In Islanda le donne in parlamento per qualche ora hanno raggiunto il primato sugli uomini: un riconteggio ha fatto scendere la percentuale dal 52,3% al 47,6% con 30 deputati su 63
Secondo i primi risultati delle elezioni in Islanda di sabato 25 settembre, le donne sembravano aver ottenuto 33 dei 63 seggi dell’Althing, il parlamento islandese.
Un nuovo scrutinio ha modificato gli equilibri in una delle sei circoscrizioni del Paese, dove tre seggi, inizialmente assegnati a donne, sono passati a uomini.
Il divario con il resto d’Europa
Il numero raggiunto è comunque pari al 47,6%, un risultato seppure inferiore alla soglia simbolica del 50%, ma che segna comunque un bel divario rispetto alla situazione europea e che porta l’Islanda a superare il precedente record, raggiunto in Svezia con 47% di donne in Parlamento.
La parità dei sessi nella cultura islandese
Quello della parità dei sessi è sempre stato un tema caro all’Islanda che conta 370 mila abitanti ed oggi è governata da Katrin Jakobsdóttir, una donna di 45 anni, leader del partito dei verdi con la quale, nel 2018, il Paese ha approvato una legge decisamente d’avanguardia sulla parità salariale tra uomini e donne e da 12 anni consecutivi è in testa alla classifica del Forum Economico Mondiale sull’uguaglianza tra i sessi. L’Islanda offre anche, da tempo, lo stesso congedo parentale sia agli uomini che alle donne e a differenza di altri Paesi, non ha quote legali sulla rappresentanza femminile in parlamento, anche se alcuni partiti richiedono che un numero minimo di candidati siano donne.
La situazione nel resto del mondo
Prima dell’Islanda, in Europa, soltanto la Svezia si era avvicinata a questo risultato, fermandosi però al 47% di donne in Parlamento. Oltre i confini dell’Europa, invece, sono cinque i paesi che hanno attualmente più donne in parlamento che uomini: il Ruanda con il 61% di donne, Cuba con il 53%, il Nicaragua 51% e il Messico e gli Emirati Arabi Uniti entrambi con il 50%.
Non è un caso che queste notizie non abbiano una forte risonanza mediatica, in quanto con esse si porterebbe alla luce quanto gli altri Paesi, compreso il nostro, restino palesemente e forse anche volutamente molto indietro sul piano della parità dei sessi. E se è vero che arrivare ad avere lo stesso numero di seggi in Parlamento non vuol dire che nei Paesi in cui ciò avviene si siano raggiunti anche traguardi come il rispetto, o la diminuzione della violenza sulle donne, è comunque un passo a dir poco fondamentale per andare in quella direzione.