 ebrei etiopi in Israele, che costituiscono meno del 2% della popolazione israeliana. A circa la metà di queste persone è stato richiesto di convertirsi all’Ebraismo ortodosso. Gli ebrei etiopi, infatti, fanno risalire le loro origini all’unione tra re Salomone e la regina di Saba o a una delle «dieci tribù perdute» di Israele e in alcuni casi non sono riconosciuti come veri ebrei.
La decisione
Il 12 ottobre, il governo israeliano ha deciso di far entrare nel Paese 2.000 membri della comunità Falasha Mura, dopo ripetute richieste della comunità e degli attivisti etiopi di Israele.
La decisione non è arrivata senza discussioni. La comunità israeliana, infatti, sembra dividersi tra chi ritiene che il governo dovrebbe permettere l’ingresso a tutti i membri della comunità Falasha Mura e chi invece si domanda se queste persone rientrino davvero nei parametri richiesti per usufruire della “Legge del Ritorno” che permetterebbe alle persone di religione ebraica sparse in tutto il mondo di insediarsi in Israele e ottenere la cittadinanza. La Corte Suprema israeliana aveva, infatti, dichiarato che i discendenti di ebrei convertiti ad altre religioni non potevano usufruire di tale legge.
Netanyahu tells Ethiopian PM he plans to airlift 2,000 Ethiopian Jews to Israel https://t.co/k8fagOVfbv
— The Times of Israel (@TimesofIsrael) October 9, 2020
Ebrei etiopi in Israele
Il trasferimento in Israele non è avvenuto senza problemi. Gli ebrei etiopi hanno dovuto scontrarsi come discriminazione e povertà. Molto spesso, queste persone arrivano in Israele con un livello di scolarizzazione relativamente basso rispetto al resto della popolazione e hanno difficoltà a inserirsi nel mercato del lavoro israeliano, caratterizzato da un’economia con una forte impronta tecnologica.
A luglio, un ragazzo di colore è stato ucciso da un poliziotto in situazioni non chiare. L’evento, che ricorda molto la morte di George Floyd, ha scatenato le rivolte della comunità etiope in Israele. Le accuse di razzismo sistemico e brutalità della polizia sono state negate dalla politica del Paese e alcuni si sono azzardati a sgridare la comunità etiope definendoli ingrati.
In generale, però, il livello di vita degli ebrei etiopi è nettamente migliore che nel proprio Paese.
Un futuro migliore?
Piano piano la comunità etiope sta guadagnando qualche influenza nella politica israeliana. Pnina Tamano-Shata è stato il primo etiope a diventare ministro. Il Presidente Netanyahu, seppur principalmente per motivi elettorali, ha accennato spesso alla necessità di ammettere in Israele il resto della comunità ebrea ancora in Etiopia.
L’obiettivo nazionale sembrerebbe, comunque, essere il trasferimento di tutti i membri della comunità Falasha Mura in Israele prima della fine del 2022.
Noemi Rebecca Capelli