“Io Capitano” di Matteo Garrone, la speranza oltre il mare

Nel cuore dell’Africa, due giovani africani seguono il richiamo dell’avventura in “Io Capitano” di Matteo Garrone, un viaggio straordinario nel mondo dei migranti. Questo film avvincente ci trasporta attraverso un’epica traversata, ma non si tratta della solita storia di migrazione. Garrone, regista acclamato a livello internazionale, ci offre uno sguardo unico e toccante sulla vita di Seydou e Moussa, due adolescenti che, nonostante le difficoltà della loro realtà, intraprendono un viaggio che li porterà molto lontano da casa.

"Io Capitano" di Matteo Garrone
Matteo Garrone

“Io Capitano” di Matteo Garrone, in Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2023, si presenta come un romanzo di formazione ambientato nel presente. Il regista romano prende frammenti della realtà del nostro mondo e li mescola in una cifra fantastica che diventa la trama della storia.

Il film affronta la difficile realtà di coloro che intraprendono la pericolosa rotta del Mediterraneo, lasciando i loro paesi alla ricerca di una vita migliore in Europa, spesso finendo in tragedie nel fondo del mare. Anche se sopravvivono alla traversata, affrontano brutalità inenarrabili, tra cui violenze fisiche, ricatti, richieste di denaro, abusi sessuali, schiavitù, e addirittura la morte. Questa è una realtà che la cronaca ci mostra quotidianamente, rischiando di renderci insensibili e indifferenti a questa tragica condizione umana.

Tuttavia, Garrone sceglie di concentrarsi su due adolescenti che non sono “vittime” di guerre o persecuzioni, ma seguono un impulso avventuroso e curioso tipico della loro età. La loro casa a Dakar potrebbe non essere di lusso, ma sono felici con quello che hanno. Seydou, il protagonista, va a scuola, fa rap con gli amici, e vive una vita normale da adolescente. Tuttavia, decide di intraprendere il viaggio verso l’Europa per aiutare sua madre, credendo che la sua musica lo porterà alla fama e ai successi in Europa. Anche suo cugino Moussa si unisce a lui in questa avventura.

Nonostante le avvertenze di coloro che hanno già tentato questa pericolosa traversata, Seydou e Moussa seguono i loro sogni di gioventù, immaginando un mondo di opportunità oltre il mare. Si sentono spinti dalla curiosità e dalla voglia di esplorare, come qualsiasi adolescente. Anche se provano dubbi e sensi di colpa, decidono di partire, senza dirlo alla madre, consapevoli che potrebbe essere un addio senza ritorno. Ma a sedici anni, cosa significa “per sempre”?

Inizia così il loro viaggio attraverso l’Africa verso il mare, passando per Mali, Niger e Libia. Quello che inizia come una avventura emozionante si trasforma rapidamente in una tragedia di panico, dolore e violenza. Scoprono che la realtà è molto diversa da ciò che avevano immaginato, e diventano merci da comprare e vendere, privati della loro libertà e dignità umana. Interessante notare che il film evita di cadere nella retorica o nella banalizzazione di questa materia delicata.


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La forza di “Io Capitano” risiede nella sua prospettiva, che si concentra sulla storia dei ragazzi africani, escludendo il punto di vista occidentale. Non sentirai mai la parola “migranti” pronunciata da un europeo nel film. Garrone racconta la storia attraverso gli occhi e le emozioni di Seydou, rendendo il tutto più autentico e coinvolgente. I paesaggi spettacolari e potenti che vediamo riflettono le emozioni del protagonista, dalla gioia alla nostalgia, dalla paura al desiderio di ritornare a casa.

Il coming-of-age di Seydou è magnificamente interpretato da Seydou Farr, così come il cugino Moussa, interpretato da Moustapha Fall. Questi giovani personaggi imparano a cavarsela in un mondo ostile, a trovare modi per sopravvivere e a resistere alla solitudine e alla paura. Seydou non è mai mostrato come una vittima, ma come un combattente che cerca di mantenere la sua umanità nonostante le avversità.

“Io Capitano” è anche un film sulla cura e sulla solidarietà, mostrando la lotta di un giovane uomo che non dimentica gli altri e che non si arrende al cinismo. In un’epoca in cui la questione dei migranti è al centro delle discussioni politiche, il film ci ricorda l’importanza di mantenere la nostra umanità e la solidarietà verso coloro che cercano una vita migliore.

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