Andrea Umbrello
Direttore Editoriale di Ultima Voce
Fonti di sicurezza americane hanno da poco fatto luce sull’invio di bombe e aerei da guerra a Israele, un gesto che inevitabilmente scatena un’ondata di indignazione e critica, sollevando profonde domande sulle priorità e gli obiettivi dell’amministrazione statunitense di Biden, mentre la comunità internazionale guarda con crescente preoccupazione e disillusione.
Fonti di sicurezza americane hanno rivelato che negli ultimi giorni, il presidente statunitense Biden ha dato il via libera alla consegna di nuove bombe e aerei da guerra a Israele, attraverso un accordo dal valore di miliardi di dollari, nonostante il crescente divario politico con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Questa sconcertante rivelazione, riportata dal Washington Post citando funzionari del Pentagono e del Dipartimento di Stato sotto anonimato, ha suscitato un’ondata di indignazione e critica.
È difficile non chiedersi quale sia la logica dietro questa mossa, considerando le crescenti tensioni e le tragiche conseguenze degli attacchi in Medio Oriente. In un momento in cui il mondo guarda con speranza alla leadership degli Stati Uniti per promuovere la pace e la stabilità nella regione, questa decisione solleva serie domande sulla coerenza e l’efficacia della politica estera dell’amministrazione Biden.
Nonostante gli auspici di pace sanciti dalla recente risoluzione dell’Onu che ha finalmente garantito un precario cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, la recente decisione relativa all’invio di bombe e aerei da guerra a Israele approvata dall’amministrazione Biden aggiunge un nuovo strato di dolore e tragedia a una regione già martoriata oltre ogni immaginazione. Mentre il mondo osserva da lontano con orrore e disperazione alle migliaia di vite spezzate e al dolore dilaniante che affligge le famiglie a Gaza, ci si interroga profondamente sul senso di tanta sofferenza.
Nuovo invio di bombe e aerei da guerra a Israele: cosa prevede l’accordo
Le fonti spiegano che il nuovo pacchetto di aiuti militari prevede la consegna di oltre duemila bombe e 25 caccia F35, un’escalation di forze belliche destinata a influenzare profondamente la quantità di sangue che verrà versato ulteriormente nella regione. In particolare, gli Stati Uniti si apprestano a consegnare 1.800 bombe MK84 da 2.000 libbre, equivalenti a circa 900 chilogrammi di potenziale distruttivo, e 500 bombe MK82 da 500 libbre, pari a 225 chilogrammi di devastazione. Questa imponente fornitura di armamenti rappresenta inesorabilmente un ulteriore passo verso una militarizzazione sempre più accentuata della regione, alimentando il timore di un’escalation dei conflitti e un aumento delle sofferenze umane.
Bombe così massicce possono demolire interi isolati e sono raramente, se non mai, utilizzate dai militari a causa del rischio di morte di civili. Eppure, l’esercito israeliano le ha impiegate spietatamente a partire dal 7 ottobre, scagliando un diluvio di 70.000 tonnellate di esplosivo su Gaza. Questo macabro spettacolo di distruzione e morte è stato reso possibile principalmente grazie alle armi fornite dagli Stati Uniti e dalla Germania, un’accusa straziante che pesa sulle coscienze di coloro che hanno contribuito a questo scempio umanitario.
In modo particolare, gli Stati Uniti continuano ad essere tra i principali attori del genocidio a Gaza. Il loro finto velo di preoccupazione per il destino del popolo gazawi e il presunto disaccordo con l’operato israeliano non può nascondere una verità agghiacciante: mentre davanti alle telecamere porgono le braccia dell’assistenza, dietro le quinte ordiscono la morte e la distruzione. Inviano aiuti in quantità appena sufficienti per placare le coscienze, ma con l’ipocrisia che fa eco al suono delle loro esplosioni mortali. E mentre inviano carichi di bombe destinate a spezzare vite e famiglie, il loro silenzio assordante grida l’orrore di un complice che si nasconde dietro il sipario della politica internazionale.
Il contrasto tra le parole di sostegno alla pace e i fatti concreti di un’azione militare sempre più sostenuta non può che mettere in discussione la sincerità e l’efficacia della politica estera americana. È un tradimento crudele, una macchia indelebile sulla storia dell’umanità, un dolore che brucia nel cuore di chi osserva impotente lo scempio di una tragedia annunciata.
È semplicemente insopportabile l’ipocrisia degli Stati Uniti, che con un cinismo glaciale continuano a rifornire Israele di armi, mentre pubblicamente si ergono a difensori dei diritti umani, protestando contro i “troppi civili palestinesi innocenti” uccisi. È come se l’orrore e il dolore inflitti dallo stesso pugno che offre il sostegno armato non fossero che una tragica commedia, un osceno spettacolo di menzogna e manipolazione. Le parole pronunciate dai massimi vertici politici risuonano come un’amara beffa, mentre il sangue di innocenti bagna le strade di Gaza e il grido di disperazione di un popolo oppresso cade nel vuoto.
Aumenta il rischio di aprire un secondo fronte
Inesorabilmente, l’invio di bombe e aerei da guerra a Israele non fa che accrescere il rischio di aprire un secondo fronte nella drammatica crisi della regione. Ogni istante che passa, si consuma il destino di innocenti, mentre il cielo si tinge di rosso del sangue versato dalle azioni provocatorie. Oltre 40 vite sono state spezzate, tra cui sei presunti membri di Hezbollah, nel devastante raid attribuito a Israele che ha colpito la provincia di Aleppo, nel nord della Siria.
È un orrore che stride nel silenzio assordante delle istituzioni internazionali, mentre Israele annuncia con orgoglio di espandere la sua campagna di terrore, intensificando gli attacchi nel nord, come se la sofferenza e la distruzione fossero motivo di gloria. Il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, proclama con cinismo che Israele passa da una posizione difensiva a una offensiva nei confronti di Hamas, minacciando di raggiungere l’organizzazione ovunque operi, a Beirut, Damasco, e anche in luoghi più remoti. È una macabra danza di morte e distruzione, una tragedia umanitaria che urla la sua disperata richiesta di giustizia e pace, mentre il mondo si dibatte nell’inerzia e nel compiacente silenzio di chi gestisce i fili di questa carneficina senza fine.