Inversione dell’effetto Flynn: stiamo diventando sempre più stupidi

Inversione dell'effetto Flynn

Secondo gli studi del professor James R. Flynn, il Q.I. medio della popolazione mondiale aveva la tendenza ad aumentare con l’andare delle generazioni, ma – a partire dagli anni 2000 – si è verificata l’inversione dell’effetto Flynn.

Cos’è l’effetto Flynn?

L'”effetto Flynn” é quel fenomeno per cui il Q.I. medio della popolazione mondiale tendeva ad aumentare nel tempo. In pratica, una volta, le nuove generazioni erano mediamente più intelligenti delle precedenti.

Flynn documentò questo fenomeno nelle sue pubblicazioni sul Psychological Bulletin (1984) osservando l’incremento nel tempo dei punteggi nei test d’intelligenza standardizzati.  Lo studio evidenzia un aumento di 13,8 punti dei punteggi Q.I. tra il 1932 e il 1978 (circa 3 punti per decennio).

Cos’è il Q.I.?

Il Quoziente Intellettivo (Q.I.) o quoziente d’intelligenza è un parametro utilizzato in diversi tipi di test psicometrici per valutare il patrimonio intellettivo di un individuo.

Si tratta di un quoziente di deviazione standard: esprime, cioè, la differenza di punteggio (in eccesso o in difetto) di un soggetto rispetto al punteggio medio di un campione di individui di pari età.




Questi test vengono solitamente usati da psicologi e neuropsichiatri infantili per l’identificazione di eventuali deficit intellettivi in modo tale da impostare con l’insegnante e i genitori un programma educativo che aiuti il bambino, non lo mortifichi e lo stimoli a utilizzare al massimo le proprie capacità.

Inversione dell’effetto Flynn o effetto Flynn capovolto

Col passare dei decenni, i punteggi nei test sul Q.I. – e  quindi l’effetto Flynn stesso – hanno visto un’inversione di rotta. Si è scoperto che, tra il 1970 e il 1993, l’effetto Flynn era diminuito.

Oggi il Q.I. medio della popolazione mondiale diminuisce mediamente dello 0,25-0,50 punti  da un anno all’altro. Insomma, diventiamo sempre più stupidi.

Sembra, inoltre, che il livello d’intelligenza misurato dai test Q.I. diminuisca nei paesi più sviluppati, mentre stia continuando a crescere in quelli in via di sviluppo.

Questo fenomeno inverso è stato chiamato “Reverse Flynn Effect” o “effetto Flynn capovolto”, sempre in omaggio al prof. Flynn.

L’impoverimento del linguaggio

Ci sono varie concause che hanno portato a questa involuzione. Molti ipotizzano che tra queste vi sia lo sviluppo tecnologico e la diffusione dei social. Chi ha più bisogno di fare un calcolo a mente o ricordare una poesia a memoria?

Un’altra delle probabili cause è l’impoverimento del linguaggio. La riduzione del vocabolario, la scomparsa delle maiuscole e della punteggiatura hanno compresso il pensiero e la varietà d’espressione. Il caro vecchio Orwell ne parlava già futuristicamente nel 1948-49 con il suo libro “1984”.

Non capisci che lo scopo principale a cui tende la neolingua è quello di restringere al massimo la sfera d’azione del pensiero? Alla fine, renderanno lo psicoreato letteralmente impossibile, perché non ci saranno parole con cui poterlo esprimere. Ogni concetto di cui si possa aver bisogno sarà espresso da una sola parola.

(1984, George Orwell)

La graduale disabitudine a coniugare i tempi verbali, poi, genera un pensiero quasi sempre al presente, limitato al momento e incapace di proiezioni nel tempo.

La disciplina è rilassata. Filosofia, storia, lingue, vengono abbandonate. L’inglese e l’ortografia sono sacrificati sempre di più, finche’ non si arriva a un’ignoranza quasi totale. La vita è una cosa concreta: quello che conta è il lavoro e il divertimento dopo il lavoro. Perché imparare qualcosa che non serve a premere bottoni, tirare leve e incastrare viti e bulloni? […]

La cerniera lampo sostituisce i bottoni e all’umanità viene sottratto anche quel po’ di tempo che serve a vestirsi la mattina: tempo per pensare, un’ora filosofica […].

(Fahrenheit 451, Ray Bradbury)

I notiziari sembrano passarsi i servizi tra loro col copia-incolla. Gli argomenti sono spesso macabri, drammatici o allarmistici. Regna il clickbaiting.

Lo stesso tipo di censura occulta si applica anche a libri e periodici, oltre che al teatro, al cinema alla radio. In qualsiasi momento esiste un’ortodossia, un complesso di idee che si presume debbano essere accettate senza obiezioni da chiunque la pensi correttamente. Non che sia precisamente vietato dire questa o quella cosa, però “non sta bene” dirla, proprio come nel periodo vittoriano “non stava bene” menzionare i pantaloni in presenza di una signora. Chiunque sfidi l’ortodossia dominante viene ridotto al silenzio con sorprendente efficacia. Le opinioni autenticamente anticonformiste non trovano quasi mai spazio sulla stampa popolare quanto sulle riviste intellettuali.

(La fattoria degli animali, George Orwell)

I social network sono pieni di tuttologi – e, in tempi di pandemia, di no-vax – che si sentono in diritto di dire o scrivere quello che vogliono senza verificare o pensare alle conseguenze delle loro affermazioni.

I programmi tv sono leggeri come l’aria… nel senso di inconsistenti. I film pieni di mirabolanti effetti speciali – perfetti per accecare gli spettatori e nascondere eventuali carenze nella sceneggiatura o nelle capacità recitative degli attori.

Basta frullare la testa dell’umanità con i programmi di editori, produttori ed emittenti che centrifugano le cose, spogliandole di ogni inutile residuo del tempo perduto. Del pensiero.

(Fahrenheit 451, Ray Bradbury)

La guerra è pace, la libertà è schiavitù e l’ignoranza è forza

Il dramma dell’inversione dell’effetto Flynn non è la diminuzione del livello d’intelligenza della popolazione mondiale. Il vero dramma è l’incapacità di formulare un pensiero critico e di saper esprimere le proprie emozioni.

Esistono studi che hanno dimostrato come spesso i violenti sono tali perché incapaci di descrivere le proprie emozioni attraverso le parole. La frustrazione genera aggressività.

Più povero è il linguaggio, più il pensiero muore.

Giulia De Vendictis

 

 

 

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