Un islam laico è possibile? Ecco il progetto di una imam donna di Berlino

Un islam laico è davvero possibile?

E’ il sogno di Seyran Ates, la imam donna che ha fondato a Berlino la prima moschea liberale tedesca. Domenica 24 febbraio ha presentato a Berlino l’Iniziativa per un Islam laico, nata per dare visibilità alla parte laica della comunità musulmana, finora scarsamente rappresentata nel dibattito pubblico.  Di cosa si tratta?

Il progetto sostiene una maggiore partecipazione civile dei musulmani, ma è contrario a qualsiasi diritto speciale per i musulmani.

“Laicità significa per noi sottolineare la positiva neutralità dello Stato e la separazione, che deve essere sempre maggiore, fra religione e politica (Stato) e considerare i musulmani pieni cittadini di una società democratica, che condividono con gli altri diritti e doveri, afferma Ates in un comunicato stampa.

La storia di Seyran Ates e la sua visione laica dell’Islam





55enne avvocata, attivista femminista, musulmana nata in Turchia e di origine curda, Seyran Ates si è trasferita in Germania all’età di circa sei anni. Le sue battaglie civili, fortemente critiche verso i radicalismi delle comunità musulmane e spesso tese a ottenere, negli stessi contesti, la parità di genere, le sono costate minacce di morte e, a volte, anche veri e propri attacchi fisici. Punta così il dito contro l’estremismo: “Ha fatto bene l’Austria a chiudere le moschee dove si semina l’odio nel nome di Allah. Gli estremisti che predicano il terrore di Dio devono essere isolati ed espulsi”.

Nel 2017 ha fondato a Berlino, nel distretto di Moabit, la Ibn Ruschd-Goethe, l’unica moschea in cui uomini e donne pregano insieme e anche le donne possono rivestire il ruolo di imam. La moschea da lei aperta ha riscosso grande successo tra i fedeli. Ciononostante, è costretta a vivere sotto scorta dopo le ripetute minacce di morte. “A tre giorni dall’apertura ci hanno avvertito: tra una settimana non ci sarete più, sarà tutto finito. E invece siamo ancora qui dopo un anno, con una comunità attiva di 35 persone che organizzano tutto, e oltre 700 visitatori ogni mese”.

Si prega in tedesco che è la nostra lingua, forse il nostro successo fa paura”, prosegue. Il dialogo interreligioso può essere spiazzante. Per esempio abbiamo festeggiato tutti insieme Hannukkà, la festa ebraica delle luci, con bambini ebrei e musulmani”, racconta Ates in un incontro per la stampa estera. “È necessario insegnare loro a conoscersi fin da piccoli. Ancora oggi ai bambini musulmani viene insegnato che gli ebrei sono nemici. Il conflitto in Medio Oriente viene preso e traslato ovunque nel mondo, senza approfondire la conoscenza gli uni degli altri.

Nella nostra comunità vengono a trovarci non solo i musulmani ma anche i cristiani, evangelici, atei, anzi soprattutto gli atei sono attratti dalla dimensione pacifica e spirituale della nostra comunità.  La particolarità della moschea liberale di Alt Moabit è che non c’è un imam fisso che predica sempre. Non è una peculiarità berlinese avere imam donna, sono molte in Europa, dalla Francia alla Danimarca, da Londra alla Svezia”.  

Non mancheranno, sicuramente, critiche e accanimenti da parte della comunità religiosa che vive l’Islam in maniera più tradizionale. E probabilmente anche dalla fetta di popolazione che con l’Islam non ha nulla a che fare. Ma è un tentativo di integrazione religiosa e sociale di cui, specie negli ultimi tempi, sentiamo tutti il bisogno. 

Ilaria Genovese

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