Io e il Cerchio Firenze 77

il Cerchio Firenze 77

Le profonde verità cercate con passione dagli esseri umani attraverso il misterioso e affascinante fenomeno noto come Il Cerchio Firenze 77.


 Viviamo tempi curiosi. Sento gente chiedersi se sia giusto che Messi abbia vinto il suo ottavo pallone d’oro o se la Rai abbia sbagliato a mandare via Fabio Fazio, mentre a pochi chilometri da noi, due guerre terribili stanno facendo scempio di vite. E la (non) gestione della “crisi” migranti, a pezzi ciò che resta della nostra umanità.

Per quanto mi consta appartengo, alla lista di coloro che continuano a farsi le solite domande esistenziali di sempre: Da dove vengo? Perché sono qua? Cosa faccio? Dove vado?

E su tutto, qual è lo scopo di tutto questo che mi succede?

Quasi tutti sono unanimi nel sostenere che nessuno abbia mai dato risposte soddisfacenti, in punto.

I credenti così si rifugiano dietro a dogmi, gli agnostici passano oltre al ritmo di “chi vivrà vedrà” con i materialisti, infine, che urlano che solo il caos e il non senso sono i padroni del vaporetto delle loro esistenze.

Con un po’ di arrogante presunzione, mi piace pensare di aver fatto, invece, un passo in avanti. Cresciuto in Sacra Romana Chiesa e non soddisfatto delle risposte, ho seguito quella voce interna che mi ha chiesto di partire senza guardarmi indietro. Novello Abramo ho cominciato una lunga marcia che mi ha portato dapprima a studiare intensamente la filosofia. Per non fare le cose a muzzo, mi sono persino iscritto alla relativa facoltà puntando alla seconda laurea (cosa che non si è, ancora, realizzata dato che le mie cellule cerebrali sono di molto inferiori a quelle che avevo a vent’anni). Sfortunatamente, tuttavia, per quanto abbia amato il tenero Spinoza e il trascendentalismo del grande Nabert, non sono proprio riuscito a trovare dentro quegli insegnamenti, la casa che cercavo.

La stessa voce interiore mi ha suggerito allora di studiare la Teosofia.

Madame Blavatsky un punto di riferimento luccicante, mi ha spinto così tra le grandi braccia di Rudolf Steiner e la sua scienza dello spirito e ho creduto di essere arrivato alla meta.

Steiner è, per me, una delle persone più illuminate e illuminanti della storia dell’umanità. Filosofo e chiaroveggente, oggi è spesso deriso e spernacchiato dai materialisti più ciechi a causa dei suoi scritti di Biodinamica, ma ha fornito chiavi di accesso preziosissime al mondo sovrasensibile. L’antroposofia ha creato un libretto di istruzioni per affrontare ciò che ci succederà quando attraverseremo la soglia che ci porterà a diventare “trasparenti”, cercando di armonizzare la sapienza orientale con la cultura occidentale, ma mettendo comunque l’impulso cristico al centro di tutto.

La produzione steineriana, immensa ed estremamente dettagliata, è un evidente tentativo di fornire quante più informazioni possibili all’uomo incarnato, a costo anche di apparire a volte stucchevolmente “tuttologo”. Spesso oscuri e di difficile assimilazione i suoi testi forniscono persino esercizi spirituali che consentirebbero a tutti (da qui il termine scienza dello spirito, cioè quindi duplicabile) la possibilità, con il tempo, di accedere ai mondi superiori.

Nonostante la benefica sensazione di essere tra gente che parlava la mia stessa lingua, lo stesso un fortissimo impulso mi ha costretto ad avvicinarmi prima, e, approfondire poi, le nozioni che sono state insegnate in quell’incredibile fenomeno conosciuto con il nome Il Cerchio Firenze 77.

La storia del Cerchio è facilmente trovabile sul web. Per chi ne fosse totalmente all’oscuro posso dire che trattasi probabilmente del più grande evento medianico del secolo scorso in senso assoluto. Per quasi quarant’anni, entità superiori, spiriti di trapassati e Guide altissime che vengono chiamate Maestri, si sono manifestati durante sedute che qualcuno definirebbe con termine improprio “spiritiche”, che si sono svolte perlopiù a Firenze. Lo strumento (così veniva davvero chiamato dai Maestri stessi) è stato un uomo di umili origini e di moralità e generosità fuori dal comune che si chiamava Roberto Setti. Ritenendosi una persona che non aveva fornito alcun reale apporto all’insegnamento che avveniva tramite suo, non intendeva apparire in alcun modo e così si è scelto di dare il nome del Cerchio Firenze 77, per inserire almeno il cognome di Roberto (Setti – due sette) nei libri che sono stati pubblicati (corretti dai Maestri stessi) per donare a tutti quel sapere che essi ci hanno dato.

Ridurre in poche righe l’essenza dell’insegnamento durato quasi mezzo secolo (e terminato con la morte fisica di Roberto Setti) è, con onestà, una cosa impossibile da poter compiere. Posso dire  che ho trovato irresistibile il fatto che i loro insegnamenti siano molto simili a quelli di Steiner. Ci suggeriscono, ad esempio, di non identificarci con il nostro corpo fisico, che è solo un mezzo usato dalla parte più importante di noi. Oltre a quello fisico abbiamo, infatti, anche un corpo eterico, uno astrale, uno mentale e infine l’IO SUPERIORE, cioè la scintilla divina dentro di noi che è ciò che ci unisce alla divinità. Quella alla quale ci rivolgiamo quando preghiamo. Ricordate quando “qualcuno” ha detto: cercate di trovare Dio dentro voi stessi? Una delle leggi più note è quella dell’Analogia (o di corrispondenza) nota sin dai tempi di Ermete Trismegisto “Così dentro come fuori, così in basso come in alto, per fare il miracolo di una cosa sola”.

La nostra coscienza, secondo i Maestri, rimane dopo il trapasso con le esperienze acquisite, fino al momento in cui l’individuo è pronto ad una nuova incarnazione, perché tutti siamo soggetti a molte di esse in corpi capaci di esprimere l’evoluzione conseguita allo scopo di conseguire quella spirituale. In altre parole, una stessa individualità avrà nel tempo differenti personalità sia maschili che femminili, comunicando all’inconscio del nuovo essere il succo delle esperienze trascorse. E ciò avviene tramite la legge di causa ed effetto (Karma).

Mi rendo conto che molte persone possono ridere o semplicemente alzare le spalle rispetto a questo tipo di argomentazioni. Viviamo del resto nell’età della tecnica e della superficialità. I Maestri ci hanno insegnato a rispettare chi non vuole accettare queste leggi. Il motivo, hanno sostenuto, è solo perché non sono ancora pronti, ma è sicuro che ci arriveranno anche loro. Magari in un’altra incarnazione. Ci hanno così invitato a non fare proselitismo come invece capita per quasi tutte le religioni tradizionali e a non creare organizzazioni o sette. E’ solo un fatto individuale, sostengono.

“ Chi si sente pronto arriverà a noi.”

Perché ogni assassino è un santo in pectore.

Ma chi sono questi più volte citati Maestri?

Pochi di loro si sono rivelati come esseri umani già incarnati fornendo dettagli tecnici strabilianti sulle loro vite passate (Francois Broussais su tutti, medico vissuto ai tempi della rivoluzione francese), altri invece si sono manifestati con nomi solo per permetterci di distinguerli tra di loro: Dali, Kempis, Maestro Veneziano, Claudio, Teresa (che si crede sia santa Teresa del Gesù), Maestro Veneziano. Ognuno di essi ha usato toni e modalità differenti per poter arrivare a una gamma diverse di personalità umane. Kempis ad esempio preferiva un linguaggio filosofico, altri erano invece uno più didascalico. L’unico che chiamava le persone presenti Figli e non Fratelli è stato invece Dali, per questo si ritiene che Egli fosse una Entità di primaria importanza all’interno delle gerarchie celesti, che ha cercato di rendere comprensibile all’intelletto umano realtà e rivelazioni che probabilmente non lo sono nella loro interezza.

La meraviglia di questi incontri è stata trasmessa ai posteri grazie a fotografie e ad accurate trascrizioni delle sedute che sono state tutte registrate. Pertanto se andate su YouTube, potete persino ascoltare le loro voci e scoprire come ognuno parlava attraverso Roberto Setti in maniera completamente diversa, molto spesso uno dopo l’altro. Impossibile pensare che fosse il medium a poterle riprodurre.

Per concludere, credo di poter dire che i Maestri del Cerchio sono stati quelli che forse hanno dato le risposte più soddisfacenti alle domande che ci siamo posti all’inizio dell’articolo, loro che hanno fornito le più credibili. La vita dell’uomo, insomma, non è provare di resistere al peccato o restare e cementarsi dentro una fede cieca, ma avere delle esperienze che gli permettano di nascere spiritualmente.

Di tutti gli insegnamenti che hanno dato hanno suggerito soprattutto uno è indispensabile e si riassume in: Conosci te stesso!

Che poi  era ciò che era già ben conosciuto ai greci e agli egizi prima di loro. Guardati dentro e cerca di capire i motivi per cui fai o hai fatto delle cose e accetta che essi spesso non sono così belli come il tuo falso ego ti fa credere. Pure quando si fa del bene non necessariamente succede perché sentiamo che è ciò che va fatto, ma solo perché esiste un comandamento o peggio una gratificazione personale diretta o indiretta rispetto all’azione compiuta.

Solo il fatto di guardare dentro gli angoli bui di noi stessi, dice Dali, ci rende migliori perché dalla conoscenza scaturisce prima o poi la consapevolezza e da li il cambiamento. In altre parole come dice il Maestro Claudio non occorre cercare il divenire facendo qualcosa che non viene spontaneamente ma è forzato, quanto rendersi consapevoli. La costante consapevolezza permette di raggiungere la consapevolezza e la liberazione e la volontà entra solo in questa costante consapevolezza. Non bisogna fare violenza a noi stessi.

Otello Marcacci

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