Nelle Isole Marshall, per la precisione a Runit un isolotto che fa parte dell’atollo Enewetak nell’Oceano Pacifico centrale, si trova una grande cupola di cemento. Fu costruita dagli Stati Uniti nel 1980 per risolvere il problema del terreno che diventò altamente radioattivo a causa degli esperimenti nucleari condotti nel Pacifico dagli Stati Uniti stessi tra il 1946 e il 1962.
Gli americani sfruttarono infatti il cratere Cactus, che si trova proprio sull’isola Runit, come discarica per 111.000 metri cubi di terra raschiata via.Tra il 1946 e il 1958 gli Usa effettuarono 67 test nucleari nel Pacifico, distruggendo isolotti e atolli, su cui all’epoca l’America aveva il controllo, per sperimentare la forza e l’affidabilità delle loro bombe. Riempita la discarica, il tutto fu sepolto da una gigantesca cupola.
Castle Bravo
Questo il nome del test più famoso e con la bomba più potente. Fu realizzato sull’atollo di Bikini il 1 marzo 1954. La sgancio della bomba e la reazione atomica causò la formazione di un gran bagliore rosso e poco dopo di una nube a fungo che raggiunse i 7 chilometri di altezza. L’interruzione della sperimentazione avvenne tardivamente, dopo grandi danni ambientali causati nel Pacifico centrale, e solo grazie alla pressione della comunità internazionale. Iniziarono così i lavori di bonifica delle zone sottoposte ai test atomici.
Si riapre la questione
A distanza di quasi 40 anni, la storia delle Isole Marshall torna a far parlare di sé. Infatti da alcuni anni a questa parte la struttura dà segni di cedimento, intaccata dall’età e dall’umidità. Dell’analisi, eseguite dal governo Usa nel 2013, avevano mostrato come parte delle sostanze radioattive confluiscono nelle rocce dell’atollo corallino e poi in mare. Esponendo così l’atollo e l’intera zona del Pacifico ad un altissimo rischio di contaminazione radioattiva.
In una recente visita su alcune Isole del Pacifico, il segretario generale delle Nazione Unite, Antonio Guterres, si è confrontato con la presidente delle Isole Marshall, Hilda Heine, ricevendo notizie poco incoraggianti. Infatti le Isole non hanno le risorse per occuparsi del problema col rischio concreto di contaminazione del materiale radioattivo nelle acque intorno all’atollo Enewetak.
Antònio Guterres ha definito questa situazione “una mostruosità che può trasformarsi un una bara per gli ecosistemi e le popolazioni locali“.
Francesca Peracchio