Uno studio condotto da un team guidato da Juan Carlos Izpisua Belmonte del Salk Institute di La Jolla in California e pubblicato su Cell due giorni fa, dà notizia del successo dei ricercatori nel combattere l’invecchiamento sui topi e su cellule umane in vitro.
Come funziona l’invecchiamento
Ormai sono anni che i ricercatori sanno che l’invecchiamento essenzialmente avviene per il cambio del funzionamento di geni all’interno delle cellule, geni che vengono attivati altri che non funzionano più …
Cosa hanno ottenuto i ricercatori del Salk
Questo non è neanche il primo studio che riesce a ringiovanire delle cellule, i ricercatori del Salk hanno utilizzato una tecnica basata sull’attivazione di quattro geni, il potenziale combinato derivante dall’attivazione di questi quattro geni era valso il premio Nobel al ricercatore giapponese Shinya Yamanaka. In seguito altri ricercatori avevano dimostrato che i Fattori Yamanaka potevano essere utilizzati per ringiovanire cellule in vitro. L’assoluta novità dello studio di Belmonte e compagni è che per la prima volta con questa tecnica sono state trattate con successo patologie legate all’età in animali, per la precisione hanno ringiovanito muscoli e pancreas in un topo di mezza età e prolungato la vita del 30% a uno affetto dalla sindrome di Hutchinson-Gilford (o progeria) malattia che provoca un invecchiamento precoce.
Prospettive aperte dallo studio
Secondo altri ricercatori del campo non facenti parte del team una delle conferme più importanti che sono venute dallo studio è che la riprogrammazione epigenetica potrebbe essere la strada giusta per arrestare e perfino invertire l’invecchiamento.
Epigenetica, non fatevi spaventare dalla parola, ovviamente sono argomenti molto complessi ma si può spiegare anche semplicemente l’essenziale, l’epigenetica studia quella parte dell’ereditarietà genetica che non deriva da modificazioni dei geni, cioè esistono caratteristiche che si trasmettono modificando il cosiddetto fenotipo senza cambiare il DNA (genotipo), facile immaginare a questo punto perché sia una strada invitante per gli scienziati, se possiamo modificare l’espressione di alcune caratteristiche genetiche senza andare a toccare il DNA all’interno di ogni singola cellula il compito è certamente meno arduo.
Roberto Todini