Venerdi 14 luglio, tre cittadini arabi d’Israele hanno attentato alla vita di due poliziotti israeliani nei pressi dell’ingresso della spianata delle moschee. I tre, armati, hanno ucciso i due poliziotti, all’accesso del sito di Gerusalemme, santo per gli ebrei e i musulmani. Infatti, il muro del pianto coincide con il muro che sorregge la spianata delle moschee.
Gli agenti di polizia israeliani hanno avvistato i tre aggressori all’interno del complesso e li hanno uccisi. Gli ufficiali israeliani morti, individuati dalla polizia, sono: Hayil Satawi, 30 anni, da Maghar, una città araba d’Israele. Kamil Shnaan, 22 anni, da Hurfeish, a nord.
I dirigenti israeliani hanno dichiarato l’appartenenza dei due ufficiali alla comunità dei Druzi.
Israele: attentato nel sito di Gerusalemme
Il servizio interno di sicurezza israeliana, Shin Bet, ha identificato gli assalitori come residenti in una città araba, confinante con la Cisgiordania. Muhammed Ahmed Jabarin 29 e Muhammed Amid Jabarin, 19 e Muhammed Ahmed Mufdal Jabarin, 19.
Lo Stato di Israele difenderà la sua sovranità e i suoi cittadini con una mano forte e non
permetterà a nessuno di portare la regione a una guerra sanguinosa.
Così dice Reuven Rivlin, presidente d’Israele, in una dichiarazione. Intanto, la polizia israeliana ha chiuso il complesso, evacuato il sito e circondato la zona dall’alto con un elicottero.
Già in passato erano state attuate da Israele delle restrizioni d’ingresso ai musulmani, provocando delle proteste nei palestinesi. Misure adottate per impedire che la violenza sul sito potesse violare gli accordi di pace con la Giordania, sanciti nel 1994.
Mahmoud Abbas, autorità palestinese, ha telefonato al primo ministro Benjamin Netanyahu, condannando fortemente l’attacco. Ciononostante egli ha chiesto a Netanyahu di riaprire il sito sacro. La chiamata è avvenuta dopo che Fatah, l’organizzazione politica e paramilitare palestinese, per la liberazione, ha spinto i palestinesi nel continuare a pregare nel sito sacro.
La città vecchia si trova a Gerusalemme Est, presa insieme alla Cisgiordania da Israele nel 1967 e ammessa al suo Stato, una mossa mai riconosciuta dalle Nazioni Unite.
Israele ha dichiarato la chiusura del sito, finché non sarà completata l’indagine sugli eventi. I tre assalitori erano armati di pistole e coltelli e alcune di esse non erano registrate.
La risposta palestinese
Insistiamo per raggiungere la moschea di Al Aqsa e fare preghiere. L’occupazione che ci impedisce
di pregare, segna un assalto al nostro diritto di adorare in questa pura moschea islamica.
Il Gran Muftì di Gerusalemme, lo Sceicco Muhammad Hussein pronuncia queste parole, dopo essere stato arrestato. Gli è stato impedito dagli israeliani di accedere al sito.
Radio Kol Israel ha riportato la rivendicazione di Hamas dell’attentato. Quest’ultimo ha sostenuto che l’attacco sia stato una risposta al terrorismo israeliano e alla profanazione della moschea di Al Aqsa. Abbas Zaki del Comitato Centrale di Al Fatah, ha affermato che Israele sia stato l’unico responsabile dell’attentato, perché ancora occupa Gerusalemme Est.
In realtà Israele non avrebbe alcuna svolta positiva nell’occupazione, perché si ritrova a tenere sotto presidio, dal 1967, territori a maggioranza musulmana. Di conseguenza, Israele li terrebbe in cambio del riconoscimento del suo Stato da parte dei palestinesi.
La verità è che la città vecchia è fonte di scontri da molteplici anni. Attacchi contro le autorità israeliane che presiedono il sito, soprattutto durante la preghiera del venerdì. Ma poi, fucilazioni da parte d’Israele, nei confronti degli attentatori. Un attacco simile era avvenuto nel mese scorso, durante il Ramadan.
I palestinesi gridano all’inaccettabile la chiusura del sito di Gerusalemme, poiché essi non possono andare a pregare nel sito. Intanto, le violenze continuano da ambo le parti, quando le forze israeliane hanno sparato a un palestinese di 18 anni durante l’incursione in un campo profughi palestinese di Dheisheh, a sud di Betlemme, nella Cisgiordania occupata.
Le forze israeliane hanno ucciso, a partire da settembre 2015, circa 254 palestinesi, perché accusati di essere attentatori. Nello stesso periodo, terroristi palestinesi hanno ucciso 43 israeliani, due visitatori americani e un turista britannico.
Tamara Ciocchetti