Le riserve di gas in Europa si stanno esaurendo a un ritmo senza precedenti, spingendo il continente verso una crisi energetica in pieno inverno. Le temperature rigide e la domanda crescente stanno mettendo sotto pressione il sistema energetico, mentre le insufficienze delle fonti rinnovabili diventano sempre più acute. Con i consumi che superano di quattro volte la media degli ultimi dieci anni, l’Europa si trova a fare i conti con una realtà sempre più complessa e costosa.
Riserve di gas in Europa sotto pressione
Le riserve di gas naturale in Europa si stanno esaurendo a un ritmo mai visto negli ultimi sei anni, complicando ulteriormente la transizione energetica del continente. Le temperature rigide di questo inverno stanno mettendo sotto stress il sistema energetico, con un consumo di gas che supera di gran lunga i livelli degli anni precedenti.
Secondo i dati di Gas Infrastructure Europe, dal 1° ottobre – l’inizio ufficiale della stagione invernale – le riserve di gas nell’Unione Europea e nel Regno Unito sono diminuite di ben 83 terawattora. Questo ritmo di consumo è più di quattro volte superiore alla media dell’ultimo decennio, segnando il tasso di prelievo più rapido dal 2016. Anche se i livelli di stoccaggio rimangono attualmente al di sopra della soglia di sicurezza, sono notevolmente inferiori rispetto agli ultimi due inverni, che si sono rivelati insolitamente miti.
Un quadro allarmante: i dati sulle riserve e sul consumo
Al 30 novembre, il gas stoccato nell’Unione Europea era pari all’85,47% della capacità totale, un valore che, a prima vista, potrebbe sembrare rassicurante. Tuttavia, i prelievi giornalieri ammontavano a 4.364 terawattora, a fronte di iniezioni di soli 538 terawattora nello stesso giorno. In Germania, la situazione è altrettanto critica: nonostante un livello di stoccaggio del 90,93%, i consumi hanno raggiunto quota 888,83 terawattora, superando di gran lunga le quantità di gas immesse.
La spiegazione di questi numeri risiede in due fattori principali: l’incostanza delle fonti rinnovabili e l’intensificazione del consumo energetico per il riscaldamento. Durante i giorni di Dunkelflaute – periodi di bassa produzione eolica e solare – il gas naturale e il carbone sono diventati indispensabili per evitare blackout. Nonostante i miglioramenti tecnologici, il problema della dipendenza dalle condizioni meteorologiche rimane un tallone d’Achille per il sistema energetico europeo.
Il prezzo del gas in impennata
La rapida diminuzione delle riserve di gas ha avuto un effetto immediato sui prezzi. A novembre, il prezzo del Title Transfer Facility (TTF), il principale parametro di riferimento europeo per il gas, è salito del 16%, raggiungendo i 47 euro per megawattora. Questo rappresenta un incremento significativo rispetto ai 25 euro per MWh registrati a febbraio, quando i prezzi avevano toccato un minimo di tre anni.
Le prospettive non sono incoraggianti: con l’arrivo dell’inverno e la possibile riduzione delle forniture, gli analisti prevedono ulteriori rialzi. Secondo Goldman Sachs, il prezzo del mercato spot per l’Asia settentrionale – un importante indicatore per i mercati globali – potrebbe superare i 20 dollari per milione di unità termiche britanniche (mmBtu), rendendo il gas sempre più inaccessibile.
La questione geopolitica: il ruolo del gas russo
Un ulteriore fattore di incertezza è rappresentato dalla progressiva diminuzione delle forniture di gas russo. Il contratto di transito tra Gazprom e l’ucraina Naftogas, che scade il 31 dicembre, non sembra destinato a essere rinnovato. Questo comporterebbe l’interruzione dei flussi di gas russo attraverso l’Ucraina, aggravando ulteriormente la situazione nel pieno della stagione invernale.
Bruxelles mantiene l’obiettivo di eliminare completamente la dipendenza dal gas russo entro il 2027, ma le alternative si stanno rivelando più costose del previsto. Nel frattempo, l’Europa sta compensando la perdita con l’importazione di gas naturale liquefatto (GNL). Secondo i dati di Kpler, a novembre sono state importate circa 9,16 milioni di tonnellate di GNL, di cui 4,32 milioni provenienti dagli Stati Uniti. Tuttavia, il prezzo elevato del GNL sta mettendo a dura prova le economie europee, lasciando molte nazioni vulnerabili a ulteriori rialzi dei costi.
Le fonti rinnovabili: un potenziale limitato
L’attuale crisi energetica ha messo in evidenza i limiti delle fonti rinnovabili nel soddisfare una domanda crescente. Durante i mesi invernali, l’energia solare produce meno a causa delle ore di luce ridotte e delle condizioni meteorologiche avverse. L’energia eolica, invece, soffre della sua natura intermittente, come dimostrano i giorni di calma atmosferica che hanno caratterizzato l’inizio di novembre.
Sebbene l’Europa abbia fatto passi avanti significativi nella transizione verso un sistema energetico più sostenibile, l’infrastruttura attuale non è ancora in grado di sostituire completamente i combustibili fossili. Di fronte a questa realtà, molti governi si trovano costretti a riattivare centrali a carbone e a spingere per un maggiore utilizzo del gas naturale, generando tensioni tra le ambizioni climatiche e le esigenze immediate.
Il futuro della sicurezza energetica
Con il freddo che non accenna a diminuire e le riserve di gas in rapido esaurimento, l’Europa si trova in una posizione estremamente vulnerabile. Le scelte future dovranno bilanciare la necessità di sicurezza energetica con gli obiettivi a lungo termine di decarbonizzazione. Tra le opzioni più urgenti, vi sono l’aumento della capacità di stoccaggio di GNL, il miglioramento dell’efficienza energetica e l’accelerazione degli investimenti in tecnologie per le rinnovabili.
La lezione di questo inverno è chiara: affidarsi esclusivamente a condizioni favorevoli non è una strategia sostenibile. L’Europa deve prepararsi a gestire situazioni impreviste, rafforzando le proprie infrastrutture e diversificando ulteriormente le fonti di approvvigionamento.