Nella Grande Mela di fine Ottocento un gruppo di donne iniziò a farsi strada tra le stazioni di polizia e le carceri del paese, dove ben presto emerse il volto di Isabella Goodwin.
Furono gli anni della miseria più profonda e le vie di Manhattan erano percorse da assassini, truffatori e criminali di ogni tipo. La povertà dei bassifondi di New York cresceva e con essa anche la criminalità.
Le donne cominciarono ad aiutare i mariti sceriffo, prestandosi inizialmente come volontarie; aiutarono a mantenere l’ordine all’interno delle celle, tutelando le detenute e i minori che, spesso, subivano maltrattamenti.
Isabella Goodwin nacque a Manhattan nel 1865 e dopo la perdita del marito, l’agente John W. Goodwin, decise di entrare a far parte della polizia di New York.
A soli trent’anni e con quattro figli da mantenere, superò l’esame e venne assunta come guardia carceraria, dove per dieci anni diede assistenza alle donne della malavita.
Ovviamente la figura femminile all’interno dei dipartimenti della polizia non era di certo equiparabile a quella degli uomini, difatti soltanto nel 1972 la legge concesse alle donne lo stesso status dei colleghi maschi.
Verso i primi anni del ‘900 riuscì ad ottenere un’importante incarico come infiltrata in un giro di scommesse clandestine.
Isabella aveva un vero talento per scovare gli imbroglioni e non aveva alcun timore ad addentrarsi negli ambienti della malavita. Il lavoro sotto copertura divenne la sua specialità: riusciva ad inserirsi nelle vite dei criminali senza destare il minimo sospetto.
Nonostante i suoi innumerevoli sforzi e la sua fama crescente come detective, dovette attendere fino al 1912 per ottenere una svolta nella sua carriera: il famoso caso della “Taxicab Robbery”.
I due funzionari della East River National Bank dovevano prelevare dei contanti alla Produce Exchange National Bank, come ogni settimana, ma furono intercettati da due rapinatori che, una volta saliti sul taxi, li aggredirono e dopo qualche isolato si dileguarono con un bottino da record: 25mila dollari.
Lo scandalo conosciuto come la “rapina del Taxi” suscitò panico in città, poiché venne messa in atto nel bel mezzo del Financial District, in pieno giorno. La polizia era in imbarazzo e non sapeva da che parte cominciare con le indagini.
L’unico sospettato fu un certo Eddie Kinsman, ex pugile con dei precedenti, che frequentava la città per andare a trovare la fidanzata Annie Hull.
Così la polizia decise di sfoderare la carta dell’infiltrato.
La Goodwin lavorò sotto copertura, come donna delle pulizie, nella residenza della Hull e le sue informazioni portarono presto all’arresto di Kinsman, accusato di essere il capobanda nella rapina della Taxicab Robbery.
Dopo questa vittoria Isabella divenne la prima detective donna del commissariato e nel 1921 ottenne un nuovo riconoscimento, che la portò a divenire il capo della “Women’s Bureau”: una divisione composta da sole donne pronte ad occuparsi di reati minorili e di assistenza alle persone in difficoltà.
Isabella Goodwin era una vera e propria eroina, capace di accettare qualsiasi lavoro pur di entrare nella polizia e scovare gli impostori. Persino il The New York Herald del 1921 scrisse su di lei:
Ci sono tanti uomini detective alti 1,80 metri e con una pistola nella fondina, che per 3.300 dollari all’anno fanno un lavoro molto meno prezioso di quello della signora Goodwin, una donna piccola e rapida, con un cervello veloce come il suo corpo.
Tuttavia Isabella, come molte altre donne matrone, percepiva meno della metà rispetto ai detective uomini, ma nonostante questo continuò a svolgere il suo mestiere nella maniera migliore.
Le donne sono diventate detective forti grazie alla loro capacità di percepire cose per le quali, inizialmente, non si avevano prove concrete.
Credo che il motivo per cui una donna a volte riesce laddove un uomo fallisce sia perché è dotata di questa sorta di intuizione.
Così la Goodwin descrisse il contributo delle donne nella lotta contro il crimine, quelle impavide creature capaci di controllare la propria paura persino davanti al pericolo imminente, pur di proteggere il proprio paese.
Questa coraggiosa e temeraria detective, diventata un simbolo del New York City Police Department, ha persino ispirato il personaggio dell’investigatrice Sara Howard nella recente serie televisiva l’Alienista.
Un personaggio invisibile che ha saputo lasciare un segno indelebile nel tempo, una poliziotta che non ha avuto bisogno di maschere per sconfiggere il nemico e che ricorderemo per sempre come una delle prime donne detective della Grande Mela.
Silvia Morreale