Nel 2024, almeno 31 donne sono state giustiziate tramite impiccagione nelle carceri iraniane. Questo dato, reso noto dall’organizzazione non governativa Iran Human Rights (Ihr) con sede a Oslo, rappresenta un picco senza precedenti dal 2008, anno in cui l’Ong ha iniziato a monitorare sistematicamente l’applicazione della pena capitale in Iran.
L’aumento delle esecuzioni femminili evidenzia un fenomeno preoccupante che getta luce su questioni profonde e strutturali nel sistema giudiziario e sociale del Paese. Mahmoud Amiry-Moghaddam, direttore dell’Ihr, ha dichiarato: “L’esecuzione di donne in Iran rivela il carattere brutale e disumano della pena di morte, e dimostra fino a che punto la discriminazione e la disuguaglianza fra i sessi siano radicate nel sistema giudiziario”.
Lo scenario giuridico e sociale: discriminazione e disuguaglianze di genere
L’Iran applica un sistema giudiziario basato sulla sharia, che spesso discrimina le donne nei procedimenti legali. La testimonianza di una donna, ad esempio, ha un peso giuridico inferiore rispetto a quella di un uomo. Questo squilibrio influisce anche nei casi di omicidio, in cui molte detenute si trovano in situazioni di svantaggio, spesso incapaci di difendersi adeguatamente davanti a un tribunale.
La pena capitale per le donne condannate per omicidio si inserisce in un contesto di profonde disuguaglianze di genere, che limitano le opportunità di accesso a risorse economiche e legali per difendersi in modo equo. Alcune delle donne giustiziate sono state riconosciute colpevoli di aver ucciso i propri mariti o altri familiari, spesso dopo anni di violenze domestiche e abusi, una realtà che il sistema giudiziario non prende in adeguata considerazione.
Il carcere di Evin: epicentro delle esecuzioni femminili
Il carcere di Evin, situato nella capitale Teheran, è tristemente noto per le condizioni disumane e le numerose esecuzioni che vi si svolgono. Una buona parte delle detenute giustiziate nel 2024 erano rinchiuse proprio in questa struttura. Le condizioni a cui sono sottoposte le prigioniere sono spesso descritte come degradanti, con accesso limitato a cure mediche, scarsa alimentazione e torture psicologiche. Questo carcere rappresenta un simbolo del fallimento del sistema penitenziario iraniano nel rispettare i diritti umani fondamentali.
Secondo i rapporti dell’Ihr, le detenute di Evin sono spesso private di una difesa legale adeguata e, in alcuni casi, non vengono nemmeno informate della data della loro esecuzione fino a poche ore prima che avvenga. Queste pratiche aggiungono ulteriori livelli di sofferenza e disumanità al già drammatico panorama delle esecuzioni.
Un bilancio che peggiora: 241 donne giustiziate dal 2010
Dal 2010 al 2024, Iran Human Rights ha documentato l’esecuzione di 241 donne. Di queste, 114 sono state condannate per omicidio. Questi numeri riflettono un problema sistemico che non può essere ignorato. Nonostante gli appelli internazionali e le pressioni di organizzazioni per i diritti umani, l’Iran continua a mantenere uno dei più alti tassi di esecuzioni al mondo, con una crescente incidenza di donne tra le vittime della pena di morte.
L’uso della pena capitale per reati legati all’omicidio non tiene conto delle circostanze attenuanti, come gli anni di violenze domestiche che alcune donne subiscono prima di compiere gesti estremi per difendersi. Questo approccio rigido e punitivo non lascia spazio a una giustizia rieducativa o alla possibilità di riabilitazione.
L’Iran e le condanne internazionali
Le esecuzioni femminili in Iran hanno attirato la condanna della comunità internazionale. Le Nazioni Unite, l’Unione Europea e numerose Ong per i diritti umani hanno ripetutamente chiesto al governo iraniano di abolire la pena di morte, in particolare per le donne e per i minori. Tuttavia, Teheran ha sempre difeso il proprio sistema giudiziario come una questione di sovranità nazionale, respingendo ogni interferenza esterna.
La comunità internazionale ha più volte richiesto maggiore trasparenza sui processi e un trattamento equo per le detenute. Le richieste includono la sospensione delle esecuzioni, l’accesso a difensori legali competenti e un trattamento umano per tutte le persone incarcerate.
L’appello dell’Ihr e la necessità di un cambiamento
Iran Human Rights continua a sollecitare la comunità a intervenire con urgenza per fermare l’ondata di esecuzioni in Iran. Secondo Mahmoud Amiry-Moghaddam, “È fondamentale che i governi e le organizzazioni internazionali facciano pressione sul regime iraniano per porre fine a queste pratiche inumane”.
L’Ong insiste sull’importanza di sensibilizzare l’opinione pubblica riguardo alla crisi dei diritti umani in Iran. Attraverso campagne mediatiche e pressioni diplomatiche, l’Ihr spera di creare un movimento globale che porti a riforme concrete.
Una crisi dei diritti umani che non può essere ignorata
Le 31 impiccagioni di detenute nel 2024 rappresentano una tragica testimonianza delle gravi violazioni dei diritti umani in Iran. Questo bilancio drammatico richiama l’urgenza di un intervento deciso da parte della comunità internazionale per porre fine a un sistema che perpetua la discriminazione e la disuguaglianza di genere, aggravate dall’uso sistematico della pena capitale.
La lotta per l’abolizione della pena di morte e per la tutela dei diritti delle donne in Iran non è solo una questione nazionale, ma una sfida morale e politica che riguarda tutta la comunità internazionale.