Era nell’aria, ma mancava l’ufficialità, giunta poi ieri sera: l’Islanda parteciperà al Mondiale di Russia del 2018. A certificare la qualificazione è stato il successo per 2-0 (reti di Sigurdsson e Gudmundsson) sul Kosovo a Reykjavík. Dopo aver sfiorato l’accesso alla rassegna iridata del 2014 (sconfitta agli spareggi con la Croazia), nell’estremo nord Europa può partire la festa a suon di “Viking Thunder-Clap” (la danza diventata celebre nel corso di Euro 2016).
Dunque dopo la prima storica qualificazione ad un Europeo (nel 2016), ecco che gli islandesi si apprestano a farsi conoscere dal resto del mondo. Un vero e proprio miracolo sportivo, visto che l’intera nazione vanta appena 335mila abitanti (meno di alcune nostre città come ad esempio Firenze e Bologna), ma che premia il lavoro svolto dalla federazione.
Infatti, sfruttando una buona situazione economica, il paese ha investito molto in strutture (spesso al coperto, per giocare nonostante il freddo e la neve), in accademie giovanili e nella formazione degli allenatori. Il risultato è che oggi l’Islanda è passata dal 131º posto nel Ranking Fifa al 22º, davanti all’Olanda e cinque posizioni dietro l’Italia.
Tra gli altri fattori che testimoniano la crescita, bisogna annoverare che, praticamente tutti i più forti calciatori islandesi giocano all’estero: su 23 convocati per la fase finale dell’Europeo, nessuno aveva disputato il campionato nazionale in quell’anno. Alcuni dei componenti della spedizione francese sono addirittura tesserati di club di Serie A, Premier League e Ligue 1.
Nel suo girone di qualificazione Gunnarsson e compagni se la sono vista con Croazia (nettamente favorita per la vittoria del raggruppamento), Turchia, Ucraina, Finlandia e Kosovo e ciò la dice lunga su quanto questa piacevole sorpresa sia ormai diventata una realtà.
Questa qualificazione lascia in dote anche un record per la simpatica selezione dei ghiacci visto che è la meno popolosa ad aver preso parte ad un mondiale. Stracciato il primato di Trinidad e Tobago nel 2006 (1,3 milioni di abitanti) e dell’Irlanda del Nord nel 1958 (1,4 milioni). Tra le altre “piccole mondiali” ci sono anche il Kuwait nel 1982 (1,5 milioni), Slovenia nel 2002 (1,9 milioni) e Jamaica nel 1998 (2,6 milioni).
Antonio Pilato