Isola di Oak: mistero tra Shakespeare, Maria Antonietta e il Sacro Graal

Oak è un’isola canadese diventata famosa grazie ad una fossa molto profonda: il Money Pit. Leggende e tesori introvabili avvolgono l’isola (e la fossa) di mistero da tanti, tantissimi decenni.
Così, la curiosità dell’uomo viene stuzzicata a tal punto da intraprendere ricerche speranzose e cariche di attese. Il Santo Graal? I gioielli di Maria Antonietta? L’isola di Oak è o non è lo scrigno di oggetti inestimabili?

I primi scavi sull’isola di Oak: false speranze sul Money Pit?

Agli inizi del XIX secolo, un certo Daniel McGinnis, insieme a due amici, decide di scavare all’interno del fossato nell’isola di Oak. L’uomo fu incuriosito con ogni probabilità dalle leggende sentite su un possibile tesoro nascosto.
Inoltre, si narra che Daniel avesse visto una carrucola spuntare da rami di quercia. E cosa ci stava a fare una carrucola in una fossa di quelle dimensioni?
Così, i tre si convinsero e scavarono per quasi dieci metri. Stranamente, ogni tre metri, i giovani incontravano una piattaforma fatta da tavole di legno. L’attesa cresceva. La speranza anche. Risultati? Nessuno. Non si trovò neanche l’ombra del forziere.
Qualche anno dopo, Simeon Lynds, uomo di affari, partecipa agli scavi, finanziato dalla Onslow Company.isola di Oak
Si trovarono strati formati da carbone e argilla, altri da palma di cocco. Sembrava l’inizio di qualcosa.
Così vicini ad un ritrovo, lo scavo si riempì invece di acqua salata proveniente dall’Oceano.

Altri tentativi: maledizioni o sfortune di percorso nell’isola di Oak?

Dopo la compagnia Onslow, ve ne furono altre che si cimentarono negli scavi: Truro Company, che finì i soldi prima di una risoluzione dell’arcano.
La Oak Island Association, che aspirò l’acqua attraverso una pompa con motore a vapore. Qui un operaio morì a causa di un’esplosione ed altri rimasero feriti.
E poi l’impresa fu sconsideratamente  nel 1959, quando ne morirono quattro di persone: Robert Restall, il figlio diciottenne, il suo partner commerciale e un operaio.
Da qui, la leggenda del tesoro si macchiò ancor di più di superstizione.
Ad esempio, Joe Nickell rivede un possibile legame tra la storia dell’isola con le allegorie presenti nella Massoneria.

Un tesoro fatto solo di denaro o anche di risorse storiche?

Le pretese sul tesoro di Oak e le successive delusioni, fecero ricamare una miriade di storie su quello che poteva davvero contenere il pozzo del denaro.
Solo denaro? Solo ricchezze materiali? E se vi fossero state anche ricchezze storiche?
E così, si iniziò a parlare di Maria Antonietta. Ella fu senz’altro una sovrana ben conosciuta per lo sperpero di denaro e, tra le sue manie, vi erano i gioielli.
Il tesoro potrebbe allora contenere proprio i suoi gioielli, che furono portati via durante la Rivoluzione francese. Ma non solo.
Si parla addirittura di prove che testimoniano la paternità di Francis Bacon delle opere di Shakespeare. Possibile? Messaggi codificati nelle opere teatrali del più grande commediografo dell’umanità?
Alla lista poi, non mancano il Sacro Graal, l’Arca dell’Alleanza e una nave vichinga.
Insomma, l’immaginazione e la speranza di ritrovare miti fatati e sfatati, sono l’involucro che mantengono vivo il mistero dell’isola.




Luoghi lontani, pensieri romantici

Ancora oggi, seppur non ci siano evidenze scientifiche e nulla è a favore di un possibile tesoro inestimabile, il Money Pit resta un enigma. Stuzzica le menti. Nutre le possibilità. È come la pentola d’oro alla fine di un arcobaleno. Chi ha mai davvero smesso di crederci? Il fascino della storia è ancora vivo.
E non importa, o quasi, se ormai si attribuisce al pozzo una formazione naturale, o se Joe Nickell lo abbia definito come una dolina, un sinkhole.
L’idea che una corona, o un fiume di pergamene, siano nascoste nei meandri di caverne inesplorate, delizia la mente e ci rende, nell’era della razionalità indiscussa, un po’ romantici.

 

Maria Pia Sgariglia

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